Il presidente degli Stati Uniti ha definito Xi Jinping “un dittatore”, rapporti tra le due parti appesi ad un filo

L’incontro avvenuto pochi giorni fa a Pechino tra il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il leader cinese, Xi Jinping, ha consegnato i primi segnali di avvenuta distensione tra i due Paesi. Tuttavia, le parole pronunciate dal presidente statunitense, Joe Biden, sembrano aver già cancellato i progressi appena ottenuti. Il Presidente americano ha definito, infatti, il capo dello Stato cinese “un dittatore”. Una mossa incauta che avrebbe annullato in pochi istanti l’esito, già precario, di un incontro durato circa 35 minuti e definito dal leader cinese come l’inizio di un “terreno comune”. Ovviamente, alle parole di Biden è arrivata la replica immediata di Pechino che ha parlato di giudizi “assurdi e irresponsabili. Parole che - ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning-  violano la dignità politica della Cina”. In aggiunta, è arrivata anche la reazione del Cremlino che ha ribadito come “gli Usa conducono una politica controversa e imprevedibile”.

Quad: l’alleanza non gradita da Pechino
Forse, ad ispirare il discorso che ha vanificato il lavoro di Blinken a Pechino, la vicenda balloon-gate: il pallone spia cinese che lo scorso febbraio è stato abbattuto dagli Stati Uniti, provocando per questo l’ira di Pechino che ha parlato di “reazione eccessiva” di Washington. “Il motivo per cui Xi Jinping si è molto arrabbiato quando ho fatto abbattere quel pallone con due vagoni pieni di equipaggiamento di spionaggio - ha detto Biden - è che non sapeva che fosse lì. No, sono serio. Quello è il grande imbarazzo per i dittatori, quando non sanno cosa è successo. Non doveva andare dov’era. È stato portato fuori rotta attraverso l’Alaska e poi giù attraverso gli Stati Uniti e lui non lo sapeva. Quando è stato abbattuto - ha proseguito Biden - era molto imbarazzato e ha negato anche che fosse lì. Ora siamo in una situazione in cui vuole avere di nuovo una relazione. Antony Blinken è appena andato laggiù. Ha fatto un buon lavoro e ci vorrà del tempo”. Successivamente, il presidente degli Stati Uniti - che recentemente ha rischiato di dichiarare l’insolvenza del Paese - ha proseguito precisando che bisogna preoccuparsi della Cina, ma non troppo, dal momento che “ha reali difficoltà economiche”. Non contento, Biden ha spiegato che l'esito poco soddisfacente dell'incontro tra Blinken e il presidente della Repubblica Popolare Cinese è stato causato dalla determinazione degli Stati Uniti nel voler consolidare l'alleanza nell'Indo-Pacifico con India, Australia, Giappone e Stati Uniti: il Quadrilateral Security Dialogue, anche noto come Quad. “Quello per cui Xi era veramente arrabbiato - ha proseguito Biden - era che io insistessi perché unissimo il cosiddetto Quad. Mi ha chiamato e mi ha detto di non farlo. Perché lo stava mettendo in difficoltà. Ho detto tutto quello che stavamo facendo, ‘non stiamo cercando di circondarti, stiamo solo cercando di assicurarci che le linee aeree e marittime internazionali rimangano aperte’. Così ora abbiamo India, Australia, Giappone e Stati Uniti che lavorano fianco a fianco nel Mar Cinese Meridionale”.

Piena guerra fredda
Eppure, almeno secondo il giornalista Federico Rampini - così come ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - qualche preoccupazione in seno all’amministrazione Biden, ci sarebbe. Tanto è vero che gli Stati Uniti avrebbero proposto a Pechino la possibilità di poter avviare una sorta di “telefono rosso”; un tentativo in pieno stile “guerra fredda” per scongiurare i rischi di una tragica escalation militare con relativa guerra atomica. Tuttavia, sembra che Pechino abbia declinato l’offerta, probabilmente per l’intenzione degli Stati Uniti di voler continuare a promuovere l’indipendenza di Taiwan rispetto alla Repubblica Popolare Cinese. Nonostante le parole di Biden, però, qualcosa su cui poter lavorare sembra esserci ancora. Dopo la visita di Blinken, Pechino ha annunciato la possibilità di poter raggiungere diversi accordi. Yang Tao, direttore generale del Dipartimento per gli Affari nordamericani e dell'Oceania del ministero degli Esteri cinese, ha comunicato che le due parti attueranno gli accordi raggiunti da Xi Jinping e Joe Biden a Bali durante il G20 nel novembre 2022. Tra i vari obiettivi che potrebbero essere raggiunti, oltre alla possibilità di gestire le divergenze tra le due superpotenze in modo efficace, vi sono anche la possibilità di aumentare i voli passeggeri tra i due Paesi, la promozione degli scambi culturali e la possibilità di poter accogliere, circostanze favorevoli permettendo, l’invito di Blinken, che ha ufficialmente invitato il suo omologo, Qin Gang, a visitare gli Stati Uniti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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