Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Capo polizia nazionale haitiana: “Una persona atterrata sull’isola con chiari obiettivi politici”

Secondo la polizia di Haiti il movente dell’uccisione del presidente di Haiti Moise potrebbe essere politico. Pochi giorni fa in effetti, è stato arrestato colui che la polizia ritiene il presunto mandante, Christian Emmanuel Sanon: si tratta di un cittadino haitiano di 63 anni, che nel momento in cui è stato fermato dagli agenti stava rientrando in Florida. Secondo gli investigatori, sarebbe stato proprio lui ad aver reclutato il commando che, nella notte di mercoledì 7 luglio, ha assaltato la residenza di Moise, uccidendo lui e ferendo gravemente la moglie Martine Marie Etienne Joseph.
“Si tratta di una persona, atterrata sull’isola a bordo di un aereo privato con chiari obiettivi politici”. Questo, è quanto affermato dal capo della polizia nazionale haitiana Léon Charles, in merito allo sviluppo delle indagini sulla ricerca della “mente” dietro all’esecuzione dell’ex presidente Jovenel Moise.
L’assalto a quest’ultimo non ha subito complicazioni di alcun tipo, anzi è stato agevolato dal fatto, strano e sconvolgente che, quella stessa notte, l’intera squadra degli agenti di sicurezza del presidente non era presente. A conferma di ciò, sempre secondo quanto riportato dai media locali, “dopo l’attacco che ha visto l’esplosione di numerosi colpi d'arma da fuoco, sono stati rinvenuti sul posto solo i corpi di Moise, e di sua moglie gravemente ferita”.
Sanon a giugno era tornato nella capitale haitiana con lo scopo di diventare il nuovo presidente ed era accompagnato da diversi cittadini colombiani. Ad Haiti però, invece della carica presidenziale, ha trovato le manette con l’annessa accusa di aver architettato l’operazione omicida. Anche se, come riporta il quotidiano di Bogotà, “El tiempo”, i due americano-haitiani facenti parte del plotone composto da 28 persone, hanno confessato che “la missione era arrestare il presidente Moise, nell’ambito dell’esecuzione di un mandato di cattura di un giudice istruttore, e non di ucciderlo”.
“Quando noi, la polizia, abbiamo bloccato l’avanzata di questi banditi dopo che avevano commesso il loro crimine, la prima persona che uno degli aggressori ha chiamato è stato Sanon. Ha preso contatto con altre due persone che consideriamo autori intellettuali dell’assassinio del presidente Moise” ha dichiarato Charles, senza fornire ulteriori dettagli sull’identità dei due sospettati. Queste parole, pronunciate dal capo della polizia, sono il frutto di interrogatori effettuati ai 18 colombiani arrestati, che si è scoperto essere stati reclutati dal 63enne di origine haitiana tramite i servizi di una società di sicurezza venezuelana che porta il nome di CTU, con sede in Florida.
E’ chiaro che, l’omicidio di Moise, sia avvenuto in un periodo di assoluta crisi su vari fronti, oltre a quello politico. E che, Haiti, da qualche anno a questa parte, stagna in una destabilizzazione sociale ed economica che rende l’isola il paese più povero delle Americhe e uno tra i più poveri del mondo. Secondo una stima riportata dall'"Economist", circa il 60% degli haitiani affrontano la giornata con meno di due dollari. Inoltre, il tasso di mortalità infantile è simile a quello dei paesi dell’Africa centrale, e per quanto riguarda l’educazione scolastica si pone al terzo posto tra i popoli a più alto grado di analfabetismo.
Anche le calamità naturali non hanno risparmiato l’ex colonia francese. Il 12 gennaio 2010, un violento terremoto di magnitudo 7.3, colpì l'entroterra dell’isola in prossimità della capitale Port-au-Prince. Il bilancio delle vittime non ha tuttora una cifra definita, ma sulla base di diverse stime, si parla di oltre 350.000 morti. Poi 2016 il Paese fu colpito dall’uragano “Michael” che lasciò dietro di sé, 30.000 corpi senza vita ed enormi distruzioni.
Nell’attesa che le indagini condotte dalla polizia nazionale possano portare a giudizio tutti i nomi e cognomi dei responsabili di questo atto barbaro e disumano, restano tanti punti interrogativi attorno all’assassinio dell’ex presidente, a partire dai vari interessi economici e politici. Certo è che, per mettere in atto un’operazione tanto articolata, è necessaria la mano e il volere di più persone.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos