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Un gruppo di intellettuali ha organizzato una raccolta firme contro la guerra in Ucraina e a favore della salute

Con il motto “Ferma il dolore, firma la pace” è ufficialmente iniziata in tutta Italia la raccolta firme per i referendum abrogativi “Italia per la pace”. Si tratta di tre quesiti pensati per chiedere di fermare l’invio di armi in Ucraina e migliorare il sistema sanitario italiano, sempre più in affanno. La campagna referendaria è stata organizzata dal “Comitato di Generazioni Future” presieduto dal professore universitario di Diritto, Ugo Mattei, insieme al  gruppo di intellettuali italiani di cui fanno parte anche lo storico Franco Cardini, il drammaturgo Moni Ovadia, l’ex direttore di Rai 2 Carlo Freccero e l’editore Claudio Messora.
Questa campagna referendaria è molto importante perché, per la prima volta, il popolo europeo può votare in relazione al conflitto tra Ucraina e Russia” ha spiegato Ugo Mattei al quotidiano “La Notizia”. Il professor Mattei ha anche ribadito che “coinvolgere delle popolazioni in guerra senza sentirle è un atteggiamento autoritario inaccettabile” oltre che in conflitto con “la nostra Costituzione”.
Dunque, i quesiti sono tre: due sulla guerra e uno sulla sanità. Con il primo quesito - ha spiegato “L’Indipendente” - si intende fermare il lento deterioramento della sanità pubblica, escludere le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali e porre fine al conflitto di interesse che riguarda l’assegnazione dei fondi pubblici per la sanità.
Di seguito il testo del primo quesito: “Vuoi tu abrogare l’art. 1 (Programmazione sanitaria nazionale e definizione dei livelli uniformi di assistenza), comma 13, decreto legislativo n. 502/1992 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art. 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421 [Gazzetta Ufficiale n. 305 del 30 dicembre 1992 – Supplemento ordinario n. 137]) limitatamente alle parole e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale?”.
Con il secondo quesito si chiede invece di cancellare le basi giuridiche che determinano il trasferimento di armi italiane a Kiev. Ecco il testo del secondo quesito referendario: “Vuoi tu che sia abrogato l’art. 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina), convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023 nelle parole: ‘E’ prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’art. 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite.’?”.
Con il terzo quesito presentato dal Comitato Ripudia la Guerra - ha spiegato “L’Indipendente” -, si intende togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti attraverso la semplice informativa al Parlamento. In tal caso, “ogni decisione futura volta a inviare armi in teatri di guerra, richiederebbe una legge formale - hanno spiegato i promotori del referendum - dunque, la piena assunzione di responsabilità politica da parte del Parlamento’. Si legge nel terzo quesito: “Volete voi che sia abrogato l’art. 1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185, rubricata ‘Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento’, e successive modificazioni (che prevede: ‘6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere’ limitatamente alle parole ‘o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere’?”.
Per firmare il referendum i cittadini potranno recarsi presso i banchetti organizzati nelle principali città italiane e consultabili sul sito generazionifuture.org. Presso gli uffici elettorali dei comuni di residenza, oppure, sulla piattaforma Itagile.it, solo in questo caso, dietro pagamento di 1 euro e 50 centesimi che andranno interamente alla società che gestisce la piattaforma. Come previsto, il comitato promotore del referendum avrà 90 giorni a disposizione per raccogliere 500mila firme. In tal caso, la Corte di Cassazione valuterà la conformità alla legge rispetto alle richieste presenti nel referendum. Successivamente, toccherà alla Corte Costituzionale seguita dal Presidente della Repubblica che dovrà indire il referendum e stabilirne la data.

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