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Si potrebbe riassumere in due parole il recente attentato alla vita dell'ambientalista-animalista colombiano Javier Usechi: infamia e costernazione, perché la sua sola assenza nella regione del suo paese, dove lavorava con impegno, serenità, e ferma convinzione, è oggi uno tsunami di dolore e indignazione difficili da descrivere. Uno tsunami che raggiunge, con non meno drammatica intensità, non solo chi ha vissuto con lui la routine lavorativa, ma anche chi, in qualche circostanza, lo ha conosciuto temporaneamente, come è il caso di un mio parente in Uruguay - Luciano - che oggi piange di rabbia il destino che la criminalità imperante in Colombia ha riservato al suo amico Javier. Il legame di amicizia tra i due fa capire che Javier Usechi non era un ambientalista estemporaneo, ma piuttosto un essere umano onesto che coltivava l'amicizia e la comunicazione con gli altri, con lo stesso amore che prodigava agli animali abbandonati, di cui era il loro più fedele protettore.

La notizia della sua scomparsa fisica, avvenuta pochi giorni fa, ha seminato nella sua terra colombiana sete di giustizia, perché il fatto di sangue ha dimostrato ancora una volta l'accanimento con il quale le ombre più spietate del potere falciano le vite che si oppongono in qualche misura alla loro carriera criminale e di corruzione, funzionale, non poche volte, alla fulminea e dannosa corsa contro la natura, soprattutto in materia di caccia, pesca furtiva, disboscamento di alberi clandestino, smantellamento dei rapporti pacifici con le comunità indigene della regione, e poi uccidendo attivisti sociali, contadini, indigeni e ambientalisti come lui. 

Con il sapore amaro di vederci sommersi, per l’ennesima volta (sarebbe la cento undicesima vittima tra i leader sociali caduti sotto i proiettili dei terroristi), nella tristezza di vedere un altro lutto sulle spalle di una famiglia colombiana, è nostro compito informare e rendere conto dei fatti a livello giornalistico. 

Il corpo senza vita di Javier è stato trovato in una zona rurale della Valle del Cauca, esattamente lungo il sentiero El Salado, nel comune di El Águila. L'anatomia dell'ambientalista e proprietario della locanda rurale “Tatayamba” che era rifugio per circa 40 animali, come cani e gatti, senza casa, presentava diverse ferite da proiettili e, secondo i primi indizi riscontrati dalla polizia scientifica, tutto fa supporre che gli è stata tesa un’imboscata e che i suoi assassini conoscevano molto bene la routine della vittima. A questo proposito è emerso che una persona sconosciuta lo aveva intercettato, mentre Javier si avvicinava alla sua locanda. Lo sconosciuto gli avrebbe sparato a bruciapelo dandosi immediatamente alla fuga. Si ignora se sia stato aiutato da altri complici, fattore questo che non è stato escluso.


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Le informazioni provenienti dalla Colombia segnalano, inoltre, che Javier Usechi lavorava anche con membri della comunità indigena Embera, a Risaralda, e che in quell’area rurale ci sono gruppi (non certamente ambientalisti o attivisti sociali) che in realtà sono bande criminali formate da persone che abitano nella zona, legate al narcotraffico operanti nella regione e nelle vicinanze. Un dato non minore, poiché questi delinquenti considerano e ritengono l'attivismo un nemico quasi naturale, solo per il fatto che si tratta di persone che operano nel sociale, senza piegarsi alle regole della criminalità. Gli attivisti, infatti, solo per il semplice fatto di entrare in quel terreno li rende obiettivi sensibili da allontanare: senza alcuna considerazione o rimorso, armi in mano.  

Secondo quanto riferito dalle agenzie stampa, Armando Palau, un altro leader ambientalista della regione, si è così espresso sul crimine di Javier Usechi: "Vogliamo esprimere la nostra condanna su questo atto di violenza, la nostra solidarietà alla famiglia e sollecitiamo l’istituzione di una commissione che si rechi in quel comune per fare un'indagine di controllo politico su quanto successo, perché è accaduto alla vigilia dell’entrata in funzione del neo eletto presidente Gustavo Petro, è un messaggio intimidatorio”. 

Un'altra testimonianza sull’omicidio di Usechi è stata quella del colonello Ever Yovanni Gómez Reyes, comandante del Dipartimento di Polizia di Valle del Cauca: “La Polizia Nazionale, in coordinamento con la Procura Generale della Nazione, ha nominato un gruppo speciale per intraprendere azioni e per attuare una linea investigativa, al fine di individuare i responsabili di questo deplorevole fatto”.

Il segretario del governo di El Águila, Christian Aguedo ha affermato che Javier Usechi “guidava dei progetti ambientali e, secondo quanto abbiamo potuto apprendere, non aveva ricevuto delle minacce”. 

Il dolore che vive adesso la famiglia di Javier non ha frontiere. Ora, anche a distanza, ci uniamo al loro sentimento di perdita, assieme a tutte le persone care a Javier. Chiediamo a tutti i lettori di non ignorare questi fatti in apparenza isolati. Non lo sono: perché la violenza in Colombia, da sempre, è stata funzionale a politiche del terrore la cui origine, per la maggior parte, si è identificata con il potere occulto, il quale ha goduto troppe volte di una totale impunità. 

Javier Usechi Presente!

Foto di copertina: cali24horas.com

Foto interna: eltiempo.com

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