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“Il Papa del sorriso” morì nel ’78 dopo solo 33 giorni di papato

Sul decesso permangono tuttora misteri che portano all’ipotesi di avvelenamento

Circa 25 mila fedeli hanno riempito piazza San Pietro per accompagnare con un forte applauso la formula che attesta la beatificazione di Papa Luciani.
Con la nostra autorità apostolica concediamo che il venerabile servo di Dio Giovanni Paolo I, Papa, d’ora in poi sia chiamato beato”. Con queste parole, Papa Francesco, ha pronunciato la formula di beatificazione mentre sulla facciata di San Pietro appariva l’arazzo con il viso di Papa Luciani. La festa del nuovo beato è stata programmata per il 26 agosto, giorno della sua elezione, avvenuta nel ‘78 e durata 33 giorni appena.
Alla cerimonia di beatificazione, oltre ai 25 mila fedeli, hanno presenziato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente della regione Veneto Luca Zaia e altri 500 tra cardinali, vescovi, sacerdoti e diaconi; presente anche il cardinale Angelo Becciu, sotto processo in Vaticano e ancora privo dei diritti stabiliti dal cardinalato.
Durante la cerimonia, il “Papa del sorriso” è stato ricordato durante l’omelia di Bergoglio come l’icona di “una Chiesa dal volto lieto”. “Con il sorriso - ha precisato Papa Francesco -, Papa Luciani è riuscito a trasmettere la bontà del Signore. È bella una Chiesa con il volto lieto, il volto sereno, il volto sorridente, una Chiesa che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata, non è insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato cadendo nell’indietrismo”.
Raccontando la vita di Papa Luciani, come la vita di chi non accetta compromessi e ama fino alla fine, Bergoglio, ha sottolineato l’importanza di dover rasserenare il clima che si respira nella Chiesa di Pietro: “Preghiamo questo nostro padre e fratello, chiediamo che ci ottenga il sorriso dell’anima, quello trasparente, quello che non inganna”.

I misteri sulla morte di Papa Luciani svelati da un ex gangster
Secondo solo a Papa Urbano VII, il cui pontificato è durato appena dodici giorni, Papa Giovanni Paolo I entra ufficialmente nella storia della Chiesa grazie al suo pontificato, durato appena 33 giorni.
Dalla sua morte, avvenuta il 28 settembre del 1978, sono passati molti anni ma i dubbi, anche quelli in abbondanza, non accennano a diminuire. Si ritiene infatti che il Pontefice sia stato avvelenato.
Ad avvalorare questa tesi ci sarebbero anche le dichiarazioni avanzate da Anthony Salvatore Luciano Raimondi, il nipote del boss della mafia italo americana Lucky Luciano che, durante un'intervista a “Clarìn”, ha confermato quanto scritto nel suo libro "When the Bullet Hits the Bone": “Papa Luciani è stato avvelenato col cianuro”.
Secondo l’ex gangster Raimondi, la più alta carica della Chiesa cattolica, Papa Luciani, si era messo contro una fitta rete criminale presente all’interno del Vaticano, alla quale partecipavano anche preti, vescovi e cardinali, tutti intenti a guadagnare ingenti somme di denaro con l’ausilio di azioni false riconducibili a grandi compagnie. Insomma, un Papa scomodo che, venuto a conoscenza dell’illecito, avrebbe minacciato non solo la scomunica, ma anche la denuncia.
Quindi chiamarono mio nonno, Antonio Raimondi, un capomafia presente in Sicilia - ha raccontato l’ex gangster -. Mio nonno mi chiese di andare in Vaticano con un avvertimento: bisognava disfarsi del papa ma in pace, senza violenza”.
Da qui, l’ex gangster italo americano, racconta a “Clarìn” le modalità con la quale si sarebbe consumato l’omicidio di Papa Luciani e rivela i nomi delle persone che, insieme a lui, erano coinvolte nell’omicidio.
"Una volta sul posto dissi loro come fare. Il Papa prendeva un tè tutti i giorni, prima di andare a dormire. 'Mettete del valium nel suo tè', dissi loro”. A quel punto il colpo letale lo avrebbe dato un uomo che Papa Giovanni Paolo I conosceva molto bene, l’arcivescovo Paul Marcinkus, capo dello IOR, nonché cugino dello stesso Anthony Luciano. “Fu Marcinkus a occuparsene. Poi, quando il Papa era profondamente addormentato, mise del cianuro in un contagocce, lo appoggiò sulle labbra del pontefice e lo svuotò”.
Secondo Luciano Raimondi, ad occuparsi della morte di Papa Luciani fu l’arcivescovo Marcinkus perché direttamente coinvolto nell’illecito finanziario e, all’osservazione della giornalista di “Clarìn” Marina Artusa che sottolinea l’assenza di prove riguardo alle accuse mosse da Raimondi, l’ex gangster ha sottolineato: “L'unica prova è che se lei dissotterra quel corpo e fa degli accertamenti, troverà il veleno.” - continua - “Mi fu detto che dovevo andare lì e ci andai. Non c’era un contratto con scritto quello che dovevo fare. Non si fecero nemmeno foto. L’ho detto prima e lo ripeto adesso: se qualcuno al di fuori del Vaticano, non da dentro - ha precisato Raimondi -, realizza un'autopsia come deve essere fatta, nei tessuti e nelle ossa, sicuramente troverà qualcosa”.
Secondo le dichiarazioni fornite da Raimondi alla giornalista Marina Artusa, anche Papa Giovanni Paolo II era al corrente dell’omicidio di Papa Luciani, tuttavia, si salvò perché disse: “Tutto quello che è successo prima del mio Pontificato sarà dimenticato. La mia preoccupazione va da ora in avanti”.
Nonostante gli anni trascorsi dalla morte di Papa Luciani, 44 per l’esattezza, ancora non è stata eseguita un’autopsia da “qualcuno esterno al Vaticano”, forse, nel tentativo di non dover aprire un “vaso di Pandora”, il cui contenuto, potrebbe essere piuttosto imbarazzante.

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