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Nelle carceri dell'Ecuador si sono registrati nuovi disordini, con 27 prigionieri morti e circa 60 feriti tra cui alcuni agenti di polizia. Inoltre le autorità hanno trovato morto - in un luogo non ben precisato del carcere di Cotopaxi - il detenuto indicato come il presunto aggressore sessuale di un agente donna in servizio durante i disordini. Il presidente Guillermo Lasso prendendo atto della situazione ha dichiarato lo "stato di emergenza" del sistema carcerario.
"Alle mafie che cercano di intimidire questo Paese io dico si sbagliano" ha detto il presidente, ribadendo che "si sbagliano  se credono che questo governo agirà con la stessa tiepidezza di quelli precedenti. Sbagliano se pensano che gli stringermo la mano. Sarete sconfitti. Useremo tutto il potere della legge per imporre lo stato di diritto e garantire la pace e i diritti umani".
Si tratta del secondo tentativo di insurrezione in meno di sei mesi, dopo gli scontri registrati martedì 23 febbraio, che hanno provocato la morte di 79 detenuti in diverse carceri.
Invece, per quanto riguarda gli agenti aggrediti, il ministro Vela ha affermato che "sono stati adeguatamente curati" e che "si trovano in un luogo protetto".
La crisi carceraria in Ecuador è in aumento dal 2017. Secondo un conteggio effettuato dal giornalista ecuadoriano Andrés Reliche, quell'anno ci sono stati sette morti nelle carceri del Paese.
Nel 2018 i decessi sono stati 15, l'anno successivo sono saliti a 35, l'anno scorso erano 51 e finora nel 2021 sono già più di 120. Oltre alla rivolta di febbraio, che ha provocato la morte di 79 detenuti e quella avvenuta questa settimana, ce ne sono state altre, come quella registrata a fine aprile, nel carcere n°1 di Guayas, con un bilancio di cinque morti; e un altro a metà giugno con due morti.

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