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Il Segretario Generale dell'OEA (Organizzazione degli Stati americani) dovrà rispondere di aver "incoraggiato” il colpo di Stato nella nazione andina

Jeanine Añez sotto custodia cautelare. La giustizia boliviana ritiene che abbia assunto il potere de facto

Trentasei morti, più di ottocento feriti, millecinquecento persone arrestate e circa cento perseguitati dallo Stato per la loro affiliazione politica: queste sono le cifre ufficiali del bilancio del colpo di Stato dell'ex senatrice boliviana Jeanine Añez (in foto) da quando, a novembre del 2019, si autoproclamò presidente della Bolivia. La donna ha rinnegato il proprio popolo attaccandolo direttamente mediante le forze repressive dello Stato, togliendo perfino la Wiphala (*) dal Palazzo di Governo - conosciuto anche come Palacio Quemado - ed installando la Bibbia, come una provocazione che ricorda il massacro, il genocidio e l'invasione del cattolicesimo a danno dei popoli e delle culture dell'Abya Yala, contravvenendo in questo modo alla laicità dello Stato, contemplata dalla Costituzione stessa.
La Magistratura della Bolivia ha disposto l’arresto di Añez, con l’accusa di sedizione, terrorismo e cospirazione. Inoltre, l'ordine d’arresto è stato esteso a sei capi militari e cinque ex ministri in carica al momento del colpo di Stato a novembre del 2019.
Da parte sua, il Segretario Generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), Luis Almagro, è stato accusato dalla Magistratura boliviana di non aver rispettato gli accordi tra la nazione e l’Ente, e di aver istigato il colpo di Stato nel paese andino, in seguito alle ripercussioni della presentazione di un rapporto preliminare che segnalava "irregolarità" nelle elezioni presidenziali. Alla pubblicazione del pre-rapporto nell’ottobre del 2019, seguì una crisi politica che portò alle dimissioni dell'ex presidente Evo Morales e alla successiva presa di potere da parte di Añez, di Unidad Demócrata (partito oppositore del MAS di Evo Morales), dopo le dimissioni a catena di diverse autorità che dovevano assumere il mandato del paese.
È il Ministro della Giustizia boliviano, Iván Lima, a portare a processo Almagro, ritenendo che debba rendere conto delle "persistenti azioni di ingerenza" contro la Bolivia, come il rapporto preliminare sulla presunta frode elettorale, mai dimostrata, e le sue dichiarazioni pubbliche al riguardo.
A questo proposito, il ministro ha affermato che “c’è stata una chiara e flagrante violazione delle azioni concordate tra la Bolivia e l’OEA, da parte dell’OEA e di Luis Almagro”.
Ma l'ex di sinistra Luis Almagro nega i fatti, e lo stesso fanno tanti mezzi di comunicazione quando nei loro titoli si riferiscono alla condanna contro Añez come ad una "rivincita", "vendetta" o "commozione".
L'OEA continua persistentemente a dimostrare la sua condotta di difesa degli interessi stranieri, negando il colpo di Stato di Jeanine Añez, ma negando anche i morti, le detenzioni ingiustificate, le persecuzioni e quello che Evo Morales definisce “crimini di lesa umanità” commessi sistematicamente da parte del governo de facto, che inoltre ha ritardato di diversi mesi il ritorno alle urne del popolo boliviano e pertanto, il ritorno alla democrazia.

(*) Bandiera che rappresenta le nazioni native dell'America Latina, o Abya Yala, come i popoli originari chiamano il continente

Foto © User:Telluride749 is licensed under CC BY 3.0

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