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Dibattito di Our Voice: Antimafia popolare, una questione sociale?
Attivista femminista di Malafimmina: “Molto contenta di questo incontro generazionale”

Il femminismo come movimento di lotta è stato presente nel dibattito organizzato da Our Voice, nello spazio culturale della Zisa, a Palermo. Una dei suoi rappresentanti, Claudia Fauzia di “Malafimmina”, ha scardinato apertamente i pilastri dell’attivismo femminista, legandolo strettamente alla lotta antimafia nella consapevolezza che “il sistema mafioso è un sistema patriarcale per eccellenza”. Uno spunto che è stato presente nel suo intervento, in cui ha posto particolare enfasi nel sottolineare che quando si parla di mafia non si deve intendere che si tratta di criminali isolati.

Nel corso del suo intervento, inoltre, ha suscitato l'interesse del pubblico addentrandosi, da attivista femminista, negli anfratti del sistema mafioso, che in termini generali non sono visibili - come dovrebbe essere - di fronte a una lotta femminista legata alla lotta antimafia, proprio in una società mafiosa. Ma Fauzia ha anche affrontato, sulla base di un video mostrato da un’altra relatrice dell’evento (l'avvocato Giulia Vicari) con grande conoscenza, l'arido argomento delle mafie nigeriane che operano in Italia, nell’ambito della prostituzione “perché in pratica continuiamo a vivere in un sistema patriarcale, dove accade che la donna è sottomessa e controllata per offrire un servizio sessuale”.

“Sono un’attivista femminista e quello che ho cercato di fare in questi due anni qui in Sicilia è includere il tema e i principi femministi nell'antimafia, in contrasto con il sistema mafioso. Il sentimento è che il femminismo è un movimento sociale e politico per i diritti dei soggetti oppressi, ma la verità è che questo movimento deve essere applicato in un contesto che ha un contesto, una storia, un corpo, un territorio; questo è il territorio dove la mafia è nata e cresciuta e dove attualmente ha molto potere. Il mio attivismo quindi deve essere un attivismo femminista che unisce il contrasto con il sistema mafioso.”

“Come lo facciamo? Lo facciamo contrastando con un’azione femminista il sistema patriarcale, che è un sistema violento, che dà molto potere alla guerra, in cui un gruppo molto elitario ha il potere di decisione economica e politica, e che noi sovvertiamo. Lo stesso facciamo con il sistema mafioso. Che è un sistema patriarcale per eccellenza dico io. E lo sovvertiamo. Le stesse azioni di contrasto al patriarcato che adottiamo nel femminismo le applichiamo anche contro la mafia. Quello che facciamo è sfruttare, dare opportunità, capire come le donne in questo contesto, che facevano o fanno? parte del sistema mafioso come madri, figlie o spose dei capi di mafia, possono adottare queste pratiche per contrastare il sistema mafioso”.

“La cosa più importante per me è capire che il sistema mafioso non riguarda criminali isolati. Voglio dire che il problema è sistemico; viene da un sistema che dà potere alla mafia perché è sostenuto dalla politica, dal narcotraffico e dal sistema economico. Quindi, semplificare dicendo ‘questo uomo deve morire in carcere perché è un criminale, perché è un mafioso’ non serve. Dobbiamo capire il sistema e contrastarlo”.

Qual è la sua opinione sull’estorsione realizzata dalla mafia nigeriana verso le ragazze attraverso i riti voodoo, come denunciato dall’avvocato di Infoimmigrazione?
“Noi bianchi, noi privilegiati appartenenti a questa etnia, dobbiamo renderci conto che quando parliamo di Africa e di popolazione nera non dobbiamo avere uno sguardo colonizzatore, lo sguardo dei colonizzatori, questa è una pratica come tante altre che viviamo qui in Italia. Io sono totalmente atea, non credo in queste cose, ma è ovvio che dietro una credenza ci siano pratiche concrete. Ossia, quando ad una donna nigeriana diciamo ‘ti faccio il rito voodoo e ti dico che se rompi il nostro accordo morirai’, quello che le stai dicendo è ‘se lo rompi, uccido la tua famiglia, ti uccido!’ non le stai dicendo che lo farà uno spirito, perché lo spirito siamo noi, per me Dio è umanità, non c’è un altro Dio.”

Cosa risponderesti alle donne che si prostituiscono in altri paesi e dicono, per esempio, ‘sono padrona del mio corpo e mi prostituisco perché lo voglio’?

“Io non ho un’opinione molto chiara rispetto l’essere contro o a favore della prostituzione, che è ciò di cui stiamo parlando. Però posso dire che ci sono due livelli: un livello teorico nel quale la donna o qualsiasi altro soggetto, può esercitare un lavoro sessuale liberamente, consenziente, e questa è la teoria; perché nella pratica continuiamo a vivere in un sistema patriarcale nel quale accade che la donna è sottomessa e controllata al fine di offrire un servizio sessuale. Dobbiamo lavorare con gli uomini, con la richiesta di questo servizio, educare la popolazione al rispetto e ad una sessualità libera, ma consenziente, libera e rispettosa”.

Quale riflessione merita questo evento organizzato da Our Voice?
“È stato un evento molto interessante, con molta partecipazione. Sono molto contenta perché è stato anche un incontro generazionale; c’erano donne di settanta anni che sono state “le guardie” degli anni ’60 in Italia.”

Conoscevi Our Voice?
“Li conoscevo, sì”.

In questo momento, tu personalmente stai vivendo un primo passo di Our Voice in questa città, una città di mafia…
“Sì, ora quello che manca è un incontro con le persone e le organizzazioni già attive sul territorio; bisogna creare una rete, prima di parlare di un tema molto difficile. È molto importante cercare di trattare il tema della mafia, ma prima è necessario dialogare con le reti che già esistono nel territorio per capire se stiamo facendo bene o male”.

Un passo importante...
“Credo di sì”.

Foto © Pietro Calligaris/Our Voice

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