“Dimissioni? Solo se la stanchezza mi costringesse”
Papa Francesco è disposto a recarsi a Kiev, ma solo a condizione di visitare anche Mosca: “O vado in entrambe le capitali, o non vado in nessuna delle due". Lo ha chiarito in un'intervista al quotidiano argentino "La Nacion", confermando che la Santa Sede sta lavorando duramente per porre fine all'invasione dell'Ucraina. Pur ritenendo molto improbabile che in futuro possa svolgersi un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e l'ucraino Volodymyr Zelensky in Vaticano, il Pontefice ha detto di considerare "verosimile" l'ipotesi di "una riunione mondiale" che porti a una svolta per una guerra già entrata nel suo secondo anno. Nell'intervista Papa Francesco ha definito Putin "un uomo colto".
"E' venuto qui a trovarmi tre volte come capo di Stato, con lui si possono fare conversazioni di alto livello. Una volta abbiamo parlato di letteratura. Non conosce solo il russo, parla perfettamente tedesco e inglese. La cultura - ha tuttavia aggiunto il pontefice - è qualcosa che si acquisisce, non e' una professione morale. Sono due cose differenti". Con Zelensky il Papa ha invece detto di aver avuto solo due conversazioni telefoniche. Francesco ha ammesso di non avere "un piano di pace" per l'Ucraina, ma ha espresso il desiderio di "servire la pace". Un impegno condiviso con altri leader mondiali come, ad esempio, il premier indiano Narendra Modi. "Modi è un uomo equilibrato, che può dialogare perfettamente con entrambi (Putin e Zelensky)", ha osservato il Papa. Quanto a quel che sta accadendo in Ucraina, Francesco ha detto di non sapere se si possa parlare di "genocidio". "E' un termine tecnico", ha osservato. Tuttavia, ha aggiunto, "quando si bombardano le scuole, gli ospedali, i rifugi, l'impressione e' che si voglia distruggere un posto piuttosto che occuparlo".
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Le possibili dimissioni
Il Papa ha anche parlato, alla Rsi, la radiotelevisione svizzera di lingua italiana, riguardo alle sue possibili dimissioni. Ciò che potrebbe portarlo a lasciare la carica in futuro, ha detto, è “una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose. La mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni. Anche il problema fisico, può darsi. Su questo domando sempre e seguo i consigli. Come vanno le cose? Ti sembra che devo... alle persone che mi conoscono, anche ad alcuni cardinali intelligenti. E mi dicono la verità: continua, va bene. Ma per favore: gridare a tempo”, ha affermato.
Le cose ora vanno bene, anche se, ha detto, “mi vergognavo un po’” di dover girare in carrozzina. Nell’intervista alla Rsi che sarà diffusa domenica sera (www.rsi.ch), Francesco ha risposto alle domande del giornalista Paolo Rodari, tornando sulla sua predilezione per le periferie, “la realtà si vede meglio dagli estremi che dal centro”, ripetendo la condanna del “chiacchiericcio” che è “una peste” e spiega cosa gli manca della vita di prima: “Camminare, andare per la strada. Camminavo tanto. Usavo la metro, il bus, sempre con la gente”. Quindi il pontefice è tornato sulla questione della terza guerra mondiale.
“In poco di più di cent’anni ci sono state tre guerre mondiali: ’14-’18, ’39-’45 e questa, che è una guerra mondiale”, ha spiegato. “È cominciata in pezzetti e adesso nessuno può dire che non è mondiale. Le grandi potenze sono tutte invischiate. Il campo di battaglia è l’Ucraina. Lì lottano tutti. Questo fa pensare all’industria delle armi. Si fa la guerra, si vendono le armi vecchie, si provano le nuove”. Non c’è solo l’Ucraina, Francesco pensa in particolare “allo Yemen, la Siria, i poveri Rohingya del Myanmar. Perché queste sofferenze? Le guerre fanno male. Non c’è lo spirito di Dio. Io non credo nelle guerre sante”.
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