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Il razzismo negli USA non si ferma, nemmeno dopo la sentenza Floyd

Giustizia è stata fatta, almeno per George Floyd. Sono passati ormai quasi 11 mesi dal giorno in cui perse la vita, un lasso di tempo molto lungo che ha visto gli USA cambiare, scendere in piazza, e prendere nette posizioni. Per tutta la durata del processo si sono verificati tanti altri eventi di brutalità e razzismo da parte della polizia nei confronti degli Afroamericani, altre uccisione, altre violenze, che hanno mostrato realmente come sia la polizia Americana.
Proprio la sua morte fu la scintilla che fece scoppiare le proteste e le manifestazioni avvenute in questi mesi in America, morte avvenuta per mano dell’agente di polizia Derek Chauvin ritenuto colpevole di tutte e tre i capi d’accusa: omicidio colposo, preterintenzionale, e di terzo grado.
Ma procediamo con ordine. Chauvin uccise Floyd il 25 maggio dell'anno scorso, trattenendolo a terra con il ginocchio sul collo per ben 8 minuti e 46 secondi, facendolo poi morire soffocato. Questo fatto fece clamore in tutto il mondo, e le proteste e manifestazioni furono numerose. Un altro omicidio a sfondo razziale nel 2020. Si può interpretare questa tragedia come uno dei tanti campanellini di allarme che vorrebbero metterci ancora in guardia sul problema del razzismo, ma visto il risultato del processo possiamo vedere questa tragedia come un punto di inizio, per la lotta al razzismo, per l’inizio del percorso di cambiamento che dovrà avvenire negli Stati Uniti e in tutto il mondo, ma di sicuro non possiamo interpretarlo come un punto di arrivo, perché come abbiamo notato durante tutto il processo le persone non bianche in America e nel mondo hanno continuato a subire brutalità, violenze e discriminazioni. Non è abbastanza che gli Afroamericani, gli Africani, i Sudamericani, insomma le persone non bianche ricevano giustizia, sarà abbastanza però quando non subiranno più ingiustizie, quando verranno trattati come esseri umani.
A testimonianza del fatto che le discriminazioni non sono finite, abbiamo il fatto che a poche ore dalla sentenza del processo Floyd, a Columbus, nell'Ohio, viene uccisa una ragazza afro-americana di 16 anni. L'11 aprile di quest'anno invece Daunte Wright perse la vita a seguito di un colpo di pistola sparato da una poliziotta, che si difese poi dicendo che credeva di aver estratto il teaser, e non l'arma da fuoco. Prima di Floyd ricordiamo invece l'omicidio di Breonna Taylor, il 13 marzo 2020, a seguito di una sparatoria da parte di tre agenti che stavano perquisendo la casa della donna afro-americana. Come vedete, di omicidi ne sono stati commessi, e questi sono solo alcuni che fanno parte di una lunghissima lista. George Floyd è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il caso che ha incendiato di più i social, ma è solo uno dei tanti. È inaccettabile che ancora oggi, nel 2021, bisogna sentire notizie di omicidi o torture a sfondo razziale.
Se si guardano i video degli arresti negli USA, si può notare la differenza con cui viene arrestata la persona bianca, con decisione ma con rispetto, e la persona nera, con brutalità fino ad arrivare a volte alla sua uccisione.
Pochi giorno dopo l'omicidio Floyd partirono le proteste in tutto il mondo. Oggi si vedono ancora persone che “scherzano” sull’accaduto, l’ultima un insegnante dell’istituto Lamar Elementary di Greenville Texas, che il giorno della sentenza del processo Floyd ha pubblicato su Facebook una foto, in cui si vede il suo piede che sembra premere sul collo di un bambino afroamericano di dieci anni. Ma la vera domanda che una persona dovrebbe porsi è cosa ci sia di così esilarante, da portare a scherzare su una figlia che ha perso il suo papà? Sui genitori che perdono i loro figli?
Se siamo in grado di vedere fatti tragici come questi che dimostrano quanto la società stia andando sempre più verso il degrado, e rimanere indifferenti o addirittura scherzarci sopra, dovremmo ritenerci colpevoli almeno tanto quanto lo è Derek Chauvin se non di più.
La sentenza del processo Floyd non rappresenta il traguardo, ma solo un punto di partenza, come andrà a finire ancora non lo sappiamo.

* Our Voice commissione antirazzismo (Thierno Mbengue, Samuele Sparacio, Miriana Mastrangelo, Gisele Yabre)

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