È accaduto durante un matrimonio dove erano presenti dei narcotrafficanti
Ancora una notte agitata a Rosario. Ancora una volta il mondo del narcotraffico fa da cornice a orrori indescrivibili. Nuovamente si agirano voci nei corridoi istituzionali di regolamenti di conti. Nuovamente, vittime innocenti cadono sotto i proiettili dei narcos.
Alla fine del festeggiamento di un matrimonio, una coppia è stata crivellata di colpi insieme alla loro bambina di un anno. Il cadavere della donna è stato poi bruciato nel veicolo di alta cilindrata sul quale si spostavano. Le indagini al momento parlano di un regolamento di conti dei narcos. Sarebbero coinvolti ancora una volta il clan di 'Los Monos’ ed il clan di Esteban Alvarado.
Nelle prime ore di sabato, nella periferia di Rosario, nella località di Ibarlucea, storicamente una zona di tenute e villaggi rurali che attualmente si è trasformato in un conglomerato di quartieri privati, si era celebrato il matrimonio di Esteban Enrique Rocha, alias 'Pinky', e Brisa Milagros Leguizamón Ferreyra, entrambi processati per narcotraffico - lei era ai domiciliari -. A fine serata, dove erano presenti auto importati e di lusso, una coppia, Iván Maximiliano Giménez, di 35 anni ed Erica Vanesa Romero, di 37, insieme alla loro piccola figlia Elena, si stavano allontanando da Rosario in un veicolo sportivo, un Audi TT di colore bianco. Dopo pochi chilometri, la coppia è stata intercettata da un camioncino modello Amarok, anche esso di colore bianco. Iván, alla guida della macchina, ha tentato delle manovre per sfuggire, cambiando senso di marcia per ritornare a grande velocità nel luogo della festa. Arrivando sul posto (il complesso 'Campos de Ibarlucea'), a causa di qualche manovra non corretta la macchina è rimasta incastrata in un fosso. In quello stesso momento, alla presenza di numerose testimoni, gli aggressori, che lo avevano seguito, hanno aperto il fuoco crivellando il veicolo sportivo ed i suoi occupanti.
Finita la sparatoria, i killer si sono dati alla fuga. Parte degli invitati, alcuni in stato di shock, si sono organizzati rapidamente per trasportare le vittime al pronto soccorso. Il padre, Iván, e la bambina sono stati trasportati in un camioncino, proprietà di uno degli invitati, all'ospedale Eva Perón, nella vicina località di Granadero Baigorria. Luis era già morto. La bambina è morta qualche ora dopo, mentre i medici cercavano di salvarle la vita. Senza alcun dubbio, la vita della piccola Elena deve, forzosamente, portare un cambiamento radicale nelle politiche di ordine pubblico, sicurezza, prevenzione del delitto, della lotta contro il narcotraffico e perfino la ri-categorizzazione del crimine organizzato.
Attorno alle 5 del mattino, a meno di 20 isolati dal punto della sparatoria, i vicini hanno denunciato l'incendio di un veicolo. Gli agenti hanno costatato che si trattava dell’Audi TT su cui viaggiavano la coppia e la bambina. Dentro la macchina si trovava il cadavere di una donna completamente bruciata. Evidentemente si trattava di Érica, di cui non si avevano più notizie dal momento successivo all'attacco.
Il Pubblico Ministero della Sezione Omicidi, Gastón Ávila, titolare delle indagini, ai microfoni di Página/12, ha dichiarato che sia Iván Rodríguez che Érica Romero, le vittime, erano coinvolti in indagini della giustizia Federale, come “trafficanti di medio livello”. Il pubblico ministero ha anche precisato che l'Audi TT non era il mezzo utilizzato normalmente dalla coppia. Da questo particolare si deduce che tra gli invitati alla festa ci potrebbe essere qualcuno che li ha “venduti” se verrà confermato che erano loro l’obiettivo dei killer.
In quanto al corpo bruciato nel veicolo, il pm Avila ha commentato che un giovane, anche lui invitato al matrimonio, si è presentato alla Procura confessando che era stato lui, dopo la sparatoria, a spostare il veicolo e, sotto gli effetti dell'alcool, preso dalla paura, ha deciso di dare fuoco all’auto, con dentro la donna già morta.
