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Nella cornice di una mobilitazione nazionale contro la cultura della violenza

Una moltitudine ha applaudito le donne del Movimento
Una Piazza Independencia gremita di gente, spettatrice silenziosa e attenta di un nuovo intervento del Movimento Culturale Internazionale Our Voice. Nel pomeriggio di questo venerdì 28 gennaio, nell’ambito delle manifestazioni di protesta a livello nazionale contro la cultura della violenza (approfondiremo su questo evento in un articolo a parte), migliaia di persone hanno preso parte in due punti importanti della città di Montevideo. Un’immagine che ha attraversato le coscienze ed è esplosa in una pioggia di lacrime, emozioni e applausi scroscianti. 


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Alle 18, il punto di incontro per dare inizio alla manifestazione di donne, dissidenti e femministe che si sono date appuntamento – stanche di una cultura di impunità patriarcale -, era gremito di persone, principalmente dalle organizzatrici, ma non solo. Anche uomini, giovani e adulti, bambine e bambini, hanno preso parte, indignati dalla situazione, riempiendo completamente la Piazza Independencia, nel centro della capitale uruguaiana. E quell'attesa che si sentiva nell'aria, quel trambusto che accompagnava l'attimo, fu troncato da un silenzio penetrante all’arrivo delle giovani componenti della commissione femminista del movimento Our Voice.  


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È stato impressionante come, appena hanno appoggiato il loro cartellone – di denuncia contro le dichiarazioni del presidente Luis Lacalle Pou in difesa del genere maschile dopo aver appreso della violenza di gruppo su una ragazza che non ha trovato la risposta della giustizia che il caso meritava -, si è riempita di fotografi e la gente ha iniziato a formare un cerchio immenso aspettando le ragazze, consapevoli che un’esibizione artistica avrebbe commosso tutte e tutti. 

Mikaela Melo, Sofía Aquino, Alina Leal, Fátima Amaral, Camila Ocampo, Anubis Leal, Emilia Alza, Elizabeth Viera, Tatiana Álvez e la fondatrice del movimento, Sonia Bongiovanni, hanno fatto un’esibizione molto breve, molto silenziosa, ma tanto energica e coinvolgente, come questo movimento di giovani ci ha abituato da tempo. Con delicatezza, lentamente e in sintonia con ciò che stavano per rappresentare, le ragazze hanno dato vita a un’inedita immagine che rappresentava il dolore di una cultura violenta che attraversa tutte le donne. 


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I loro indumenti emulavano la pelle, così da sembrare di vedere i loro corpi nudi. Tutte allo stesso modo. Alcune di loro distese a terra, sembravano ferite a morte, mentre altre tre, sopra di loro, erano attraversate da una grande freccia argentata che le feriva tutte. Ai lati, due ragazze piangevano per loro, cercando di sostenerle nella loro sofferenza. Lo stesso di sopra, un'altra di loro cercava di dare conforto attraverso la gestualità del suo viso e le carezze della sua mano tremante. Ma la scena che ha colpito di più è stata quando al centro di quella rappresentazione, una delle ragazze, che stava sforzandosi per non cadere, alzò lo sguardo in alto, in modo inquisitorio, penetrante e provocatorio, affrontando con la sua forza interiore e la postura del suo corpo, il dolore che visibilmente tutto quello le provocava.  

Gli applausi e la commozione generale hanno avvolto l'ambiente. Tante le parole di riconoscimento e ringraziamento per ciò che stavano vedendo; le persone hanno salutato, scattato foto, per poi dare inizio alla marcia, che è avanzata in blocco fino alla Piazza Cagancha, per concludersi con un secondo intervento artistico di Our Voice, completamente spontaneo.


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Dopo la lettura di un proclama comune, e del fragore di tamburi al femminile, le ragazze, timidamente, hanno appoggiato il loro cartello vicino alla statua della libertà che si erge al centro del viale principale, 18 de Julio, tra le due estremità della piazza. In quel momento, come se fosse una richiesta della folla, le migliaia di donne presenti si sono sedute in strada e, chiedendo silenzio generale, hanno dato spazio e preparato lo scenario per un secondo intervento delle ragazze di Our Voice.

Accolte da un grande applauso della gente, di nuovo, hanno lasciato la loro impronta in tante donne che soffrono nella loro stessa carne la cultura maschilista, violenta, prevaricatrice, disuguale e costante. Oggi, come altre volte, sono state la voce di quelle ragazze che non hanno voce.

Foto © Romina Torres/Antimafia Dos Mil e Our Voice

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