L’intervento dei giovani del Movimento a Palermo in ricordo del migrante morto suicida una settimana fa
“Il 9 maggio Musa Balde è stato aggredito da tre italiani e nonostante le violenze e i filmati i suoi aguzzini sono stati lasciati ugualmente a piede libero dopo il suo suicidio”. A dirlo è Thierno Mbengwe, membro del movimento culturale internazionale Our Voice intervenendo ieri in piazza a Palermo davanti al Teatro Massimo. “Mentre i suoi aggressori erano liberi, Musa è stato rinchiuso al Cpr in attesa del rimpatrio”. Il giovane si è suicidato qualche giorno fa a causa dell’aggressione subita a Ventimiglia. Una morte la sua che ha scatenato grande indignazione nell’opinione pubblica. Anche se, come ha osservato il giovane attivista di Our Voice, inizialmente “tutti i quotidiani sono stati in silenzio”. “Nessuno sapeva nulla riguardo a un ragazzo, e ancor prima, essere umano che ha subito una violenza indescrivibile”, ha aggiunto. “Noi non possiamo tacere. Mussa si è suicidato ma in realtà è stato indotto al suicidio. I primi giorni dalla morte Il Corriere della Sera su Twitter ha titolato: ‘clandestino di 23 anni si suicida al CPR’. E’ una vergogna”, ha detto Mbengwe, “perché esiste una regola che disciplina i giornalisti su come debbano parlare degli stranieri. E i termini utilizzati alimentano la violenza che c’è nel Paese. Il titolo è stato cambiato poco dopo. I nostri giornali - ha denunciato - non danno dignità a chi la merita”.