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Ayman Abusharekh, un palestinese che vive in Uruguay: una toccante testimonianza

“Permettimi di parlare in arabo, la mia lingua,
prima che occupino anche quella.
Permettimi di parlare la mia lingua madre
prima che colonizzino anche la sua memoria
Sono una donna araba di colore
e noi veniamo con tutte le sfumature di rabbia.
Tutto ciò che mio nonno ha mai desiderato fare
era alzarsi all’alba
e guardare mia nonna inginocchiarsi
e pregare in un villaggio nascosto tra Yaffah e Haiffa.
Mia madre è nata sotto un albero di olivo
in una terra che dicono non è più mia.
Ma io attraverserò le loro barriere, i loro checkpoints,
il loro dannato muro di apartheid e ritornerò alla mia terra d’origine.
("Tutte le sfumature della rabbia", scritto da Rafeef Ziadah)

Ayman Abusharekh è di Gaza, ha 37 anni ed è sposato con una donna argentina conosciuta in Turchia. È traduttore, parla diverse lingue. Tre anni fa arrivò in Uruguay, e prima ancora in Argentina, in cerca di lavoro e di un luogo dove vivere in pace: "Ho lasciato la Palestina per diverse questioni. Per cercare una vita migliore, tranquilla. Ci sono molti giovani nella Striscia di Gaza che vogliono andare via, perché soffrono molto la tensione a causa dell'occupazione. Vogliono anche cercare lavoro, cercare moglie, vivere in pace”.
Uscire da Gaza è estremamente complicato, ha detto Ayman: "A Gaza non abbiamo porto, non abbiamo aeroporto, non abbiamo niente. Rinchiusi, bloccati, da 40 anni (…). C’è solo un'uscita, un check point, un incrocio, con l'Egitto. Si chiama Rafah. Non è facile uscire, devi registrarti in una lista, domani, l'anno prossimo, per uscire e andare in Egitto, per andare all'aeroporto di Egitto". "Per noi i tramiti sono molto difficili", ha segnalato. "A Gaza lottiamo contro l'occupazione perché è nostro diritto. La legge internazionale ci protegge con le leggi. Lottiamo… ci sono armi a Gaza, ci sono lotte pacifiche, ma non c'è una legge per dire che i palestinesi non possono usare le armi. Noi possiamo”.
- Hanno diritto legale o diritto morale? "Tutti e due. Immagina vivere a Gaza 40 anni rinchiusa, senza luce sufficiente, solo quattro ore al giorno. Quattro ore! E non c'è accesso all'acqua potabile".
Ayman ritiene l'occupazione del territorio palestinese da parte di Israele responsabile della morte di tanti e tante palestinesi. "La colpa, dall’inizio alla fine è dell’occupazione, nient'altro”.
"Israele è l'unico paese che esercita un'occupazione, il più barbaro del mondo. A Gaza, solo in 10 giorni, sono morte 250 persone innocenti. Perché? Israele dice che la resistenza a Gaza lancia missili contro Israele, è vero. Ma anche loro lanciano, non solo missili...
Ayman ha esortato lo Stato ebreo a fermare la violenza: "Israele, non uccidere la mia gente, perché noi vogliamo vivere nella nostra terra. È Terra Santa, terra di Gesù, terra del profeta Mohammed, terra di pace. Palestina!".
Inoltre, ha messo in discussione la visione internazionale che si pretende di imporre da una gran parte di mezzi di comunicazione di massa, cioè che essere palestinese significa essere terrorista: "Un giorno, se non ci sarà più occupazione, vivremo tutti in pace, musulmani, cristiani, ebrei. Sto vivendo qui in Uruguay, è pieno di ebrei. Argentina anche. Qui io ho lavoro, ho certificato legale, in Argentina anche. Ho Carta di Identità permanente. Perché sono terrorista? Che ne pensi?".
"Tutto il mondo sa che noi palestinesi… cananei, da 5 mila anni, viviamo in Palestina, nella Terra Santa. Gli israeliani arrivano nel 1948, per quale motivo? Per cacciarci via, per rubare la terra. Dicono 'noi viviamo in Europa, soffriamo', non c'è problema. Ma se voi volete vivere con noi in pace, come hanno detto nel 1948, ‘vivremo in pace con i palestinesi’, perché in un certo momento commettono massacri, genocidi"?.
"Ogni giorno sottraggono più terre, ammazzano più gente, tolgono più diritti, i nostri diritti. Perché? Perché loro vogliono solo ucciderci. Ci sono stati 250 morti solo in 10 giorni. In Israele 10. Mi dispiace molto, non mi piace, non mi piace per niente. Ma la metà dei 10 sono soldati, invece in Palestina 250 sono civili”.
"Per favore, smettete di uccidere la gente, fermate l'occupazione. Dobbiamo vivere in pace, nient'altro. Questo è il mio messaggio per tutto il mondo", ha detto Ayman Abusharekh, un palestinese che ha tutta la sua famiglia nella Striscia di Gaza. Suo padre, sua madre, vivono in costante pericolo a causa dell'occupazione violenta dell'esercito israeliano.
Antimafia Dos Mil ha incontrato Ayman in una mobilitazione realizzata nel centro di Montevideo, in Piazza Libertad. È preoccupato per la sua famiglia che sopravvive giorno per giorno alla tirannia imposta da Israele.
"In questi 10 giorni ho parlato con loro, a volte non hanno internet, a volte non hanno luce. Dico loro per favore mamma, per favore papà, abbiate cura di voi. Voglio tornare un'altra volta per abbracciarli… ".
Un racconto inimmaginabile per chi non lo vive in carne propria, ma estremamente doloroso per Ayman.


