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L’omicidio di Marcelo Pecci ha sconvolto il mondo. Le principali testate giornalistiche, dal Sud America all’Asia, hanno riportato la notizia dell’uccisione in Colombia del magistrato paraguaiano esperto in contrasto al narcotraffico. Ad una settimana dalla sua morte è opportuno fare chiarezza su alcuni punti rimasti in chiaroscuro. Per farlo ci siamo fatti aiutare da Jorge Figueredo, ex magistrato paraguaiano del Ministerio Publico di Villa Hayes e collaboratore di Antimafia Dos Mil.
“Finora vi sono due indagini aperte sul caso di Pecci. La prima in Colombia mentre la seconda in Paraguay, perché le autorità stanno controllando i cellulari di persone legate al narcotraffico che sono attualmente detenute ad Asuncion” - afferma Figueredo.
Inoltre, il giorno seguente il delitto, due magistrati paraguaiani sono stati inviati in Colombia per ottenere tutte le informazioni di cui le autorità locali sono in possesso. Soprattutto riguardo il profilo dei killer. Pecci, infatti, è stato freddato sulla spiaggia dell’isola di Barù sulla costa caraibica di Cartagena da due figure non ancora identificate. Di loro è disponibile solo un fotogramma di una telecamera di sorveglianza del negozio dove hanno noleggiato la moto d’acqua usata per attraversare velocemente il breve tratto di mare che separa la terra ferma dall’isola scelta dal magistrato per trascorrere le ferie. La ragione dietro a quest’omicidio sembra essere stata l’operazione ‘A Ultranza’, la più grande indagine mai condotta in Paraguay sul narcotraffico che ha svelato l’impero del crimine creato dal clan Insfran. “Pecci ha coordinato e consigliato i magistrati che si sono occupati di quest’indagine - spiega l’ex magistrato Figueredo - non dobbiamo dimenticare che ‘A Ultranza’ non ha coinvolto solo narcotrafficanti ma anche diversi deputati del Partido Colorado”. Il partito, alla guida del Paese dal 1954, era già stato più volte implicato in scandali di corruzione e in legami con i narcos, in particolare da quando la corrente di Horacio Cartes (oscuro impresario diventato Presidente della Repubblica nel 2013) è diventata maggioritaria in questa forza politica.
Secondo Figueredo, però, vi sarebbero altri episodi che andrebbero legati all’assassinio di Marcelo Pecci: “Nell’ultimo periodo vi sono stati altri omicidi molto strani in Asuncion. Ad esempio, è stato ucciso un imprenditore conosciuto da tutti con il soprannome ‘Mauricio’ che sarebbe legato ai gruppi criminali presenti nelle carte dell’inchiesta ‘A Ultranza’. Inoltre, è stata assassinata anche una delle impiegate di un’esponente di spicco del clan Insfran. Noi sappiamo che Pecci stava mettendo assieme tutti questi indizi prima di essere ucciso. Stava conducendo moltissime indagini riguardo ai narcos e al riciclaggio del loro denaro”. Anche il luogo dove il magistrato è stato ucciso non è casuale. Uccidere un procuratore mentre è in vacanza nella spiaggia caraibica più famosa della Colombia può costituire un preciso messaggio. Vi possiamo trovare ovunque ed eliminare anche in luoghi considerati sicuri. Inoltre, il clan Insfran aveva avuto diversi rapporti con la Colombia. “Secondo un’indagine realizzata a marzo di quest’anno, era emerso che parte del denaro che questo gruppo di narcotrafficanti riciclava in Paraguay proveniva proprio dalla Colombia. È importante ricordare che esponenti della famiglia erano stati varie volte in quel Paese negli ultimi anni”. Un’altra ipotesi è stata riportata da diversi mezzi di comunicazione, cioè la possibile implicazione del terrorismo islamico. Pecci, infatti, aveva fatto arrestare due importanti esponenti degli Hezbollah, organizzazione paramilitare libanese che spesso aveva utilizzato l’America Latina come base operativa per la preparazione di nuovi attentati. “Il punto è che le indagini sono a 360 gradi e vi è il grande rischio di qualche mela avvelenata” – crede Figueredo. Cioè, si temono false piste che potrebbero distrarre gli investigatori mentre i reali mandanti avrebbero così il tempo di cancellare ogni prova contro di loro. Ecco perché gli inquirenti stanno ancora valutando se aprire un nuovo filone d’indagine sul Primeiro Comando da Capital (PCC), la mafia di San Paolo che detiene un ferreo controllo del narcotraffico sulla frontiera tra Paraguay e Brasile.
I principali sospetti, quindi, rimangono sul clan Insfran, una famiglia del dipartimento del Canindeyu capace di reinvestire parte del denaro derivante dal traffico di cocaina nella politica paraguayana. “La deputata Kattya Gonzalez del Partido Encuentro Nacional ha denunciato che l’80% dei parlamentari risponde al crimine organizzato o a figure che stanno dietro l’omicidio di Marcelo Pecci - ricorda Figueredo. Nel senso che vi sono molte ombre sui possibili mandanti di quel delitto. “Nell’ultima intervista che ho fatto con l’ex ministro dell’interno Arnaldo Guizzio - afferma l’ex magistrato - lui mi ha detto che nel 2018 avevano iniziato ad eseguire una nuova serie di operazioni contro il narcotraffico, nelle quali puntavano ad individuare i funzionari pubblici che avevano accettato denaro dai narcos”. La figura che ha implementato il legame tra la politica ed il crimine organizzato è stata proprio l’ex Presidente Horacio Cartes, che pochi mesi fa ha preteso l’uscita di Giuzzio dal governo dopo che quest’ultimo aveva sollevato forti dubbi sull’origine dei capitali dell’ex capo di Stato. “Da questo punto di vista penso che la morte di Pecci sia stato un omicidio preventivo. Avevano paura che potesse scoprire qualcosa di importante sugli alti livelli di comando della mafia e sui rapporti con la politica”.
È il sospetto di Jorge Figueredo ma, per le modalità dell’assassinio e la vastità delle indagini, è un’ipotesi che tutti noi dovremmo iniziare a prendere in considerazione.

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