"È venuto volontariamente a spiegare che aveva portato l’auto, lo aveva fatto per aiutare, era ubriaco, diceva che aveva sbagliato e si è spaventato. Già in strada gli era sembrato di vedere una macchina della polizia e temeva lo inseguissero. Era angosciato, è venuto alla Procura piangendo. Non è incriminato per adesso. Non posso valutare contro di lui la sua dichiarazione. Non vedo in lui intenzione di coprire i killer”.
Fino al momento non sono stati comunicati gli esiti delle autopsie ufficiali, ma diverse fonti segnalano che il padre, Iván, aveva tra otto e dieci colpi di proiettili nel corpo. La bambina, circa sei. Nel caso della madre, Érica, il corpo era molto danneggiato dal fuoco e non è stato possibile rilevare in un primo momento le cause della morte.
La Procura, che ha di fronte un arduo lavoro, dapprima controllerà la lista degli invitati alla festa, così come il materiale delle telecamere di sicurezza. Inoltre occorre capire i rapporti intercorrenti tra i partecipanti all'evento con il narcotraffico. A cominciare dalla coppia che si era sposata. 'Pinky' Rocha e Brisa Leguizamón, indagati per narcotraffico e legati alla banda di Olga 'La Tata' Medina che controlla alcuni quartieri nella zona nord di Rosario. Lui era stato scarcerato dalla Camera Federale di Cassazione Penale di Buenos Aires dai magistrati Hernán Borinsky, Ángela Ester Ledesma e Carlos Javier Carbajo, avendo considerato che "la gravità dei fatti (il narcotraffico), non è un parametro sufficiente per negare la scarcerazione", ha riferito l'agenzia Télam.
Per quanto riguarda Brisa, risulta essere agli arresti domiciliari, in via Rueda 200 bis, nel quartiere Tablada, a Rosario, molto lontano dal luogo del matrimonio. Ora la giustizia ha citato entrambi in Tribunale, ma, secondo le ultime informazioni, nessuno dei due si è ancora presentato davanti alla giustizia, quindi sarebbero latitanti.
Le autorità sospettano che tra gli invitati ci fossero membri legati al clan ‘Los Monos’, ad esempio i fidanzati, che fanno parte della struttura di 'La Tata' Medina (Olga Beatriz Medina, alias Tata), che recentemente si era accordata con l'organizzazione guidata da ‘El Guille’ Cantero per un lavoro congiunto. Un altro dato: la presenza nella festa del musicista Sergio Torres, il quale ha partecipato, negli ultimi 15 anni, a numerosi eventi organizzati dalla famiglia Cantero.
Per quanto riguarda Iván Giménez, che nel passato era legato al clan di Esteban Alvarado, nemico di 'Los Monos’, si presume che la sua presenza nella festa abbia a che vedere con un cambio di clan. Le ipotesi al vaglio fino al momento considerano che sia stata questa la causa dell’agguato.
"L'oscenità che abbiamo visto ci dimostra il potere economico e l'impunità di questi gruppi. Era una tipica festa mafiosa, tenendo conto dell'elenco degli invitati e di come si sono svolti i fatti. Questa non era una festa innocente, era il film “Il Padrino", ha dichiarato alla stampa Jorge Bortolozzi, segretario della Sicurezza della provincia di Santa Fe. "Non è solamente una questione di traffici illeciti. Il cuore di tutta questa rete è il riciclaggio, l'ottenimento di risorse economiche in maniera illecita per poi re-investire”, ha aggiunto.
Da parte sua, la massima autorità della provincia, il governatore Omar Perotti, ha messo in discussione l’agire della Giustizia Federale: "Ci auguriamo siano rivisti i criteri comuni sulla Giustizia e la sua applicazione a iniziare da infondere a tutti la sensazione che non c'è impunità e che possiamo ristrutturare la società in altro modo, dove chi si allontana dal rispetto delle leggi e delinque viene punito, punizione che non deve dipendere dal giudice che gli tocca, e quindi gli può andare meglio o peggio. Questo non può succedere, non solo per i fatti sconvolgenti che accadono, bensì per il significato del fatto in sé". Da ricordare che a Rosario, qualche settimana addietro, il governatore è stato fortemente contestato e ha dovuto abbandonare una marcia contro l'insicurezza.
Nel frattempo, il narcotraffico e la sua diretta conseguenza, il riciclaggio di denaro, continuano a proliferare nella zona del Gran Rosario. Questa volta, una bambina innocente ha dovuto sacrificare la sua vita, vittima dello scontro politico e narco. Prima o poi si conosceranno i nomi dei killer: ma, chi sono i veri responsabili?
Foto di copertina: Diario La Capital de Rosario