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Il Procuratore Generale Jorge Abbott (in foto) ha ordinato il riesame delle cause archiviate per presunte violazioni dei diritti umani, durante una delle sue riunioni settimanali con i procuratori regionali. Che al procuratore Abbott sia venuta "una ispirazione e abbia voluto agire in diritto? Abbott - i cui seguaci si sono distinti per essere asserviti a Piñera - ha presentato un programma che potrebbe comprendere la riapertura di cause archiviate per violazioni ai Diritti Umani relative a crimini commessi durante le manifestazioni di protesta sociale, questione che è stata mal gestita dal Pubblico Ministero.
La volontà di portare Piñera ed i suoi collaboratori civili, militari e appartenenti alla polizia al riesame ha iniziato a farsi strada nel gennaio del 2020, durante la visita di Baltasar Garzón in Cile come invitato del Foro Latinoamericano dei Diritti Umani, evento organizzato dai senatori Alejandro Navarro, Adriana Muñoz (PPD) e Juan Ignacio Latorre (RD), membri della Commissione per i Diritti Umani della Camera Alta.
Ma al di là di questo dibattito, Garzón e gli avvocati di diversi paesi sostengono, nel loro elaborato, che uno degli elementi chiave nell'azione della CPI (Corte Penale Internazionale) è la mancanza di volontà del sistema giudiziario cileno di investigare sui fatti.
Per giustificare l'intervento di questo tribunale l'argomento principale è l’archiviazione di 3.050 cause per violazioni dei diritti umani che dovevano essere oggetto di indagini da parte del Pubblico Ministero e che sono collegate alle manifestazioni tenutesi dall'ottobre del 2019.
La Corte Penale Internazionale potrebbe richiedere anni solo per dichiarare la ammissibilità del ricorso. Anche l'Associazione Americana di Giuristi ed il Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia (CRED) hanno sottoscritto l'elaborato.
Garzón e gli avvocati della Commissione Cilena per i Diritti Umani sostengono che un'altra prova dell'assenza di volontà nell'indagare sui crimini di lesa umanità sta nel fatto che neanche l'Istituto Nazionale per i Diritti Umani ha intrapreso delle azioni legali in questo senso, nonostante ne abbia il mandato legale.
"Pertanto, in accordo con quanto segnalato e visto il disposto negli articoli 5 e 7  dello Statuto di Roma, sollecitiamo il Procuratore della Corte Penale Internazionale,  in conformità all'articolo 15 del menzionato corpo iuris, ad aprire una indagine 'sulla base dell''informazione ricevuta 'riguardo ai fatti  riportati nella presente comunicazione che mostrano relazione con la Commissione di Crimini contro l'Umanità, commessi dal Presidente della Repubblica del Cile, Sebastián Piñera Echenique, e da altre autorità politiche e di polizia menzionate, valutando l'informazione che ritiene opportuna derivante 'dagli Stati, gli organi delle Nazioni Unite, le organizzazioni intergovernative o non governative e altre fonti attendibili che considera appropriate", così come consentito al comma 2 del menzionato articolo 15 dello Statuto di Roma", concludono.
"I fatti delittuosi commessi dagli agenti dello Stato cileno, principalmente membri della polizia militarizzata Carabineros del Cile, sono stati qualificati come delitti comuni,  e parliamo di omicidi, mutilazioni o lesioni, violenze ed abusi sessuali, in circostanze che invece  rappresentano chiaramente come questi siano  crimini di lesa umanità. In questo modo, per orientare e fondare il principio di complementarietà invocato, possiamo segnalare che le azioni dello Stato Cileno e dei suoi diversi organismi, in relazione all'assenza di risposta adeguata circa gli illeciti commessi dai suoi agenti, sono degenerati in un grave comportamento asimmetrico e consequenzialemente in una grave violazione del principio di uguaglianza di fronte alla legge da parte dei diversi poteri dello Stato incaricati della persecuzione penale, comportamento asimmetrico che è particolarmente complesso nelle indagini portate avanti dal Pubblico Ministero rispetto ai delitti commessi dagli agenti dello Stato (Carabineros del Cile) contro i manifestanti civili",
reclamano.
Queste posizioni, senza dubbio, sono state oggetto di dibattito accademico dall'inizio delle violazioni dei diritti umani descritti nei vari rapporti internazionali.
"(I casi) sono stati fraudolentemente qualificati ed investigati, in Cile, come delitti comuni con il deliberato proposito, in primo luogo, di sottrarli alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale, ed in secondo luogo, per preparare le condizioni che avrebbero permesso di favorirne la posteriore impunità con l'eventuale applicazione delle regole della prescrizione, o attraverso l'applicazione di possibili indulti, amnistie o leggi conclusive. Inoltre gli organismi dello Stato, incaricati di investigare e giudicare, come il Pubblico Ministero ed il Potere Giudiziario, hanno accumulato un ritardo ingiustificato nello svolgimento di questi processi e le azioni non vestono la necessaria indipendenza ed imparzialità ed il debito rispetto per il principio di uguaglianza di fronte alla legge. Tutto rende dovuto e necessario l'esercizio della giurisdizione complementare della Corte Penale Internazionale".
Il presidente della Commissione Cilena per i Diritti Umani, l'avvocato Carlos Margotta, ha segnalato al CIPER che si cerca di sanzionare le massime autorità del paese, includendo i successivi ministri dell'interno e della Difesa, oltre ai generali organi direttivi dei Carabinieri.
Per queste ragioni ai cosiddetti "prigionieri politici", che in realtà sono sequestrati dallo Stato, senza essere imputati, perché non esistono prove contro di loro, viene offerta la libertà in cambio di una firma di ammissione di colpevolezza di un piccolo reato e così chiudere il caso.
"I tribunali cileni non hanno compiuto il loro dovere di amministrare la giustizia", concludono tutti.

Foto di copertina: Twitter

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