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Gli Stati Uniti non sono pronti ad affrontare un'Era di confronto militare tra grandi potenze. Lo afferma in un editoriale il quotidiano "Wall Street Journal", citando i pareri e le analisi di funzionari della difesa e ufficiali delle forze armate. Secondo il quotidiano, il riorientamento del complesso militare statunitense verso il confronto con avversari di livello tecnologico quasi-analogo come Cina e Russia, iniziato nel 2018, non ha ancora colmato gravi deficit in termini di capacità industriali e operative. 
I dati sono impietosi. Nonostante un bilancio annuale della difesa superiore a 800 miliardi di dollari, la transizione dalla "guerra al terrorismo" al confronto tra potenze ha risentito di divisioni politiche in merito all'immediatezza della minaccia cinese, dell'investimento in programmi di armamento eccessivamente costosi e sofisticati che non hanno fruttato i vantaggi strategici sperati, e delle energie e risorse assorbite dal Medio Oriente e ancor più dal conflitto in Ucraina. 
Così come riportato dal giornale una parte significativa dei problemi scontati dagli Stati Uniti sarebbe di origine industriale: il processo di radicale consolidamento dell'industria della difesa statunitense in pochi conglomerati dall'elevata influenza politica ed economica ha privato il Pentagono di opzioni e di capacità produttiva. I cantieri Usa, ad esempio, faticano a produrre i sottomarini necessari a fronteggiare la sempre più vasta e moderna marina militare cinese, e Washington ha accumulato un preoccupante ritardo tecnologico rispetto a Cina e Russia sul fronte delle armi ipersoniche. 
Il "Wall Street Journal" menziona a questo proposito la simulazione bellica di una invasione cinese di Taiwan effettuata lo scorso agosto dal think tank Center for Strategic and International Studies: nella simulazione, gli Stati Uniti hanno esaurito le loro scorte di missili antinave in appena una settimana. Gli Stati Uniti sono indeboliti anche dalle crescenti divisioni ideologiche, culturali e politiche della società Usa, che si riflettono in un crollo dei reclutamenti nelle forze armate. I piani per aumentare i presidi militari nell'Indo-Pacifico sono ancora in corso d'opera, e la struttura della Central Intelligence Agency (Cia) riflette ancora due decenni di lotta al terrorismo e operazioni paramilitari. I successi militari statunitensi in Medio Oriente e in Afghanistan - aggiunge il quotidiano - si sono materializzati in parte grazie "alla superiorità aerea, a un nemico peggio equipaggiato e alla capacita' di controllare l'inizio e le condizioni degli ingaggi". Tuttavia, uno scontro militare con la Cina sarebbe "assai differente": gli Usa dovrebbero combattere con le loro basi e i loro porti asiatici sotto attacco, e sostenere le loro forze lungo linee logistiche lunghe e vulnerabili. Ampliando lo scenario all'intero scacchiere globale, "se un conflitto (degli Stati Uniti) con la Cina desse alla Russia la sicurezza di intraprendere ulteriori azioni in Europa orientale, gli Usa e i loro alleati si troverebbero a combattere una guerra su due fronti", e potenzialmente anche nell'Artide, dove gli Usa "sono in ritardo rispetto alla Russia in termini di rompighiaccio e porti". 
La Cina, di contro, si presenta al confronto con gli Stati Uniti forte di "decenni di bilanci militari crescenti che hanno aumentato la letalità delle sue forze aeree, dei suoi missili e sottomarini, e (...) hanno creato una forza più moderna". Pechino ha inoltre accelerato gli sforzi tesi a dotarsi di sistemi per la distruzione dei satelliti avversari, e Xi Jinping ha fissato il 2027 come termine entro il quale il Paese deve essere in grado di invadere Taiwan, in una regione cruciale per il commercio marittimo mondiale. Quanto ai sofisticati programmi di armamenti intrapresi dal Pentagono, di cui il "Wall Street Journal" fornisce una panoramica non priva di elementi di successo - come il nuovo bombardiere strategico B-21 Raider - il timore è che il loro contributo possa giungere troppo tardi, dal momento che la maggior parte non sarà pronta all'impiego operativo prima del prossimo decennio. Un portavoce del Pentagono, Chris Meagher, ha dichiarato che il segretario della Difesa Usa Lloyd Austin è consapevole di queste sfide senza precedenti, e sta supervisionando direttamente l'attuazione della nuova strategia statunitense per il contrasto della Cina.

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