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Nella riflessione di Natalia Ginzburg

Il Mondo in guerra. Bambini che muoiono per la fame e vivono grandissime sofferenze. Ingiustizie e soprusi che tanti, troppi popoli, sono costretti a vivere. La libertà che viene soffocata e violentata continuamente. Ognuno dovrebbe fare la propria parte, credente o meno che sia. Nelle parole di un'artista come Natalia Ginzburg troviamo lo spirito che racchiude questo sentimento per una nuova umanità. 
Lei, che è nata in una famiglia vessata dalle leggi razziali e da un regime contrario alla libertà di pensiero, ha saputo andare oltre il dolore. 
Il suo impegno era nella scrittura, nel cinema, nell’attivismo politico. Qui proponiamo un suo testo, pubblicato sul quotidiano L’Unità del 22 marzo 1988.



Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. 
Tace. 
È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. 
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. 
Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo?
Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. 
O vogliamo smettere di dire così?
Il crocifisso è simbolo del dolore umano. 
La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. 
Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. 
Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.
Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. 
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. 
Come mai li rappresenta tutti? 
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. 
A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. 
Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.
Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. 
Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. 
Sono la chiave di tutto. 
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
(Prima pubblicazione: 24 Dicembre 2022)

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