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A New York respinta la richiesta di archiviazione delle accuse della Giuffre. Da Londra un sonoro “no comment”

Da Buckingam Palace tutto tace. Ma spesso la quiete è più assordante della baraonda e questo silenzio, segno di un ingestibile imbarazzo, è di quelli più assordanti. La notizia è questa: il principe Andrea (in foto), duca di York, secondogenito di sua Maestà la regina Elisabetta II, è finito a processo per aggressione sessuale. La vicenda è nota alle cronache e riguarda il mondo sommerso di festini nel quale gravitava Jeffrey Epstein, il magnate pedofilo morto in carcere in circostanze poco chiare, e la sua rete di potenti amicizie, conoscenze, e lacchè. Dopo l’arresto del finanziere di Manatthan nel 2019 con l’accusa di prostituzione minorile e abusi, molte ragazze adescate da Epstein e dalla sua ex compagna Ghislaine Maxwell hanno avuto il coraggio di parlare e raccontare l’incubo che hanno vissuto. Tra queste anche Virginia Giuffré, la 38enne americano-australiana, oggi attivista che offre supporto alle vittime di traffico sessuale. E’ lei che la scorsa estate, approfittando della Child Victims Law dello Stato di New York, ha intentato una causa civile contro il principe. L’accusa è di quelle pesanti: aggressione sessuale. Si tratta di episodi gravissimi - tre per l’esattezza avvenuti nel 2001 a New York, Londra e in una delle ville di Epstein nei Caraibi - già raccontati in passato in varie interviste dalla donna che all’epoca dei fatti che lei denuncia aveva solo 17 anni, quindi minorenne. “Venti anni fa - si legge nell'azione legale presentata a New York - la ricchezza, il potere, la posizione e le connessioni del principe Andrea gli consentirono di abusare di una ragazzina spaventata e vulnerabile che non aveva nessuno che la proteggeva. E' ora che ne risponda".
Con la causa è arrivata quindi la richiesta del risarcimento dei danni fisici e morali e il giudice Lewis Kaplan non ha archiviato l’azione legale come aveva chiesto la difesa del reale. Giuffré sostiene che il figlio di Elisabetta II abbia abusato di lei quando aveva, appunto, 17 anni e che fu "prestata" ad Andrea dal finanziere Epstein.
Il principe ha sempre smentito le accuse, rifiutandosi di collaborare con gli investigatori di New York e ha detto di non conoscere Giuffré, nonostante i media abbiano più volte diffuso una vecchia fotografia inconfutabile in cui appare tenendola per la vita con Maxwell sullo sfondo, mentre tutti guardano la telecamera. La sua difesa aveva già tentato senza successo di fermare il processo per vizi di forma e la scorsa settimana la giustizia Usa ha pubblicato un accordo confidenziale firmato nel 2009 secondo il quale il defunto finanziere e pedofilo ha pagato 500 mila dollari a Giuffré per far cadere le accuse: un documento che gli avvocati difensori del figlio della regina Elisabetta II speravano servisse per archiviare il caso. Secondo i legali di Giuffré il principe non può considerarsi uno dei potenziali accusati a cui si fa riferimento nell'accordo, dato che le accuse contro di lui sono diverse e in una differente giurisdizione per cui il patto è limitato ai due firmatari.
Anche per il giudice che ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dai legali di Andrea, l’accordo è futile in questo procedimento in quanto "pieno di problemi di redazione e di ambiguità”, specialmente sul significato di "potenziali" imputati, come dimostra il fatto che "le parti hanno articolato almeno due interpretazioni ragionevoli del suo linguaggio decisivo". Per questo l'istanza di archiviazione deve essere "respinta sotto ogni aspetto", come conclude nelle sue 43 pagine di motivazioni il giudice.
Se saranno negate anche le altre istanze, il dibattimento potrebbe tenersi tra settembre e dicembre di quest'anno, diventando uno dei casi del secolo, con una tesa e imbarazzante cross-examination tra il reale e la sua accusatrice. La giustizia Usa potrebbe convocare numerosi testimoni e chiedere una testimonianza allo stesso Andrea, che non è incriminato, ma al quale Giuffre chiede un risarcimento economico. Di certo c’è solo che si profila un imbarazzante processo pubblico in Usa, sotto i riflettori dei media di tutto il mondo, per il principe Andrea. Con incalcolabili danni di immagine per la Casa reale britannica che già si è defilata, evitando ulteriori macchie per colpa del duca di York. Buckingham Palace, e quindi mamma Elisabetta II, infatti, dopo avergli revocato il titolo e ordinatogli la rinuncia ai gradi militari, non ha nessuna intenzione di pagare (a carico del contribuente) le spese per il processo, costringendo il duca a valutare la vendita del suo chalet in Svizzera da 20 milioni di euro per far fronte agli onorari degli avvocati e forse ad un potenziale risarcimento.

Foto © Titanic Belfast

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