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Le indagini sull’omicidio del procuratore paraguayano Marcelo Pecci, ucciso in Colombia su probabile mandato di un "narcotrafficante" uruguaiano, dimostra che il traffico di droga è oggi "un problema americano e mondiale". Lo ha detto il presidente della Colombia, Gustavo Petro, all'indomani della testimonianza resa da Francisco Correa, uno dei sicari condannato come autore materiale dell'omicidio. "Le indagini sull'omicidio del procuratore Pecci commesso dal narcotrafficante uruguayano Sebastian Marset in territorio colombiano dimostra che da molto tempo il narcotraffico ha smesso di essere un problema bilaterale colombo-statunitense ed è oggi un problema americano e mondiale", ha scritto Petro in un messaggio pubblicato sul proprio profilo Twitter. Come detto il 7 agosto, nel discorso di insediamento alla presidenza, Petro ha ribadito che "la strategia antidroga utilizzata fin qui ha rafforzato, invece che indebolire, le forze della mafia". Assumendo il potere, Petro ha rilanciato l'obiettivo di pacificare il Paese, non disgiunto da un cambio nella politica sulla lotta alla droga, dopo 53 anni di "fallimenti": la guerra contro le droghe, inaugurata in Colombia a inizio anni '70 con il contributo determinante degli Stati Uniti, "ha rafforzato le mafie e indebolito gli Stati, ha portato gli Stati a commettere reati e ha fatto evaporare l'orizzonte della democrazia. Vogliamo aspettare che un altro milione di latinoamericani venga assassinato o che arrivino a 200mila all'anno i morti per overdose negli Usa?", ha detto Petro. La proposta è quella di cambiare la visione del consumo degli stupefacenti, passando da una visione di "lotta" a una di "prevenzione", che inevitabilmente deve coinvolgere il più gran numero possibile di persone nel mondo, ha aggiunto.

Il procuratore Pecci è stato assassinato da sicari su una spiaggia dell'isola di Baru, non lontana dalla rinomata località turistica di Cartagena de las Indias, nel nord della Colombia. L'uomo, 45 anni, è stato attaccato da due persone armate che si sono avvicinate a bordo di una moto d'acqua, ed è morto durante il trasferimento in ospedale. Poche ore prima - uscita illesa dall'attentato - la moglie Claudia Aguilera aveva pubblicato un messaggio sui social annunciando la prima gravidanza della coppia. L'ex presidente della Colombia, Ivan Duque, aveva a inizio giugno reso noto l'arresto di "tutti i presunti colpevoli", ma nuove rivelazioni sembrano aver aperto nuove prospettive. Secondo la testimonianza resa dal sicario colombiano Correa Galeano, rilanciata dal quotidiano "El Tiempo", l'omicidio sarebbe stato commissionato dal "clan Isfran", gruppo criminale specializzato nella gestione del traffico di droga attraverso il Paraguay, e dal suo socio, Sebastian Marset, 31 anni, leader dell'organizzazione criminale transnazionale Primer cartel uruguayo (Pcu). Le due sigle criminali erano finite nel mirino dell'operazione "A oltranza", la più grande mai sferrata contro il traffico di droga in Paraguay, coordinata - tra gli altri - dallo stesso Pecci. Un'operazione avviata a febbraio, con oltre 100 perquisizioni simultanee, e ordini di cattura nei confronti di 30 esponenti di una estesa rete dedita al traffico e al riciclaggio. Solo nei primi giorni dell'operazione sono stati sequestrati beni per oltre 100 milioni di dollari. Secondo la magistratura l'organizzazione smantellata era legata ai sequestri di due ingenti carichi di cocaina effettuati in Belgio, per un totale di oltre 12 tonnellate, e un terzo in Olanda per oltre 4 tonnellate.

La figura di Marset, trentenne paraguaiano, è emersa più volte nella cronaca criminale della regione latinoamericana. Il suo nome è apparso per la prima volta nella recente inchiesta dell'agenzia Antidroga del Paraguay, quella che ha portato alla scoperta e identificazione della Pcu come prima vera e propria organizzazione criminale radicata in Uruguay. Secondo gli inquirenti, il Pcu si costituisce come una rete dedita al riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico di droga. "All'inizio non sapevamo a che si riferisse la sigla Pcu", ha ammesso il portavoce della segreteria Antidroga del Paraguay, Francisco Ayala, in un'intervista rilasciata di recente al portale uruguaiano "Subrayado". "Successivamente sono emersi elementi relativi alla creazione di una struttura in territorio uruguaiano denominata Primer cartel uruguayo, con legami con il Paraguay". "Riteniamo che il modello dei cartelli, comprese le connessioni con la politica, si sta replicando anche in Uruguay", ha aggiunto Ayala. Nel 2013, Sebastian Marset Cabrera viene arrestato per aver organizzato l'ingresso di un carico di marijuana in Uruguay a bordo di un aereo di proprietà di Juan Domingo Vivero Cartes detto "Papacho", zio dell'ex presidente del Paraguay, Horacio Cartes. Scontata la condanna, Marset è stato accusato nel 2018 di omicidio, ma - lasciato in libertà per mancanza di prove -, decide di abbandonare il Paese. Vive a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, dove secondo i media locali stabilisce contatti con i produttori locali di cocaina. E mentre porta avanti la sua attività criminale, Marset lavora per costruirsi attività lecite. Il suo nome rimbalza come quello di uno dei maggiori produttori di spettacolo dell'Uruguay e tra aprile e maggio del 2021 risulta anche iscritto nella squadra di calcio professionistica Deportive Capiatà, in Paraguay. A settembre del 2021 viene arrestato a Dubai, Emirati Arabi Uniti, perché in possesso di un passaporto paraguayano falso. Grazie a un passaporto regolare rilasciato da Montevideo, Marset lascia il Paese rendendosi da allora profugo.

Foto © Gustavo Petro Urrego

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