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Inviato Biden a summit di Vienna. Teheran: 'Annunci promettenti'

Col passare dei mesi assume sempre più concretezza una svolta degli Stati Uniti sul ritorno all'accordo nucleare iraniano. Ad aprire la strada a una possibile soluzione è l'annuncio dell'inviato speciale di Joe Biden per l'Iran, Robert Malley (in foto), sulla disponibilità dell'amministrazione americana a revocare le sanzioni "in contraddizione con l'intesa". Parole subito accolte con favore dalla Repubblica islamica, che le ha definite "promettenti". Uno scambio a distanza che ha fatto cominciare sotto buoni auspici i nuovi colloqui a Vienna tra i partner del patto del 2015 (Jcpoa), in cerca di una soluzione diplomatica per rilanciarlo dopo l'abbandono unilaterale di Donald Trump nel 2018. E per la prima volta da allora, gli Usa si sono presentati ai colloqui, cui pure formalmente non possono prendere parte. Con la mediazione europea, la delegazione di Washington, guidata da Malley, ha iniziato a seguire a poca distanza i lavori dei rappresentanti di Iran, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania. I diplomatici di Bruxelles fanno la spola tra due alberghi della capitale austriaca per cercare di ridurre le distanze tra le parti. Ora dopo ora, l'ottimismo sembra crescere. Questa prima tornata di colloqui è stata definita un "successo" dall'inviato di Mosca, l'ambasciatore Mikhail Ulyanov. Per arrivare al risultato finale, potrebbero volerci settimane. "Ma la cosa più importante - ha sottolineato il diplomatico russo - è che il lavoro pratico per il raggiungimento di questo obiettivo è cominciato". Dopo mesi di stallo diplomatico su chi tra Teheran e Washington dovesse fare il primo passo, le trattative per sbloccare la situazione sono entrate nel vivo. La Repubblica islamica insiste sulla rimozione di tutte le sanzioni, respingendo intese "passo dopo passo", e assicura di essere pronta a sua volta a tornare immediatamente al pieno rispetto dei propri obblighi, revocando tra l'altro l'arricchimento dell'uranio al 20%. "Giudichiamo questa posizione degli Usa realista e promettente. E questa posizione potrebbe essere il punto di partenza per la correzione del processo sbagliato che aveva messo la diplomazia in uno stallo", ha detto il portavoce del governo di Teheran, Ali Rabiei, suggerendo che un accordo "definitivo potrebbe essere raggiunto nelle prossime settimane". Ma le incognite restano dietro l'angolo, come la possibile richiesta della Casa Bianca di allargare la discussione al programma missilistico di Teheran. Un tema su cui l'ala più vicina alla Guida suprema Ali Khamenei ha escluso ancora oggi margini di trattativa. Questo primo incontro a Vienna è giudicato "costruttivo" anche dall'Ue. “C’è unità e ambizione per un processo diplomatico congiunto con due gruppi di esperti sull'attuazione del nucleare e sulla revoca delle sanzioni", ha dichiarato Enrique Mora, vice segretario generale del Servizio europeo per l'azione esterna e coordinatore del negoziato, che promette ora di intensificare i "contatti separati con tutte le parti interessate, compresi gli Stati Uniti". Per Bruxelles, serviranno "sforzi comuni" per capire "quali sanzioni potranno essere tolte". E la chiave di questa fase dei colloqui sembra proprio questa. Non a caso, la delegazione iraniana, guidata dal viceministro degli Esteri Abbas Araghchi, include rappresentanti della Banca centrale e del ministero del Petrolio di Teheran, che gestisce il settore più colpito dalle restrizioni imposte da Trump.

Fonte: Ansa

Foto © Sénat is licensed under CC BY-NC-ND 2.0

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