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La Corte Interamericana dei Diritti umani (Corte IDH) venerdì scorso ha condannato lo Stato paraguaiano per la morte del giornalista Santiago Leguizamón, assassinato il 26 aprile del 1991 nella città di Pedro Juan Caballero nel dipartimento di Amambay.
Una sentenza storica quella pronunciata dalla Corte Nazionale dei Diritti Umani contro il Paraguay, che risponde sia ad una serie di eventi correlati all'assassinio del giornalista Santiago Leguizamón, sia alla mancanza di indagini svolte e alla assenza di tutela nei confronti dei suoi famigliari. 
La Corte Nazionale dei Diritti Umani ha dichiarato, all’unanimità, lo Stato paraguaiano responsabile della violazione del diritto alla vita e alla libertà di pensiero e di espressione, oltre alla violazione del diritto alle garanzie giudiziali e di protezione giudiziale a danno di Ana María Margarita Morra e Raquel, Dante, Sebastián e Fernando Leguizamón Morra, rispettivamente moglie e figli.
Secondo quanto riferito dalla stampa della capitale “a titolo di indennità, lo Stato paraguaiano dovrà pagare un importo di $ 505.000 alla famiglia del giornalista ucciso per redditi non ricevuti, per somme destinate alla ricerca della Giustizia e per la compensazione per danno immateriale, oltre ad $ 15.000 per la Coordinatrice dei Diritti Umani del Paraguay (Codehupy)”.
Allo stesso tempo lo Stato dovrà assumersi pubblicamente la responsabilità internazionale nel crimine di Leguizamón e ripristinare il premio nazionale per giornalisti Santiago Leguizamón che sarà riconosciuto annualmente per almeno cinque anni.
Inoltre l'organismo internazionale ha stabilito che lo Stato paraguaiano ponga in essere le azioni necessarie per la protezione dei luoghi destinati a commemorare la figura di Santiago Leguizamón, come l'effigie che si trova ad Asuncion in una piazza a Pedro Juan Caballero.
E ancora,  il Paraguay dovrà prevedere un budget annuale  teso a garantire l'ottimo funzionamento della ‘Mesa para la Seguridad de Periodistas del Paraguay’ (che raggruppa diverse istituzioni e corporazioni di giornalisti).
Dovrà anche istituire un fondo per il finanziamento di programmi diretti all'assistenza e protezione degli addetti alla comunicazione e dei giornalisti vittime di violenza nell'esercizio della loro professione, così come la disposizione di misure efficaci di protezione integrale per garantire la sicurezza di giornalisti che si sentono sottoposti ad un particolare rischio nell'esercizio della loro professione.
Finalmente la sentenza internazionale stabilisce “che lo Stato dovrà sollecitare l'approvazione del disegno di legge sulla Libertà di espressione, Protezione a Giornalisti, Operatori della Stampa e Difensori di Diritti umani che attualmente è in corso di procedura o un disegno di legge di contenuto simile sulla libertà di espressione, protezione a giornalisti, operatori della stampa e difensori dei diritti umani”.
Il Sindacato dei Giornalisti del Paraguay ha registrato finora 20 casi di omicidi di giornalisti nel paese. Solo uno di questi è arrivato a sentenza e ci sono tre condannati.
Santiago Leguizamón è stato il primo giornalista paraguaiano assassinato dopo la caduta della dittatura di Stroessner; è il pioniere nella denuncia contro la narcopolitica, la relazione tra mafia e Stato paraguaiano e la maschera di falsa democrazia iniziata a partire del ‘89, perché la struttura mafioso-stronista si è mantenuta intatta, fino ad oggi.
Auguriamoci che questa sentenza internazionale sia l'inizio del processo di cambiamento integrale dello Stato e della società di cui il Paraguay ha bisogno per vincere la corruzione e l'impunità.

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