Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il massacro di Santa María di Iquique, del 21 dicembre 1907

Il Massacro di Santa María di Iquique ebbe luogo il 21 dicembre del 1907. In quello che oggi assomiglia ad uno stabilimento balneare tropicale, si riunirono oltre 10 mila persone per manifestare contro l'oppressione di un'imprenditorialità colonialista al servizio della corona britannica.
Le famiglie si tenevano per mano, unite in un abbraccio. Gli sguardi si incrociavano, alcuni timorosi, altri determinati, altri ancora solidali, tutti decisi a resistere al presente e ad onorare la storia.
Dal 1880, dopo i sanguinosi scontri contro peruviani e boliviani, si consolidò l’autorità cilena sulla regione. Le condizioni di vita erano dure, il lavoro nelle miniere schiavizzante. Affollamento, fame, mancanza di strutture sanitarie o edilizie, erano la norma. Le famiglie formate dai boliviani, peruviani e cileni sopravvissuti alle guerre, erano congeniali agli interessi economici e politici dei pochi che, rubato il sangue dei giovani miliziani, sfruttavano la terra ed il popolo.
Da settimane, le famiglie dell'industria del salnitro avevano affermato l'idea dello sciopero come strumento di lotta per rivendicare i loro diritti lavorativi. Bisogna tener conto che nella regione dei giacimenti di salnitro, al nord dell'attuale Cile, lo Stato non aveva praticamente alcuna influenza, al punto che la moneta di scambio era la sterlina. I datori di lavoro distribuivano dei buoni come salario utilizzabili unicamente negli stabilimenti di proprietà degli impresari. La pressione fisica e gli abusi di potere delle milizie sulle famiglie erano istituzionalizzati, ed ogni forma di organizzazione sindacale impedita.
Alcuni giorni prima del massacro, durante alcune azioni repressive per ordine del Generale Roberto Silva Renard, il quale, al servizio del presidente Pedro Montt, si era presentato nella regione per pacificare la zona, un gruppo di sei operai furono assassinati. Fu Renard, con alle spalle un curriculum di repressione e morte, a ordinare il massacro del ‘meeting de la carne’ e anche il massacro all’officina di salnitro del Chile. Il 20 dicembre fu dichiarato lo Stato d’Assedio nella regione, e quindi adesso, di fatto, lo Stato cileno è presente in modo violento e genocida.


2


Il 21, il giorno del massacro, migliaia di famiglie si riunirono nelle vicinanze della scuola Santa María di Iquique, scuola intitolata a Domingo Santa María González, presidente del Cile fino al 1886. Molti si affollarono dentro la scuola, e lì aspettavano. Renard aveva ordine di far sloggiare la zona e, senza mezze misure, aveva a disposizione un battaglione equipaggiato con armamento di guerra per portare a termine gli obiettivi. Alle 15:30 arrivò l'ultimatum. Le famiglie all’interno aspettavano l’attacco; nessuno poteva immaginare la ferocia e la freddezza dei soldati.
Prima aprirono il fuoco contro le persone che si trovavano sulla terrazza, per poi avanzare verso l'interno della scuola. All’interno la fuga, i pianti, che si mescolavano alle grida dei soldati e al fumo delle detonazioni rendevano la scena un'immagine caotica. In centinaia si riversarono sulle strade cercando di fuggire alla freddezza dei soldati e al fuoco delle pallottole. All’esterno il battaglione appostato con i mitra aprì il fuoco. Le raffiche mutilavano, tagliavano, perforavano e strappavano allo stesso modo vite di uomini, donne e bambini.
Il rapporto ufficiale firmato da Renard che sarebbe stato poi presentato alla società e alla storia, calcolava circa 150 vittime. Tale cifra sarà motivo di discussione per anni; e grazie alle indagini e all’esumazione delle fosse comuni, il calcolo delle vittime si sarebbe avvicinato a circa 3.600 vittime, poi ufficializzate da Luis Advis nel 1968 nella ‘Cantata di Santa María di Iquique’.
Advis ripercorre la storia fino al passato e porta all'eterno presente le sensazioni ed i fatti in cui morirono in migliaia, incarnando il sacrificio di milioni di persone. La Cantata come la si conosce popolarmente nasce nel contesto del movimento della Nuova Canzone cilena che ha come figure rappresentative Víctor Jara o Violeta Parra. Questo nuovo stile nell'epoca mescola i sapori del folclore per dare vita ai movimenti sociali, giovanili e politici degli anni ‘60 che, in Cile, confluiranno, democraticamente in una delle rivoluzioni più importanti del continente - considerando gli antecedenti oligarchici e conservatori della britannica costa cilena - sotto la presidenza socialista di Salvador Allende.
Sarà il gruppo musicale cileno Quilapayún a dare ritmo alla lirica, creando un’opera composta da 18 atti che ripercorrono in una stessa storia, la realtà degli oppressi: “Vedrete anche punizioni umilianti, un ceppo al quale legavano l’operaio per giorni e giorni sotto il sole; non importa se alla fine moriva (…) Vedrete anche la paga che gli davano.
Non vedevano denaro, solo buoni; uno per ogni giorno di lavoro, e venivano cambiati con cibo. Si erano accumulati tanti mali, molta povertà, molte ingiustizie (…) non se ne poteva più e in sei dovettero chiedere ciò che era dovuto”.
Il gruppo Quilapayún fu perseguitato e osteggiato durante il regime pinochetista, nonostante al momento dell'attentato al Palazzo di La Moneda, che avrebbe segnato l’inizio della fase militare della dittatura cilena, si trovassero in tour in Europa. Quella che doveva essere una tournee di esibizioni, si trasformò in una vita in esilio. Mentre la censura di Pinochet proibiva le loro canzoni ed i loro dischi venivano distrutti, i Quilapayún si apprestarono a registrare nuovamente i brani attraverso i quali diffondevano la tragedia latinoamericana di quegli anni.


