L’analisi del fondatore di Limes sul Medio Oriente, sulla rivalità USA-Cina e sulla totale assenza di unione in Europa
Secondo l’Economist, sembra che Putin stia vincendo la guerra in Ucraina. In tal caso, ci si potrebbe chiedere quali sarebbero le conseguenze di una tale vittoria russa in Ucraina, proprio nei giorni in cui il Consiglio Europeo ha approvato l’avvio dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’UE. In particolare, quali potrebbero essere le ripercussioni sul progetto europeista e, più in generale, sugli equilibri globali? A queste e altre domande, ha provato a dare una risposta Lucio Caracciolo, il fondatore della rivista di geopolitica Limes, che intervistato dal quotidiano “La Stampa”, ha detto: “Di sicuro perde Zelensky e più di lui l'Ucraina, che non recupererà i territori e sarà uno stato fallito. Ha perso un terzo degli abitanti, molti dei quali rifugiati che non torneranno. È dipendente da Usa e Ue, e questo avrà dei costi politici ed economici soprattutto per l'Europa visto il disimpegno americano. La ricostruzione è stimata dalla Banca mondiale 500 miliardi di dollari”. A livello globale, invece, “la situazione volge a favore della Cina, perché la Russia recupera territori tra cui la Crimea, ma il Paese del Dragone diventa più influente sull'ex impero sovietico. Questa guerra era evitabile dagli Usa, che a partire dai primi anni 2000 hanno finanziato forze antirusse in Ucraina. I neoconservatori, ben rappresentati al Dipartimento di stato da Blinken, hanno scommesso sull'Ucraina nella Nato e sulla caduta di Putin”. Secondo Caracciolo, uno dei primi obiettivi dell'intervento statunitense in Ucraina è di tipo strategico: “Colpire la Russia, renderla una potenza secondaria e staccarla dalla Cina. Ma è un obiettivo fallito”. Poi, l’analisi sul Medio Oriente, sulla reazione di Israele a Gaza e sul ruolo del Qatar. “Una specie di Palestina informale è stata Gaza - ha ribadito Caracciolo - ma Israele l'ha evacuata pensando di impiantarvi l'Autorità palestinese mentre Hamas si è opposta. Non dimentichiamo l'ambiguità israeliana per cui Hamas è stata foraggiata indirettamente per usarla contro l'Autorità palestinese. L'atto inaudito di terrorismo di massa del 7 ottobre ha inferto a Israele una ferita incancellabile. Netanyahu ora vuole fare tabula rasa a Gaza, allagare i tunnel e gestire la Striscia al posto di Hamas, così come intende avanzare in Cisgiordania. Una reazione eccessiva? Israele poi si sentirà più sicuro e che conseguenze questo porterà sulla diaspora? Domande da porsi, anche se Israele è uno stato, mentre i palestinesi non sono nemmeno una nazione, bensì una questione umanitaria.” - prosegue - “Il Qatar è un'agenzia di servizi. Una volta si chiamava Costa dei pirati. Si tratta di un piccolo Paese ricco di gas, di cui impiega i proventi per proteggersi e influenzare diversi teatri. Negli anni è diventato un luogo di incontro tra americani, europei, israeliani, iraniani e sauditi. C'è una grande base americana e i turchi forniscono la guardia pretoriana al palazzo dell'emiro Al-Thani. Certamente la crisi israeliana non era nelle intenzioni del Qatar, che ha pagato una tangente mensile ad Hamas per sostenerla e dimostrare agli israeliani la propria affidabilità”.
Il ruolo dell’Italia e le prospettive future di Europa e Stati Uniti
Durante l’intervista con il quotidiano “La Stampa”, il giornalista Lucio Caracciolo ha delineato anche il ruolo dell’Italia in Europa, un ruolo che ha trovato maggiore risalto dopo la caduta del muro di Berlino. “L’Italia si trova in una zona calda tra Balcani, Medio Oriente e Nordafrica. Ha il secondo schieramento militare americano in Europa, non a caso dopo la Germania, ed è considerata una portaerei sul Mediterraneo”. Invece, chi rischia di perdere la propria posizione di rilievo sono gli Stati Uniti. Secondo Caracciolo, se Donald Trump dovesse vincere alle prossime elezioni presidenziali, per l’America sarebbe un vero disastro. “Trump con modi eccessivi ha solo ripetuto quello che si sapeva già dalla fine della guerra in Iraq ovvero che c'è una tendenza al disimpegno. Questo ha attivato alcune medie potenze come Turchia, Polonia, India e Giappone”. Seppur in diminuzione, per Caracciolo esiste ancora una superiorità morale americana. Tuttavia, resta il fatto che “la Cina non ambisce e comunque non ha le qualità per sostituire la leadership americana”. Infine, il problema della ‘disunione’ europea. Per Caracciolo, infatti, uno dei problemi principali dell’Europa è l’assenza di coesione, oltre che di unione di intenti. “Ognuno gioca per sé e scarica i problemi sugli altri. Ue e Nato - ha spiegato il giornalista - sono strutture burocratizzate difficili da cambiare, hanno perso senso e sono più sterili. All'atto pratico alcuni Paesi europei si metteranno d'accordo rispetto ad altri: Italia, Francia, Spagna e Germania hanno interessi comuni, mentre altri dell'Est o del Nord meno. L'europeismo è stato un'illusione che ha esasperato i nazionalismi più che mettere assieme gli europei”.
Foto © Imagoeconomica
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