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Processo contro David Castillo per l'omicidio di Berta Cáceres: continua la lotta per una terra senza male

Le perizie delle intercettazioni telefoniche sulle comunicazioni intervenute tra le persone che hanno fatto parte della struttura criminale che sta dietro il femminicidio della attivista onduregna Berta Cáceres hanno mostrato l'implicazione di alti funzionari, ovvero dell'élite dell'Honduras, della sicurezza dello Stato e del Potere Giudiziario, nella grande campagna di diffamazione, discredit e criminalizzazione perpetrata nei confronti di Berta e del Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari ed Indigene dell'Honduras (COPINH), campagna culminata, come è ormai evidente, nell'uccisione dell'attivista.
Il processo ha avuto inizio il 6 aprile del 2021, dopo tre anni di rinvii e ritardi, e questo è il secondo processo dopo cinque anni dal suo assassinio. Nel primo processo, tenutosi il 30 novembre del 2018, sono già stati condannati sette uomini: l'ex capo della sicurezza del DESA e l'ex tenente dell'esercito speciale degli Stati Uniti Douglas Geovanny Bustillo; l'ex sergente delle forze speciali Henry Hernández; l'ufficiale delle forze speciali, ed addestrato negli Stati Uniti, Mariano Díaz Chávez; Edwin Rapalo; ed infine Edilson Duarte Meza.
La decisione del Tribunale Penale Nazionale è stata unanime ed ha concluso che il gruppo condannato ha agito su commissione, assoldato dai dirigenti della compagnia DESA affinché commettesse il crimine, motivato dalle perdite finanziarie derivanti dall’opera di difesa delle terre ancestrali da parte del popolo, dalla lotta contro l'imposizione del progetto idroelettrico Agua Zarca e dalla costante denuncia contro la militarizzazione statunitense nel territorio Lenca, proteste a capo delle quali vi era Berta.

David Castillo, co-autore del delitto contro Berta
Castillo era presidente della società Desarrollos Energéticos S. A. (DESA), titolare del progetto idroelettrico Agua Zarca della famiglia Atala Zablah; ingegnere laureato alla Accademia Militare West Point degli Stati Uniti, sottotenente dell'Intelligence Militare delle Forze Armate dell'Honduras e coordinatore del Controllo di Gestione dell'impresa Nazionale di Energia Elettrica (ENEE): risulta coinvolto, in qualità di co-autore, nell'assassinio della leader lenca.
In questo processo è emersa la partecipazione di David Castillo nelle azioni di persecuzione, pedinamento ed aggressione contro Berta Cáceres, azioni che sono culminate nel suo omicidio. Castillo ha svolto la funzione di intermediario tra la struttura di livello inferiore (sicari) e la struttura superiore, nella quale si trovano membri della famiglia Atala, una delle più ricche e potenti dell'Honduras.
Nei messaggi trovati nel gruppo "Seguridad PHAZ", di cui facevano parte David Castillo, Daniel Atala Midence (responsabile finanziario della DESA), Pedro Atala, José Eduardo Atala, Sergio Rodriguez ed altri impiegati della società DESA, è evidente la persecuzione e la criminalizzazione di cui è stata vittima Cáceres da parte dei membri della società.
"Faremo uso di tutte le nostre influenze fiscali e penali per perseguire queste azioni delinquenziali e vandaliche commesse da persone specifiche e dell'organizzazione", scrivevano nel gruppo Whatsapp.
Le conversazioni dimostrano anche il contatto tra Pedro Atala e il ministro della Sicurezza che, in una conversazione, lo rassicura sul fatto che il caso sarebbe stato considerato come crimine passionale, oltre ai dialoghi, sempre nel gruppo "Seguridad PHAZ", sulle strategie di comunicazione da adottare per svincolare la società ed i suoi membri dal delitto.