3

Nel caso di ‘La Cantata’ fu l'attore gallese Jean Luis Barrault a dare voce ai brani tradotti in francese da Julio Cortázar che, nella versione originale, erano stati interpretati dall'attore cileno Héctor Duvauchelle.
La storia ci dice che Advis non autorizzò la traduzione fatta da Cortázar e diceva addirittura che aveva apportato delle modifiche ai testi, cercando di adattarli ad una nuova lingua ed un'altra cultura, e lui non era d’accordo su questo punto. Il gruppo Quilapayún sarebbe andato incontro ad una dolorosa separazione, che avrebbe comportato persino liti sulla proprietà del nome.
La storia del Massacro di Santa María di Iquique riflette una tendenza dell'epoca che prevalse nel cono meridionale, dove le Confindustria al comando degli eserciti regolari dei paesi, avanzavano contro le idee di una costruzione comunitaria che trovavano la loro espressione nei discorsi anarchici e comunisti dell'epoca, e non solo. La stessa storia della Patagonia Ribelle, che fu portata al grande schermo da Héctor Olivera, protagonisti Héctor Alterio, Luis Brandoni, Federico Luppi e Pepe Soriano, dove si è cercato anche di vendicare il massacro statale.
Nel dicembre del 1914, il generale Roberto Silva Renard fu colpito da Antonio Ramón Ramón, secondo i dati dell'epoca, un militante anarchico, che lo pugnalò alla schiena più volte. Non riuscì ad ucciderlo, ma le gravi ferite obbligarono il genocida a ritirarsi fino alla sua morte nel 1920 a Viña del Mar.
Il Massacro di Santa María di Iquique sarebbe stato seguito da altri massacri negli anni ‘60 e ‘70, durante i quali iniziarono a costituirsi le grandi fortune di oggi, come dimostrano le attuali indagini giudiziarie riguardo la responsabilità imprenditoriale in crimini di lesa umanità.
Il consolidamento democratico non può reggersi quando le forze istituzionali, militari o meno, sono sotto il dominio di corporation dell'economia, che oltretutto sposano il modello colonialista. Oggi, trascorsi oltre 100 anni, il Cile cerca nuovamente di abbandonare questo modello di oppressione, e la violenza istituzionale al servizio del padrone si esprime ancora una volta nelle strade.
Ancora una volta le famiglie si fondono in un abbraccio per resistere al presente e per onorare la storia.

Foto di copertina: memoriachilena.cl

Foto 2: elsoldeiquique.com

Foto 3: laizquierdadiario.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos