La portavoce Shamdasani: “Inquietante che le autorità israeliane non abbiano aperto un'inchiesta giudiziaria”
Shireen Abu Akleh, la giornalista morta lo scorso 11 maggio a Jenin, nella Palestina occupata, è stata uccisa da soldati israeliani. Dopo settimane di inchieste e scambi di accuse, sono le Nazioni Unite, da organo super partes, a chiarire i fatti del terribile delitto dell’inviata di Al Jazeera. L’ONU nei giorni scorsi ha affermato alla stampa, in una conferenza a Ginevra, che in base alle informazioni raccolte il proiettile le è stato sparato in testa dalle Forze di difesa israeliane (Idf). "Tutte le informazioni che abbiamo raccolto sono coerenti con la constatazione che gli spari che hanno ucciso Abu Akleh e ferito il suo collega Ali Sammoudi provenivano dalle forze di sicurezza israeliane e non dal fuoco indiscriminato di palestinesi armati", ha dichiarato la portavoce dell'Ufficio Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani.
La sede dell'Onu svizzera © it.depositphotos.com
"Non abbiamo trovato informazioni che suggeriscano che ci fossero attività di palestinesi armati vicino ai giornalisti", ha aggiunto Shamdasani, precisando che è "molto inquietante che le autorità israeliane non abbiano aperto un'inchiesta giudiziaria". Shireen Abu Akleh, “non è stata colpita in maniera intenzionale da nessun soldato israeliano”, ha replicato il portavoce militare di Israele, dopo la notizia della conclusione delle indagini Onu. “Ancora non è possibile determinare se sia stata uccisa da miliziani palestinesi che sparavano indiscriminatamente o inavvertitamente da un soldato israeliano”, ha aggiunto. Eppure le conclusioni delle Nazioni Unite sono uguali a quelle dell’indagine, durata più di un mese, del quotidiano statunitense New York Times, secondo il quale il colpo fatale sarebbe stato esploso da un soldato di un’unità d’élite. Il New York Times scrive inoltre che non c’erano palestinesi armati vicino alla giornalista di Al Jazeera quando è stata uccisa. Dal convoglio sarebbero partiti in tutto 16 colpi. Le prove citate dal quotidiano contraddicono la versione ufficiale di Israele, secondo cui i colpi partiti sono stati 5.
A ucciderla, è stato un proiettile da 5,56 millimetri di fabbricazione statunitense sparato da un fucile M4, comunemente usato sia dalle forze israeliane.
Foto © Shay Kendler/Wikimedia
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