Lo stato è responsabile
Anche lo Stato dell'Honduras è responsabile dell'omicidio di Berta, dato che il Dipartimento per i Diritti Umani della Segreteria di Sicurezza si era incontrato in diverse occasioni con Berta per l'applicazione del provvedimento cautelare di emergenza emesso dal CIDH (Commissione Interamericana dei Diritti Umani), data la sua situazione di estrema vulnerabilità: provvedimento completamente ignorato dall'organismo stesso e dal Governo dell'Honduras che non applicarono assolutamente queste misure tanto che la stessa Cáceres arrivò a denunciare questa situazione.

Assassinati per aver difeso i diritti umani e l'ambiente
Al giorno d'oggi il contesto honduregno continua ad essere molto complicato dato che è uno dei paesi più pericolosi della regione per quanto riguarda la difesa dei diritti umani. Solo nel 2020 si sono registrati 20 omicidi di persone attiviste, crimini per i quali i colpevoli continuano a rimanere impuniti.
È per questo che questo processo pubblico è di rilevanza vitale, perché rappresenta un momento storico nel cammino verso la giustizia, guidato instancabilmente dal COPINH, dalla famiglia di Cáceres e dalle comunità lenca.
Questo traguardo è importante non solo per la causa di Berta Cáceres ma per tutta la società Honduregna e Latinoamericana, anche se, allo stesso tempo, sosteniamo che questo processo in sé non rappresenta ancora la giustizia, perché i mandanti del delitto rimangono impuniti (speriamo per non molto tempo ancora) e le comunità Lencas ed il COPINH continuano a subire le violenze politiche di uno Stato estrattivo che ha inasprito le sue azioni a seguito del colpo di stato nel 2009, orchestrato dagli Stati Uniti.
Speriamo che questo processo evidenzi la responsabilità di David Castillo come componente della struttura delittuosa dell'assassinio e sveli le relazioni tra i mandanti, responsabili della pianificazione e del finanziamento del delitto.
Allo stesso tempo vogliamo menzionare la nostra profonda preoccupazione per i molteplici attacchi ai quali sono sottoposti la famiglia di Berta ed il COPINH nell’ambito della ricerca di giustizia, per cui esigiamo che sia garantita la loro sicurezza, la loro vita e la loro integrità, in particolar modo durante lo sviluppo della fase orale e pubblica del giudizio e nella sua prosecuzione, per l'esposione al pericolo che questa implica.
Sono anche stati vittime di persecuzioni, ma da parte della polizia, i componenti del Campamento Viva BERTA, che si è stabilito fuori della Corte Suprema di Giustizia di Tegucigalpa sin dall'inizio del processo, e in forma permanente dall'11 di maggio. Hanno visto, in molte occasioni, come gli appartenenti alle forze di polizia, attraverso le loro pattuglie, scattano fotografie e fanno filmati dei partecipanti all''accampamento, il che è una chiara forma di violazione al diritto di protesta.
Riconosciamo che la lotta di Berta Cáceres rappresenta la resistenza delle popolazioni che hanno reagito contro l’espropriazione, i crimini e le violazioni dei diritti nel contesto di un'attività estrattiva atroce operata in Honduras ed in tutta la regione latinoamericana. La loro situazione evidenzia le violenze patriarcali che devono subire i difensori della terra, del territorio e dei diritti umani nel continente ed evidenzia la situazione specifica di rischio che le donne si trovano a vivere quando portano avanti questo impegno.
Questo processo pubblico deve permetterci di capire la forma in cui operano le strutture criminali che attentano contro coloro che difendono i diritti, contro le popolazioni indigene e le donne in tutta la regione.
Sappiamo che ottenere giustizia per Berta Cáceres significa ottenere giustizia per tutti i popoli, e che la sua voce vive in tutte le persone che difendono l'ambiente e che lottano, come dicono alcuni popoli originari di queste latitudini, per realizzare una terra senza male.

Foto di copertina: Missione di Osservazione della Causa Berta Cáceres

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