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Trattava questioni di sicurezza relativi alla sua comunità

“Questa città è una merda, non funziona niente, non si fa niente di buono, per la miseria!” aveva detto qualche ora prima

Wilder Alfredo Córdoba (in foto)
, giornalista di 35 anni, è stato ucciso da dei sicari mentre era sulla sua moto, sul marciapiede Quiroz, settore Salado, del municipio di La Unión del dipartimento di Nariño, nel sud-est della Colombia. È il quarto esperto di comunicazione giustiziato per mano di mandanti criminali colombiani nel corso di questo 2022. Un nuovo attentato che ferisce la popolazione nariñense ed il giornalismo della regione e del mondo, compresi noi.

Non finisce più l’attacco impietoso ad una delle professioni più antiche e più al servizio della società. Non c’è una battuta d’arresto, neanche per ipocrisia, è successo ancora una volta e ha colpito in questo caso la convivenza cittadina della Colombia. Non c’è una fine, ma piuttosto un enorme e sfacciato avanzare della criminalità in questo paese fratello dell’America Latina ed in tutto il nostro continente. Una congiuntura storica molto sfortunata del nostro tempo.

È il tempo del male, nel senso letterale della parola. Il male rappresentato dalla criminalità organizzata, dal sistema poliziesco funzionale e servile alla logica criminale. Non importa se è criminale o mafiosa, ammesso che vi siano delle differenze tecniche, ma hanno lo stesso obiettivo: la distruzione della vita, la distruzione della vita democratica in pace (e questo già è un vero eufemismo) e la distruzione della speranza.

Una volta ancora si piange in Colombia l’assassinio vile di un professionista della comunicazione. Le informazioni che ci arrivano ci dicono che Wilder Córdoba stava guidando la sua moto, lo scorso lunedì, ed intorno alle cinque del pomeriggio è stato intercettato da uno o più uomini (non ci sono ancora informazioni precise sul fatto, nonostante sia trascorso già un po’ di tempo) ed è stato colpito a distanza ravvicinata. Il povero collega è caduto al suolo e non c’è stato neanche il tempo di portarlo in ospedale. In pochi secondi la vita di Córdoba è finita, davanti a tutti ed in pieno giorno.

Perché? Anche se non ci sono ancora dati fondati riguardo ai motivi dell’attentato mortale, ideato sicuramente da criminali, e vai a sapere dove e quando, si dice a  Nariño, o comunque è vox popoli che sarebbe stato colpito per la semplice ragione che faceva continuamente denuncia pubblica e affrontava la mafia locale (qualcosa di normale al giorno di oggi; solo a Nariño, per esempio, sono già stati assassinati 22 attivisti).

Córdoba si era affermato, nell’abituale svolgimento della sua professione, per la “denuncia in materia di sicurezza, nel suo impegno costante di divulgazione di informazioni alla popolazione”, in base a quanto espresso dai portavoce del canale televisivo privato locale Unión TV che dirigeva personalmente.

Córdoba era un noto attivista all’interno della comunità, seriamente impegnato per la vita dei suoi conterranei e all’interno della federazione del giornalismo regionale e nazionale ed è da evidenziare che godeva di grande appoggio e rispetto.

Mentre  in quella zona del paese regna l’indignazione per l’accaduto una delle ripercussioni più evidenti è venuta dalle file del governo: Jhon Rojas ha detto ai mezzi di stampa locale: “Siamo profondamente dispiaciuti che la violenza silenzi la voce dei nostri giornalisti a Nariño. Chiediamo alle autorità competenti l’immediata chiarezza sull’accaduto che oggi avvolge nel lutto tutto il settore”.

Magari come nobile iniziativa, dagli uffici dell’amministrazione municipale è stata pubblicamente offerta una ricompensa di circa 20 milioni di pesos (l’equivalente di 4.000 dollari) per chi fornisse informazioni fondate che possano portare le autorità a rintracciare i sicari e gli ideatori dell’assassinio.

Allo stesso tempo si è saputo che il procuratore ha disposto un’equipe di lavoro che dovrà dedicarsi solo ed esclusivamente al caso. Siamo anche venuti a conoscenza che Córdoba, quando è stato colpito alla guida della sua moto, si stava dirigendo a fare una copertura giornalistica, e nei suoi interventi televisivi senza filtri  puntava il dito e denunciava la corruzione (la logica mafiosa) che era resente nella comunità.

Tant’è vero che alcuni mezzi di comunicazione locali hanno comunicato che alcune ore prima del fatto criminale, che ha stroncato la sua vita, Córdoba aveva pubblicato su Facebook un messaggio che, senza alcun dubbio, ha causato seri fastidi a certi personaggi. “Questa città è una merda, non funziona niente, non si fa niente di buono, per la miseria!”, un pensiero per niente distante dalla realtà. Di fatto gli effetti non si sono fatti attendere. Sono state parole molto forti, molto oneste, di un uomo onesto su di una realtà disonesta e circostante.

Un pensiero che gli è costato la vita. Come accade sempre quando si è giusti e si cammina onestamente nella vita. Proprio come ha fatto Wilder Alfredo Córdoba, nella sua Colombia natale.

Le nostre condoglianze alla famiglia e la nostra condanna a tanta infamia criminale.

Wilder sarà sempre presente nella nostra memoria e in quella di tutti i colleghi di Antimafia Dos Mil e dei nostri colleghi in Italia.

Foto di copertina: tenerife.fape.es 

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