Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Nel nord del Kosovo prosegue la protesta della popolazione serba locale, con barricate e blocchi stradali attuati dai ieri, dopo l'arresto di un ex agente serbo della polizia kosovara, dimessosi nelle scorse settimane unitamente agli altri rappresentanti serbi che hanno abbandonato i loro incarichi in tutte le istituzioni del Kosovo.
L'accusa nei suoi confronti è di coinvolgimento in reati di terrorismo e attentato all'ordine costituzionale, in particolare per l'assalto agli uffici della locale commissione elettorale e attacchi a funzionari della polizia kosovara. 
La notte, riferiscono i media a Belgrado, nonostante il persistere di una alta tensione interetnica, è trascorsa sostanzialmente tranquilla, anche se di tanto in tanto si sono udite esplosioni e sparatorie. Non si hanno notizie di feriti o danni. 
Un ordigno è stato lanciato contro una pattuglia di Eulex, la missione civile europea in Kosovo, il cui personale di polizia è coinvolto nell'opera di controllo e sorveglianza, unitamemte alle truppe della Kfor, la Forza Nato. In un comunicato, Eulex condanna fermamente l'attentato, avvenuto nei pressi della località di Rudar, che non ha tuttavia provocato danni a persone o cose. 
L'episodio è stato stigmatizzato anche dall'ambasciatore americano a Pristina Jeff Hovenier. Restano chiusi sia alle auto che ai pedoni i due principali valichi di Jarinje e Brnjak, alla frontiera con la Serbia, mentre sono impercorribili numerose e importanti vie di comunicazione nel nord del Kosovo, a causa dei blocchi stradali attuati dai serbi con veicoli, camion, autobus, ruspe e altri mezzi pesanti. Nonostante la pioggia e il freddo, sono stati numerosi i dimostranti serbi che hanno trascorso la notte sui posti di blocco. 
La tensione è tornata pericolosamente a salire dopo l'invio nei giorni scorsi da parte del governo di Pristina di centinaia di agenti della polizia speciale kosovara, motivato con la necessità di garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei residenti a seguito di vari incidenti interetnici registratisi negli ultimi tempi. 
La popolazione serba, maggioritaria nel nord, non vede mai di buon occhio la presenza di forze dell'ordine kosovare, considerate come elemento ostile e quale mezzo della dirigenza di Pristina per reprimere l'autonomia e la libera volontà dei serbi locali, che non accettano la sovranità di Pristina. 
Il presidente serbo Aleksandar Vucic, in un discorso ieri sera in diretta tv, è tornato a puntare il dito contro il premier kosovaro Albin Kurti e la sua politica antiserba, annunciando l'intenzione di Belgrado di inviare in Kosovo un contingente di forze di sicurezza serbe, a difesa della locale popolazione serba. Cosa questa, a suo dire, in linea con quanto previsto dalla risoluzione 1244 adottata dal consiglio di sicurezza dell'Onu nel 1999, al termine del conflitto armato in Kosovo.

Foto: it.depositphotos.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos