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Rodriguez: “Il nostro Paese si rinnova continuamente, ma ciò che rimane immobile e ancorato al passato è il blocco”

È dal 1992 che l’Organizzazione delle Nazioni Unite si esprime sul blocco economico e commerciale imposto dagli Stati Uniti contro Cuba. I paesi facenti parte delle Nazioni Unite giovedì hanno votato per la trentesima volta sulla “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d'America contro Cuba”. 185 paesi hanno votato a favore, Brasile e Ucraina si sono astenuti e Stati Uniti e Israele hanno votato contro come sempre.
Il Ministro degli Esteri de L’Avana Bruno Rodriguez riguardo il voto ha dichiarato: “La comunità internazionale conferma, ancora una volta ed eloquentemente, la richiesta quasi unanime di porre fine al blocco e all'isolamento imposto dagli Stati Uniti a causa di una politica crudele che viola il diritto internazionale”.
Durante l’assemblea  dell’ONU, prima che i paesi si esprimessero con il voto, Rodriguez ha esposto quanto le misure in vigore da ormai 60 anni danneggino l’economia cubana: “Cuba si rinnova continuamente, ma ciò che rimane immobile e ancorato al passato è il blocco. Questa politica illegale e criminale è incalcolabile e ha un impatto negativo sullo sviluppo del Paese”. Il ministro cubano ha anche posto l’attenzione discutendo del fatto che le sanzioni non solo colpiscano l’economia del paese ma anche i diritti umani. E a esempio di questo il politico ha ricordato come Cuba sia stata costretta a sviluppare il proprio vaccino e terapie per curare la popolazione durante la pandemia.
Bruno Rodriguez ha annunciato che il blocco economico e commerciale non ha permesso la crescita del 4,5% di Cuba. Gli ultimi dati raccolti sulle sanzioni imposte a L’Avana mostrano che il danno provocato al paese ammonti a 154.217 milioni di dollari, solo nell’ultimo anno, da agosto 2021 a febbraio 2022, le perdite economiche sono state di 3.806 milioni di dollari. In particolare da quando alla Casa Bianca si è insediato Joe Biden i danni economici sono aumentati e raggiungono 6.364 milioni di dollari.
Miguel Díaz Canel, il presidente di Cuba, sull’intervento del ministro degli esteri si è così espresso: “Ho ascoltato il ministro degli Esteri Bruno Rodríguez, ha parlato forte e chiaro al mondo. La nostra verità può sembrare dura. Ma il blocco è incommensurabilmente più duro. È brutale”. “Cosa stanno aspettando gli Stati Uniti per revocare il blocco?” ha domandato descrivendo l’embargo come “genocida, illegale e criminale”.
Durante la discussione sulla risoluzione proposta dall’ONU l’Etiopia ha considerato il blocco commerciale una misura da non approvare in quanto “ha messo a dura prova il disagio del popolo cubano” e il paese africano ha invitato al "dialogo aperto e costruttivo tra Stati Uniti e Cuba per rafforzare fuori le loro differenze”. Il Nicaragua ha affermato: “Questo blocco imposto in tempi di pandemia diventa un crimine contro l'umanità”.
Anche molte associazioni hanno offerto il loro supporto alla causa e si sono espresse contro le sanzioni commerciali, tra le organizzazioni ritroviamo l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN), la Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi (Celac), il Sistema di Integrazione Centroamericano (Sica), Organizzazione per la Cooperazione Islamica, Comunità Caraibica (Caricom), Gruppo 77+Cina e Movimento dei Non Allineati (NAM).

Foto © Imagoeconomica

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