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Esercito serbo schierato al confine in stato di massima allerta. Lavrov: situazione simile ad un big bang

Una nuova miccia pronta a far deflagrare l’Europa intera nelle fiamme di un nuovo conflitto. È questo il clima che si respira questa sera nei tre comuni di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic, nel nord del Kosovo, dove si sono scatenate le proteste della comunità serba contro la polizia kosovara e i militari Nato della Kosovo Force (Kfor).

Il bilancio provvisorio parla di 34 membri del contingente della KFOR feriti tra cui 14 italiani. Tre di questi sono “in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita”, con fratture e ustioni dovute all’esplosione di dispositivi incendiari.

A Zvecan, davanti all'edificio delle autorità locali, i serbi locali si sono riuniti e hanno chiesto il ritiro della polizia del Kosovo, nonché il richiamo del sindaco albanese. La polizia e le forze NATO hanno impedito ai manifestanti di avvicinarsi all'edificio e le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti, usato manganelli, spruzzato gas lacrimogeni e lanciato circa 30 granate assordanti sulla folla.

A scatenare la rivolta è stata l’entrata in carica dei nuovi sindaci di etnia albanese che hanno ottenuto la vittoria pur essendo una minoranza in quell’area del paese. Fin da venerdì i manifestanti si sono radunati davanti ai municipi di tre dei quattro maggiori Comuni a maggioranza serba del Paese per impedire l’ingresso dei nuovi funzionari nei loro uffici, dopo le elezioni del 23 aprile scorso. Un risultato paradossale reso possibile dal fatto che le votazioni del 23 aprile sono state boicottate dai serbi, determinando dunque un risultato che ha eletto di fatto i rappresentanti del 2% della popolazione locale.

È l’assenza di fiducia nelle istituzioni da parte dei serbi ad aver lasciato un vuoto di potere nell'amministrazione dei comuni, da qui la decisione del governo di Pristina di indire le elezioni anticipate. Un’escalation crescente di insofferenza della minoranza serba del Kosovo che ha avuto come incipit negli ultimi mesi, la decisione di Pristina di imporre l’obbligo per tutti i serbi che vivono nei territori di cambiare la targa automobilistica serba con quella kosovara.

Intanto l’esercito di Belgrado è stato dispiegato al confine e già da venerdì è stato portato ad uno stato di massima prontezza al combattimento, come annunciato dal ministro della Difesa, Milos Vucevic: “Tali unità sono pronte a espletare ogni compito e ordinanza che giunga dal comandante supremo delle Forze armate (il presidente Vucic che parlerà alla nazione intorno alle 20, ndr), nella speranza che si trovi una soluzione politica”, ha affermato Vucevic, allarmando sul fatto che le tensioni hanno raggiunto il massimo e potrebbero sfociare in un conflitto armato. Il capo dello Stato Vucic d’altra parte ha chiesto alla Nato di “fermare urgentemente le violenze contro i serbi” in Kosovo e Metohija e ha convocato per martedì mattina un incontro con i rappresentanti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia per invitarli a ragionare con la loro "bambina" Pristina, prima che sia troppo tardi.

"Abbiamo avvertito, e chiedo ancora, e domani ripeterò ancora all'incontro, chiediamo ai paesi di Quinta di ragionare con il loro bambino, perché questo bambino può causare un tale "miracolo" che nessuno ha ancora causato. Pertanto, Chiedo loro continuamente di farlo perché i serbi e la Serbia vogliono la pace e non chiedono nient'altro", ha detto Vučić, sostenendo che la colpa di tutto è del primo ministro dell'autoproclamato Kosovo, Albino Kurti, "con il suo desiderio di un conflitto tra i serbi e la Nato".

Lo stesso Kurti, dato il precipitare della situazione, ha avuto un colloquio d’urgenza con l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, con il quale ha “sottolineato l’importanza che i nuovi sindaci eletti espletino la loro attività al servizio di tutti i cittadini”.

D’altra parte, Srpska Lista, il maggior partito dei serbi del Kosovo, ha annunciato che i manifestanti continueranno la loro protesta e avanzeranno due richieste: i nuovi sindaci non dovranno entrare nelle sedi comunali e le unità della polizia kosovara dovranno ritirarsi al più presto dal nord. Finché tali istanze non saranno accolte, gli insorti rimarranno a presidio delle sedi comunali.

Una situazione esplosiva anche per il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha annunciato l’approssimarsi di un “big bang” nel centro dell’Europa.

"Una grande esplosione si sta preparando nel centro dell'Europa. Proprio nel luogo in cui nel 1999 la NATO ha effettuato l'aggressione contro la Jugoslavia in violazione di tutti i principi concepibili dell'Atto finale di Helsinki e dei documenti dell'OSCE esprime la propria opinione, che sottolinea ancora una volta che ciò che sta accadendo nel mondo oggi è di natura geopolitica ed è necessaria una soluzione geopolitica che fornisca, se parliamo di Europa, una sicurezza uguale e indivisibile per tutti gli stati, e che significherebbe che nessun blocco, inclusa la NATO, non ha il diritto di rivendicare il dominio in questa parte del globo", ha detto Lavrov ai giornalisti.

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