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I proprietari di Techint sono indagati per il sistema di tangenti noto come Lava Jato. La  società dei Rocca ha sottoscritto contratti con la Petrobras per 1.400 milioni di euro

La Procura di Milano, rappresentata dai pubblici ministeri Donata Costa e Fabio Di Pasquale, ha richiesto condanne a 4 anni e 6 mesi di prigione per Paolo Rocca, Gianfelice Rocca e Roberto Bonatti (cugino dei due fratelli) per reati legati alla corruzione internazionale. Gli accusati, direttori generali del Gruppo Techint, sono sospettati di essere responsabili del pagamento dei 6,5 milioni di euro ad un funzionario di Petrobras (compagnia petrolifera brasiliana), durante il periodo 2009-2013, per ottenere una serie di contratti per la fornitura di tubi senza saldatura per un giro di affari di 1.400 milioni di euro. Il verdetto potrebbe essere emesso il prossimo 26 di aprile.

Gli eredi di Agostino Rocca - fondatori della società in Italia poi sviluppatasi in maniera esponenziale in Argentina per mano di Juan Domingo Perón - sono indagati in seguito alle dichiarazioni di Renato Duque che svolgeva il ruolo di responsabile dei Servizi di Petrobras. Du que ha confessato, durante il processo, di aver ricevuto tangenti mediante 20 bonifici inviati attraverso una serie di conti bancari offshore affinché assicurasse la realizzazione di contratti a beneficio del marchio italo-argentino.

In base a ciò che racconta Duque i pagamenti venivano incassati presso Havley S. A., con sede in Uruguay ed aveva un conto bancario operativo in Svizzera. In seguito questi depositi venivano trasferiti alla società Havley ma con domicilio a Rio de Janeiro. Dopodiché questo denaro veniva immesso nel mercato immobiliare brasiliano per essere ripulito. Le firme erano a nome di Joao Antonio Bernardi che ha confessato, durante le udienze tenute in Brasile, di essere prestanome di Duque. I pagamenti venivano effettuati da due società con sede a Panama (Moonstone Inc. e Gambino Investment) e giustificati come pagamenti per servizi di consulenza. Queste società avevano conti presso la Banca della Svizzera Italiana (BSI), che venivano alimentati dalla Fondazione del Pacifico S. A., con sede in Uruguay, controllata a sua volta dalla San Faustin S. A., società di controllo di tutto il holding della famiglia Rocca. San Faustin ha sede a Lussemburgo ma il suo centro operativo nevralgico è a Milano, dove è sempre stata.

Il Diario AR ha pubblicato parte delle dichiarazioni di Duque che ha spiegato che il contatto per realizzare le tangenti ed i contratti era stato instaurato con Benjamín Sodre Netto, rappresentante di Confab, la sussidiaria di Tenarís in Brasile. Tenarís, a sua volta è la società che fabbrica tubi senza saldatura che si utilizzano nell'industria petrolifera ed è in definitiva la società rappresentativa del Gruppo Techint.


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Il tribunale di Milano © Imagoeconomica


Il pm Costa ha affermato che "tutti i conti utilizzati per i pagamenti corruttivi sono stati gestiti, in base alle testimonianze degli impiegati svizzeri (di San Faustin), da Héctor Alberto Zabaleta", in base a quanto pubblicato da il Diario AR. Zabaleta era uno dei direttori di Techint a Buenos Aires che ha confessato, a sua volta, di aver pagato mazzette in Argentina nella causa soprannominata dalla stampa "Los Cuadernos” (I Quaderni), causa che vede coinvolti imprenditori e funzionari del kirchnerismo, tra l'altro.

In un comunicato presentato dalla società al tribunale italiano hanno affermato l'innocenza dei loro dirigenti e hanno aggiunto che "è importante ricordare che la holding San Faustin comprende più di 450 imprese che operano in 45 paesi, impiegando circa 80 mila persone, e che hanno raggiunto durante il periodo 2009-2012, un fatturato superiore ai 90 milioni di dollari".

È importante considerare che Techint è quotata nelle borse di New York, Messico e Milano, motivo per il quale deve presentare controlli esaustivi sul flusso dei suoi conti, non così per la holding San Faustin la quale è completamente proprietà dei membri della famiglia Rocca. "Nel caso di San Faustin non sarebbe esistito nessun canale per poter acquistare azioni del gruppo che non fossero relazioni personali, diciamo addirittura famigliari o di amicizia", ha spiegato durante le udienze Pierluigi Molajoni, ex CEO di Techint per più di 26 anni.

È in questo senso che la pm Costa afferma che l'origine dei pagamenti è "inequivocabilmente attribuibile ai fondi personali degli azionisti dai quali venivano effettuati trasferimenti ai conti che costituivano i fondi oscuri del gruppo San Faustin". Ha anche dichiarato che i complici dei tre accusati sono membri di "gruppi criminali che operano in vari Stati".

La giustizia italiana ha l'autorità per investigare sui reati denunciati per due motivi. In primo luogo la Procura contempla il fatto che in pratica la società San Faustín viene gestita da Milano. In secondo luogo la legislazione italiana prevede la autorità giudiziaria di indagare sui reati di corruzione commessi da cittadini italiani all'estero.

Gli avvocati della difesa presenteranno la loro arringa il 19 aprile.

In foto da sinistra: Gianfelice e Paolo Rocca © Imagoeconomica

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