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La giunta militare che ha preso il potere in Myanmar lo scorso primo febbraio ha annunciato la liberazione di circa 700 prigionieri detenuti nel carcere Insein di Yangon. A dare il comunicato il direttore del carcere, Zaw Zaw, senza tuttavia fornire una lista di quelli che saranno liberati. Tra questi potrebbero esserci alcuni delle migliaia di prigionieri politici arrestati dopo il golpe. La notizia ha portato una folla di persone all'esterno del carcere, che si trova nella periferia della più grande città del Paese il quale si trova nel pieno di un'acuta crisi politica dal primo febbraio scorso, ossia da quando la giunta militare guidata dal generale Min Aung Hlaing ha preso il potere impedendo l'insediamento del nuovo parlamento dominato dalla Lega nazionale per la democrazia (Lnd) di Aung San Suu Kyi e i militari. Le forze governative - che secondo molti osservatori sarebbero appoggiati dalla Cina - hanno giustificato il proprio intervento denunciando l'inerzia della commissione elettorale a fronte di presunti brogli avvenuti in occasione delle elezioni del novembre del 2020, a seguito delle quali il Partito dell'unione della solidarietà e dello sviluppo (Usdp), da loro appoggiato, è uscito fortemente ridimensionato.
Da allora una grossa fetta della popolazione locale sta organizzando movimenti per la disobbedienza civile e prendendo parte alle proteste contro la giunta militare la quale ha reagito con una violenta repressione. Infatti secondo l'Associazione di assistenza ai prigionieri politici (Aapp) sono finora rimaste uccise oltre 860 persone, mentre altri 4.500 tra manifestanti e oppositori sono stati arrestati. Inoltre nelle ultime settimane gli scontri sono cresciuti d'intensità soprattutto nelle aree periferiche del Paese che hanno visto il coinvolgimento delle milizie armate etniche.

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