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Processo per delitti di lesa umanità in Catamarca

Prendere a calci una porta, entrare in un domicilio gridando a notte inoltrata, percorrere vertiginosamente le stanze rovesciando qualsiasi cosa trovassero al loro passo, svegliare di colpo le persone, puntare il fucile contro tutti, colpire, palpeggiare, insultare, vessare ogni innocenza.
"Censimento": questo è l'eufemismo che utilizzavano le ‘patotas’ (militari in borghese) di Catamarca (Argentina) - dell'apparato repressivo della dittatura civica, imprenditoriale ed ecclesiastica, durante la dittatura militare - per giustificare le irruzioni notturne dove venivano sequestrate persone nemiche del regime.
Questo il caso di Griselda Ponce e Julio Genaro Burgos, sequestrati durante una perquisizione illegale alle tre del mattino del 15 dicembre del 1976, nella località di San Fernando del Valle di Catamarca, nella provincia di Catamarca. Il processo al riguardo è entrato in una nuova fase.
Griselda aveva 34 anni, e da mesi stava lavorando per trovare il recapito di suo fratello, Francisco Gregorio Ponce, dirigente sindacale di SMATA e desaparecido nell’agosto del 1976. La famiglia riuscì ad avere un colloquio con Pedro Alfonso Torres Frías, vescovo di Catamarca il quale rispose loro: “Non si può fare nulla. Cosa possiamo fare! Per uno che era un sovversivo, quella è l'unica fine possibile". Julio Burgos era nipote di Griselda e quella notte si trovava di visita, aveva soltanto 18 anni.
Nell'anno 2012, erano stati condannati Carlos Alberto Lucena e Juan Daniel Rauzzino, per il loro ruolo di organizzatori dei sequestri di persona. Nel 2015 si riuscì a condannare anche Enrique Henzi Basso e Darío Otero Aran per la morte e sparizione di Griselda e Julio, così come anche di Francisco Ponce e Yolanda Borda. Tutti i condannati erano membri dell'Esercito e del reggimento di fanteria aviotrasportata, la quale svolgeva compiti di intelligence.
In questa nuova fase sarà giudicata la responsabilità del colonello in pensione Francisco Gabriel Castañeda, non solo per il sequestro e successiva sparizione delle vittime, ma anche per l'occultamento del fatto stesso. La stessa imputazione di cui avrebbe dovuto rispondere anche il tenente colonello Juan Daniel Rauzzino, deceduto lo scorso 17 aprile.
Castañeda era a capo della compagnia A, e durante la fase istruttoria del processo dichiarò che il giorno in cui avvennero i sequestri si trovava in licenza. Inoltre, dichiarò che non si occupava personalmente dei censimenti di popolazione, ma si limitava a dare gli ordini ai capo reparti e addirittura molte di queste pratiche non erano notificate dagli esecutori perché erano considerate di routine. Il sottotenente Carlos Mujica, che affiancava Castañeda, riconobbe la firma di quest’ultimo in un documento trovato dai parenti di Ponce dopo la perquisizione, e acquisita come prova fondamentale nel processo.
La terza fase del processo è portata avanti dal tribunale composto dai giudici Enrique Lilljedhal, Federico Bothamley e Mario Eduardo Martínez; inoltre per la prima volta nella provincia si implementò il nuovo Codice di Processo Penale federale che permette le arringhe preliminari delle parti.
"Catamarca non era un'isola. Ci furono sequestri e sparizione di giovani nell’ambito di questo piano di sterminio. Queste due famiglie non sanno dove sono i corpi dei loro cari, ma hanno sempre creduto nella Giustizia e la Giustizia deve essere all’altezza delle circostanze”, ha dichiarato Ramiro Fresnada da parte della segreteria di Diritti umani della Nazione.

Foto: pagina12.com

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