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In Piazza Libertad: a sostegno della Palestina


Organizzazioni sociali di Uruguay hanno manifestato nelle piazze, a sostegno della Palestina; simultaneamente, il Governo del Dr. Luis Lacalle Pou si riunisce con le autorità dell'Ambasciata di Israele, manifestando il proprio appoggio incondizionato. Nel frattempo, centinaia di migliaia di uruguaiani guardano le notizie e stanno in silenzio. Mentre queste cose succedono, 250 persone innocenti muoiono crivellate dal fuoco, le pallottole e le bombe in un territorio occupato e controllato da una delle quattro potenze belliche più grandi del mondo.
Per la seconda volta in Uruguay, c’è stata una convocazione per dare voce al popolo palestinese, e protestare contro il massacro perpetrato dal governo sionista di Israele. La manifestazione ha avuto luogo in Piazza Libertad, alla presenza di un centinaio di partecipanti. Contemporaneamente, era in atto una multitudinaria manifestazione per reclamare l'apertura delle palestre, chiuse per evitare assembramenti e quindi le probabilità dell'aumento di contagi per Covid. Una mobilitazione che ha riempito la piazza, con musica, importanti relatori ed un corteo che ha occupato la via principale della capitale, 18 de Julio. Un corteo senza restrizioni, nel centro di Montevideo.
Di fronte a una situazione con un’affluenza molto minore, il 15 maggio, fu sospesa una manifestazione nel Cuadrado del Parque Rodò, per motivi di rispetto delle misure sanitarie. Una contraddizione, persino umana se si vuole, quando si mettono a confronto i motivi delle manifestazioni: vite umane distrutte ingiustamente e forza muscolare e lavoro. Quale sarà la bacchetta che misura l'importanza delle cause e gli interessi ai quali rispondono?
In una piazza colma di gente, la manifestazione si è focalizzata sulla situazione di orrore che si vive in territorio palestinese, che comprende attualmente la Cisjordania e la Striscia di Gaza che dopo oltre 70 anni di occupazione militare da parte di Israele è ancora in piedi. La manifestazione è stata organizzata dal Comitè per una Palestina Libre in Uruguay, con l’adesione di diverse organizzazioni sociali.

In conclusione si è data lettura ad un proclama da parte di Nicolás Caraballo, membro del gruppo organizzatore, che segnalava la violenza smisurata ed ingiusta che applica il Governo di Israele da 73 anni in Palestina:
"Respingiamo categoricamente la giustificazione brandita da Israele e dal suo alleato incondizionato USA, condivisa dal nostro governo, che Israele ha diritto a difendersi. Affermiamo, nel rispetto del Diritto Internazionale, che Israele non ha diritto a difendersi da un'aggressione straniera, perché Gaza non è un paese indipendente, bensì un territorio controllato e occupato da Israele. Secondo l'ONU, la Palestina è un territorio sottomesso ad un'occupazione militare belligerante; pertanto, vi regge il Diritto Internazionale Umanitario, secondo il quale nessuna potenzia occupante ha diritto a difendersi dal paese e dal territorio che occupa. Al contrario, ha il dovere di proteggere la sicurezza della popolazione occupata".


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"Quello che sta succedendo in Israele/Palestina non è una guerra tra due fronti in pari condizioni e responsabili allo stesso modo di violenza: da un lato c’è la quarta potenza militare e nucleare del mondo, dall’altra un paese occupato che non ha, e non ha mai avuto, un esercito, né carri armati, aeroplani o navi da guerra, e che resiste al furto sistematico e quotidiano della sua terra e della sua acqua, la morte e la prigione dei suoi giovani colpevoli di aver protestato ed una vita intera privi dei diritti umani di base”.

"La causa della violenza non sono i razzi di Hamas. La causa della violenza è un regime di occupazione militare, colonizzazione incessante ed apartheid che Israele impone al popolo palestinese da molti decenni”.

"Esigiamo al governo uruguaiano di sospendere le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele fino alla sospensione dei bombardamenti sulla popolazione civile; di sostenere nell'Assemblea Generale dell'ONU l’appello ad imporre sanzioni legittime ed effettive a Israele focalizzate nel sequestro militare, per le sue gravi violazioni del Diritto Internazionale nei territori palestinesi occupati; di promuovere l'attivazione del Comitato Speciale contro l'Apartheid dell'ONU per affrontare il tema del regime di apartheid che Israele impone sulla popolazione autoctona della Palestina; e sostenere l'investigazione della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra e crimini di lesa umanità perpetrati sui territori palestinesi occupati”.


Foto © Antimafia Dos Mil e Our Voice/Leandro Gómez

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