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Trovato nell'abitazione dell'ex ministro della Giustizia Torres

La polizia brasiliana ha trovato una bozza di decreto nella casa del ministro della Giustizia dell'ex presidente Jair Bolsonaro, Anderson Torres, che sembra essere una proposta per ribaltare il risultato delle elezioni di ottobre vinte da Luiz Inacio Lula da Silva (in foto): lo affermano due fonti a conoscenza delle indagini, come riportano i media internazionali, che citano il quotidiano brasiliano Folha de S. Paulo. La proposta di decreto, elaborata dopo la sconfitta di stretta misura di Bolsonaro contro il presidente Lula, avrebbe stabilito uno "stato di difesa" d'emergenza per l'autorità elettorale nazionale, il Tribunale elettorale superiore (Tse), aprendo la porta a un'alterazione del risultato, secondo le fonti. Il documento è stato trovato martedì quando la polizia ha perquisito la casa dell'ex ministro Torres, diventato capo della sicurezza di Brasilia dopo l'insediamento di Lula il primo gennaio e destituito dall'incarico mercoledì, quando ne è stato ordinato l'arresto.
La perquisizione è stata portata a termine su ordine del ministro per la Corte Suprema federale, Alexandre de Moraes, che sospetta Torres abbia volontariamente abdicato alle sue funzioni di segretario alla Sicurezza del Distretto Fedreale di Brasilia in modo da permettere l'assalto dei filogolpisti alle sedi istituzionali.
Torres, che si trova attualmente negli Stati Uniti - come lo stesso Bolsonaro - era stato rimosso domenica scorsa dall'incarico per ordine del governatore statale del Distretto federale, Ibaneis Rocha, e su di lui pende un mandato di cattura: ha reso noto di volersi consegnare alla giustizia nei prossimi giorni.
Lo stesso Rocha - un alleato di Bolsonaro rieletto nel voto per i governatori - è stato sospeso a sua volta dalla carica per un periodo di 90 giorni su ordine di Moraes, in attesa di valutarne le eventuali responsabilità; in un videomessaggio aveva condannato le violenze presentando le proprie scuse personali al presidente Luiz Inacio Lula da Silva per l'accaduto.

Inchiesta su tre deputati
Intanto la procura federale del Brasile ha chiesto alla Corte suprema (Stf) di aprire un'indagine contro i deputati Andrè Fernandes e Silvia Waiapi del Partito liberale e Clarissa Tercio del Partito progressista per aver incitato i sostenitori del presidente Jair Bolsonaro a invadere e depredare i palazzi del potere di Brasilia dello scorso 8 gennaio.
Secondo la ricostruzione della procura i tre deputati hanno effettuato pubblicazioni sui loro profili sui social network prima e durante le invasioni degli edifici di presidenza, Corte suprema e parlamento, il che si configura come istigazione a delinquere.


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L'ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro © Imagoeconomica


La procura generale della Repubblica del Brasile (PgR) ha istituito un pool dedicato alle indagini sugli atti di vandalismo e depredazione negli edifici pubblici registrati a Brasilia la scorsa domenica. Il neonato Gruppo strategico per la lotta agli atti antidemocratici coordinerà le attività delle procure federali e della Corte suprema (Stf). Sempre per supportare le indagini la Corte dei conti del Brasile (Tcu) ha chiesto a tutti gli organi pubblici dello stato di condividere informazioni su quanto avvenuto.
Secondo la circolare del giudice Vital do Rego, la richiesta nasce dalla "necessità di indagare sulle prestazioni di agenti pubblici di diversi organi della pubblica amministrazione sotto la giurisdizione della Corte dei conti", oltre che dalla "necessità di raccogliere specifiche informazioni sui danni ai beni già individuati dagli enti direttamente interessati, nonché sull'esistenza e l'efficacia di controlli utili a mitigare i rischi connessi alla sicurezza del patrimonio pubblico".
In particolare la Tcu chiede all'Agenzia di intelligence brasiliana (Abin) e al Gabinetto della sicurezza istituzionale (Gsi) di chiarire se fossero stati raccolti indizi sulle possibili violenze nei giorni precedenti alla manifestazione. Stessa richiesta viene avanzata al governo del Distretto federale e al ministero della Difesa. Al ministero della Giustizia e alla Corte suprema (Stf) viene chiesta copia degli atti relative alle misure adottate dopo l'invasione. In ultimo chiede a Stf, Camera, Senato e presidenza della Repubblica una relazione sui danni, anche preliminare, per poter valutare l'impatto delle violenze sull'erario.

Parla Lula
Mentre alcuni esponenti del Partito democratico alla Camera dei rappresentanti hanno scritto una lettera alla Casa Bianca, chiedendo di revocare il visto diplomatico concesso all'ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, arrivato negli Stati Uniti a fine dicembre, prima del passaggio di consegne con l'allora presidente eletto, Luiz Inacio Lula da Silva, lo stresso Presidente brasiliano ha commentato i fatti di domenica.
Jair Bolsonaro è uno "squilibrato" che "dopo aver perso le elezioni si è chiuso in casa" ed ha smesso di governare ha detto ieri Lula.
Secondo Lula il palazzo presidenziale di Brasilia, lo scorso 8 gennaio, "era pieno" di fedelissimi dell'ex presidente Jair Bolsonaro e sarebbe stato il suo staff a essere "complice" degli insurrezionalisti, e ad aver aperto le porte per "far entrare la folla".
Inoltre, ha proseguito, anche molti componenti della Polizia militare del Distretto federale del Brasile ed esponenti delle Forze armate sarebbero stati conniventi con i "terroristi" che hanno invaso i palazzi del potere a Brasilia la scorsa domenica.
Il presidente ha quindi dichiarato di voler effettuare uno "screening approfondito" per identificare il personale militare che ricopre incarichi nelle strutture di governo e formare un "gabinetto civile". "Siamo in un momento in cui è necessario effettuare uno screening approfondito, perché la verità è che il Palazzo era pieno di bolsonaristi e di militari. Vogliamo correggere questa anomalia in modo da poter collocare funzionari di carriera e dipendenti pubblici, preferibilmente civili, che erano qui prima e che sono stati rimossi, in modo che questo torni un gabinetto civile", ha concluso Lula.

Foto di copertina: it.depositphotos.com

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