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"Percepisco una gran vicinanza verso i magistrati sudamericani"

"Non si possono ignorare le morti che di recente si stanno verificando in quella regione in questi giorni"

Con lo sguardo franco, in modo diretto e senza retorica, il consigliere togato del CSM Sebastiano Ardita fa un cenno con la testa e con un sorriso che lascia intravedere la sua sensibilità e nobiltà ai valori che rivestono la sua carica, mi fa capire che ha compreso perfettamente che sono uruguaiano, sudamericano e che sono preoccupato, come giornalista e come cittadino del mondo, della realtà del mio continente ormai praticamente dominato dalla logica mafiosa. Ardita articola la sua risposta. Esprime il suo punto di vista in modo diretto, senza mezzi termini.
“Percepisco una gran vicinanza con i magistrati sudamericani. Perché? Perché c'è un'avanguardia importante per affrontare Stati fortemente legati alla criminalità, come ad oggi esistono in Sud-America. Le mafie internazionali che hanno come punto di arrivo o destinazione il mercato italiano della droga, normalmente sono molto aggressive con le persone che, con coraggio, come giornalisti e magistrati, denunciano quanto accadde nella realtà. Le collusioni, le relazioni dello Stato con i narcos, e tutto quello che rappresenta una frontiera unica nella realtà internazionale. Non si possono ignorare le morti che si stanno verificando in Sud-America in questi giorni. Molte di quelle morti sono legate agli interessi del mercato italiano”.
Dalle sue parole comprendo che per lui, quello che succede in America Latina non è un tema irrilevante, né per lui, né per la magistratura italiana.
Si percepisce una sana ansietà nel tono di Ardita, nel condividere la sua visione sull'America Latina e il bisogno di trasmettere a me (e al lettore sud-americano) che “tutto quello che sta succedendo in terre latinoamericane è brutale. La criminalità internazionale si è stabilita violentemente, con enormi interessi economici ed è legata a tutto il mondo”.
E me lo dice (ce lo dice), dalla sua posizione di prestigioso operatore della giustizia italiana, al termine di un incontro tenuto con gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza di Catania, nel pomeriggio del venerdì 18 giugno, in occasione della presentazione del suo recente libro “Al di sopra della legge. Come la mafia comanda dal carcere”, editato da Solferino.
In un articolo a parte approfondirò la sua dettagliata esposizione sulla realtà del sistema carcerario italiano (e l’influenza mafiosa in tale contesto) illustratoci come un panorama desolante. In questa occasione ad ascoltarlo, sono stati un gruppo di studenti che ha apprezzato ogni momento della serata, nel corso della quale Ardita ha potuto apprezzare il riscontro nei giovani del suo ampio e approfondito lavoro contenuto nel libro appena pubblicato, e che diventa indispensabile non solo per l'universitario che potrebbe un giorno diventare magistrato, bensì per tutti coloro che sentono la necessità di uscire dalla propria struttura per conoscere a fondo la vita carceraria, perché quella vita all’interno delle mura in definitiva fa anche parte della vita della società. Non sono mondi che devono essere indifferenti tra loro No, niente di questo.
“Oggi la mafia è una realtà mondiale. È qualcosa che non entra in testa alla gente, malgrado tutti soffrano l'attacco del narcostato. Perché il narcostato è una realtà” ha detto ancora.
Sento molti sguardi intorno a noi. Ci assecondano, come possessori di un'informazione che dobbiamo assimilare, come sudamericani, specialmente perché viene da un punto di riferimento della magistratura, di un paese che conosce ogni particolare della mafia, radicata nella sua terra fino all’inimmaginabile.
Proseguendo con il dialogo, che so perfettamente sarà breve, ma sufficientemente prezioso (e motivante) per la nostra inquietudine giornalistica – a proposito della realtà penitenziaria, tema del suo libro- rivolta ad un uomo che come magistrato conosce bene la realtà carceraria, considerando che è stato per nove anni consecutivi responsabile dell'applicazione del 41 bis, ricoprendo il vertice dell'Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento interno al DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria).
Giochiamo allora al gioco del ping pong, di domande e risposte rapide, nel cortile esterno, circondato da alberi, dell'edificio universitario nel quartiere storico di Catania, di Via Gallo; la Catania che tanto ama il nostro intervistato; la Catania nella quale ha vissuto centinaia di dinamiche che hanno sfidato, o fortificato, come la si voglia interpretare, la sua sensibilità e capacità professionale; la Catania della mafia e dell'antimafia; la Catania dove oggi, Sebastiano Ardita, dove oggi parla alle nuove generazioni, perché lo riconoscono come un amico, un docente, un emblema, e come un maestro delle leggi, su un tema caldo, poche volte approfondito e presentato alla platea pubblica. 
Si percepisce il rispetto ed il riconoscimento di questi giovani verso Ardita. Perché i giovani che lo circondano gli chiedono con naturalezza, come rivolgendosi a un caro amico, di firmare il suo libro con una dedica, lo hanno ascoltato con attenzione per oltre un'ora. Un'ora nella quale Sebastiano Ardita ha trasmesso loro le sue idee, i suoi pensieri, ed il proprio vissuto. E sono sicuro (perché ho visto i volti, i gesti e gli occhi di questi giovani) non li deluderà, sarà reciproco verso chi un pomeriggio è stato trasparente dando loro speranza, e con questo giornalista, che lo ha circondato insistentemente, per riuscire ad avere più risposte.

Nel narcotraffico la 'Ndrangheta è la protagonista?
“Una dei protagonisti è la 'Ndrangheta, sì. Ma non è l'unica, c’è anche Cosa Nostra che in questo momento ha grandi interessi economici nel narcotraffico”.

Cosa ci puoi dire di Rocco Morabito?
“La verità è che è tutto collegato”.

È importante che possa essere velocemente estradato?
“Certamente sì”.

Cosa succederà dopo? 
“Questo non lo possiamo sapere, quello che è importante è l'estradizione, è fondamentale. Poi bisognerà lavorare in forma collettiva ed internazionale”.

Conosce la realtà carceraria del Sud-America?
“È molto complessa. E molto pericolosa”.

Per me questo libro ha degli insegnamenti molto importanti.
“Ci sono molti progetti, molto importanti, con il Sud-America”

Foto © Riccardo Caronia 

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