Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

"Inutile per Washington continuare a perseguirlo"

Gli Stati Uniti "non ricavano nulla" dall'incarcerazione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange. Lo ha dichiarato il primo ministro australiano, Anthony Albanese (in foto), nel corso di una intervista all'emittente televisiva australiana "Abc", tornando ad esprimere frustrazione per la persecuzione giudiziaria del giornalista 51enne, agli arresti nel carcere di massima sicurezza britannico di Belmarsh in attesa di una probabile estradizione negli Stati Uniti, dopo anni rinchiuso nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Secondo Albanese, il caso andrebbe valutato considerando anzitutto il decennio trascorso dal fondatore di WikiLeaks in uno stato di reclusione e isolamento effettivi: un'odissea che secondo il premier australiano risulta sproporzionata anche nel caso le accuse a carico del giornalista fossero provate in maniera inconfutabile.
"Dico solo che quando è troppo è troppo. Non c'è nulla da guadagnare nell'attuale incarcerazione" di Assange, ha detto il capo del governo. "So che è frustrante. Condivido questa frustrazione. Non posso fare altro che esprimere con chiarezza la mia posizione, e l'amministrazione (presidenziale) Usa è certamente a conoscenza della posizione del governo australiano".
Su Assange pendono 18 capi d'imputazione per spionaggio, legati alla pubblicazione da parte di WikiLeaks di una vasta mole di documenti riservati statunitensi nel 2010, da cui emersero tra le altre cose gli abusi perpetrati da militari statunitensi ai danni di prigionieri in Iraq e Afghanistan. Secondo Albanese, esiste una "netta differenza" tra il trattamento riservato dagli Usa ad Assange e quello riservato invece all'ex analista dell'intelligence Usa Chelsea Manning, che fornì i documenti riservati a WikiLeaks e che ha riottenuto la libertà nel 2017 per volontà dell'ex presidente Barack Obama. Il premier Australiano ha inoltre espresso preoccupazione per lo stato di salute fisica e mentale del fondatore di WikiLeaks, gravemente deperita negli ultimi anni.
"Sono preoccupato della salute mentale del signor Assange. C'era stato un pronunciamento giudiziario qui nel Regno Unito che è stato ribaltato in appello e che prendeva atto delle sue condizioni di salute, e sono preoccupato per lui", ha dichiarato il primo ministro australiano.

Foto © International Transport Forum

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos