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A Montevideo continuano le manifestazioni a sostegno del popolo colombiano. In Piazza Indipendencia, predominante la presenza di colombiani; scarso il numero di manifestanti uruguaiani

Continuano le manifestazioni a Montevideo. Questa volta la convocazione è stata per il 5 maggio in Piazza Indipendencia, cuore della capitale uruguaiana, dove un centinaio di persone ha manifestato a sostegno del popolo colombiano  brutalmente represso da parte del proprio Governo. In tutta la Colombia, per 8 giorni, centinaia di migliaia di persone sono scese in strada, chiedendo mobilitazioni, scioperi e marce per protestare contro le misure impopolari e critiche che il governo ha messo in atto per fare fronte alla crisi economica che sta attraversando il paese. Ad accompagnare queste mobilitazioni, candele, cartelli e decine di bandiere colombiane hanno illuminato la notte di Montevideo, per accendere i riflettori sulla Colombia, oggi protagonista di un sollevamento popolare in un'America latina sconvolta dai continui attacchi ai diritti dei popoli. 

La colombiana Ana María Sarmiento si è rivolta ai mezzi di comunicazione per raccontare quello che stanno facendo i gruppi di colombiani a Montevideo, manifestando quotidianamente in punti chiave come Piazza Indipendencia e l'Ambasciata della Colombia. Nel suo discorso ha contestato il governo Iván Duque per le riforme che sta applicando nei confronti della cittadinanza: "la società colombiana non ce la fa più ormai. La gente non ha da mangiare, sta vivendo situazioni terribili. È un paese con un tasso di lavoro nero molto elevato", in un momento storico in cui la pandemia del Covid non risparmia colpi. 

In Colombia, dove al conflitto per le riforme tributarie e sanitarie si aggiunge l'oltre 40% di povertà, è scoppiata una crisi sociale alla quale lo Stato ha risposto in modo spropositato e disumano. “Qui stiamo dicendo che è una crisi sociale non solo della Colombia, ma di tutta l'America latina. Il presidente non può rimanere in casa a dire che fuori non sta accadendo niente. Deve ascoltare i colombiani che stanno lì fuori dando la loro vita per la lotta, e deve ascoltare noi colombiani che viviamo all'estero e denunciamo quello che sta accadendo alla nostra gente”. 

L'artista colombiana Valencia, membro di vari gruppi di arte, rap e di dissidenza, ha chiesto che l'allerta si diffonda attraverso tutte le reti e mezzi possibili, e che si diffonda la voce ed il grido di un paese che non vuole più essere quello che paga con la propria vita e il proprio sangue, per sostenere una crisi che pesa su tutte e tutti. 

"Il governo non si sta facendo carico della crisi e la stampa conservatrice non appoggia il popolo, che è il suo popolo, e la polizia, anch'essa appartenente allo stesso popolo, cresciuta nella stessa nazione, sta assassinando e massacrando la propria gente. Abbiamo bisogno che la stampa smetta di mentire, che la polizia smetta di uccidere e che il governo si faccia carico per tutti questi assassinii, per tutte le persone che stanno soffrendo la fame, che stanno rimanendo senza abitazione, che stanno perdendo la vita per qualcosa che spetta loro, per qualcosa che è un diritto. È un diritto istituzionale che deve essere garantito e rispettato. Non lo si sta rispettando, non lo si sta garantendo, non lo si sta ascoltando né rendendo visibile."

“Ecco perché ci riuniamo, ecco perché manifestiamo, ecco perché marciamo. Perché siamo colombiane e colombiani solidali col nostro popolo e, oltre agli amici di Montevideo che vengono ad appoggiarci, ringraziamo molto voi per condividere questa informazione che, speriamo, arrivi a tutto il mondo”.

“Sappiamo che questo non è solamente un problema della Colombia bensì di tutta l'America latina, ma ora i colombiani sono quelli che hanno bisogno di aiuto e di essere ascoltati e visti, come è già accaduto a Venezuela, Cile, Perù, Bolivia, Messico, tutta l'America latina. Ora è la volta della Colombia. Perché questo non è un caso isolato, questo è qualcosa che sta avvenendo e che è reale... Adesso il governo di Duque sta censurando i pochi mezzi di comunicazione che stanno parlando e mostrando tutto quello che sta succedendo. Per favore, abbiamo bisogno che venga condiviso e che si continui a solidarizzare con quello che sta accadendo. Molte grazie”.

Il popolo uruguaiano si è avvicinato molto timidamente a mostrare la sua solidarietà, nonostante gli oltre 20 morti, i quasi 1.000 casi di violenza poliziesca sproporzionata e le violenze sessuali, tutti orrori perpetrati dalla Polizia colombiana. Il freddo dell'autunno, ogni giorno più intenso per la vicinanza dell'inverno in queste latitudini, sembra penetrare più in profondità nella coscienza dei montevideani, paralizzandoli e costringendoli a rinchiudersi in casa e a guardare in televisione, osservando attraverso i grandi media, come i colombiani vengono feriti ed assassinati per mezzo delle pallottole sparate dal proprio Stato, e come giovani ed adulti vengono picchiati e violentati. 

Il popolo uruguaiano osserva in silenzio, come a Montevideo, alcune persone vestite con bandiere alzano disperatamente la voce per farsi ascoltare. Forse  timorosi per via del Covid 19, provano fastidio nel vedere quelle persone assembrate, che stanno dando voce ai migliaia di colombiani che stanno morendo e che vengono brutalmente repressi, colpiti e massacrati, ma si dimenticano di una pandemia molto più letale: l'indifferenza. Fino a quando non comprenderemo questo, la nostra umanità continuerà ad affondare, e i popoli coraggiosi dovranno continuare a scendere in strada ed invitare i propri fratelli a svegliarsi, a porre un freno contundente a tanta ingiustizia e a tanta disuguaglianza. 

Affinché i popoli raggiungano la propria libertà, l'unione deve essere la meta principale. Solo così il cambiamento sociale sarà una realtà. 

Foto © Antimafia Dos Mil e Our Voice / Romina Torres

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