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Il primo aprile era entrata in vigore una tregua su tutto il Paese, la prima dal 2016, patrocinata dall’ONU

Altri due mesi di tregua in Yemen. E’ questa la conclusione alla quale le parti in conflitto in Yemen sono arrivati dopo i primi due mesi di tregua mediata dalle Nazioni Unite lo scorso 1° aprile. A rendere noto la proroga è stato l'inviato speciale Onu per lo Yemen, Hans Grundberg, in una nota.
É la prima volta dal 2016 che i ribelli sciiti filo-iraniani Houthi e la coalizione a guida saudita riescono a raggiungere un accordo. Tutti i cessate il fuoco, fino a quel momento, erano caduti nel vuoto: l'ultimo nel 2018 prevedeva la cessazione delle ostilità attorno al porto di Hodeida, vitale per il rifornimento della poverissima popolazione yemenita ridotta alla fame e preda di malattie, ma fu quasi del tutto ignorato. Questo nuovo arriva dopo un periodo di intensificazione dei combattimenti, ma anche di intensa attività diplomatica, con negoziati in corso a Riad, dove però finora non si sono fatti vivi gli Houthi.
L'estensione della tregua arriva proprio ieri nel giorno di scadenza, alle ore 19 in Yemen, di quella attuale. "Negli ultimi due mesi, gli yemeniti hanno sperimentato i benefici tangibili della tregua. Le vittime civili sono diminuite in modo significativo, le consegne di carburante attraverso il porto di Hudaydah sono aumentate considerevolmente e i voli commerciali sono ripresi da e per l'aeroporto internazionale di Sana'a dopo quasi sei anni di chiusura. Le parti si sono incontrate faccia a faccia sotto l'egida delle Nazioni unite per la prima volta da anni per compiere progressi verso l'apertura di strade a Taiz e in altri governatorati e l'attuazione di meccanismi di de-escalation militare a livello nazionale", afferma la nota delle Nazioni Unite.
"Lodo le parti per aver intrapreso questi passi e per aver accettato di estendere la tregua. Questa rappresenta un cambiamento significativo nella traiettoria della guerra ed è stata raggiunta attraverso un processo decisionale responsabile e coraggioso da parte delle parti. Affinché la tregua possa realizzare appieno il suo potenziale, sarà necessario adottare ulteriori misure, in particolare per quanto riguarda le aperture stradali e le operazioni di volo commerciale. Tali passi richiederanno una leadership e una visione per tutto lo Yemen", afferma Grundberg. Inoltre, dice, “continuerò a impegnarmi con le parti per attuare e consolidare tutti gli elementi della tregua in pieno e muovermi verso una soluzione politica sostenibile del conflitto che soddisfi le legittime aspirazioni e richieste delle donne e degli uomini yemeniti”.

L’appello dei bambini a Save The Children
Solo qualche giorno fa l’Ong Save The Children aveva diffuso un comunicato contenente le testimonianze di venti bambini yemeniti aventi precisi richieste per la fine della guerra.
Le parti in conflitto in Yemen devono agire ora per rinnovare il loro accordo di pace, per evitare di privare ulteriormente un'intera generazione del proprio futuro”.
I bambini di Taiz e Sana'a hanno raccontato all’Ong Save the Children come la tregua - iniziata il 2 aprile - ha influito positivamente sulla loro vita e cosa si augurano dai futuri colloqui di pace. Per molti bambini la tregua ha rappresentato la prima volta in cui si sono sentiti fiduciosi per il loro futuro.
"La parola ‘distruzione’ riassume bene la mia vita durante la guerra. Tutto è stato distrutto durante la guerra, le scuole e le case e ho perso mio zio e mio cugino", ha raccontato una bambina di 10 anni, che ha avuto gravi complicazioni di salute dopo essere stata colpita da alcune schegge al braccio sinistro, alla schiena e allo stomaco.
"È essenziale che la tregua continui perché vogliamo vivere in sicurezza", ha continuato. "Non vogliamo bombardamenti e paura. Vogliamo vivere una vita sicura e felice ma se scivoliamo di nuovo nella guerra vivremo nella paura, proprio come negli ultimi [sette] anni".
Lo Yemen, da quando nel 2015 è iniziata l’offensiva della coalizione internazionale a guida saudita contro i ribelli Houthi, sta affrontando la più grande crisi umanitaria al mondo, rappresentando, perciò, uno dei luoghi più pericolosi per la nascita e la crescita dei bambini.
 Tuttavia, dall'inizio della tregua, il numero di vittime tra i bambini è diminuito significativamente secondo i dati del Civilian Impact Monitoring Project. Tra febbraio e marzo, 50 bambini sono stati uccisi o feriti nella guerra in Yemen rispetto ai 18 durante la tregua, con una diminuzione di quasi il 65%. A gennaio, invece -  riporta Save the Children nel comunicato stampa - che è stato il mese più letale in Yemen quest’anno, sono stati uccisi o feriti 136 bambini, più di sette volte il numero di vittime rispetto ai due mesi di tregua.
I bambini hanno avanzato cinque raccomandazioni che hanno chiesto siano prese in considerazione dai decisori e dai negoziatori nell'ambito dei colloqui di pace attualmente in corso tra le parti in conflitto: rinnovare l'attuale accordo di tregua per un periodo di tempo indefinito; considerare la tregua come il primo passo per porre fine alla guerra nello Yemen; eliminare i blocchi stradali e consentire la libera circolazione delle persone e dei beni commerciali all'interno e tra i governatorati; sostenere gli sforzi per identificare e rimuovere le mine e i residuati bellici inesplosi; includere i bambini in tutti i futuri colloqui di pace.
"Gli ultimi due mesi di pace hanno acceso una nuova speranza di porre fine alle indicibili sofferenze di milioni di bambini in Yemen”, ha dichiarato Rama Hansraj Direttore di Save the Children per lo Yemen. “I bambini meritano di essere ascoltati e coinvolti nelle decisioni sul loro futuro e su quello del loro Paese".

Foto: it.depositphotos.com

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