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Ieri a a Yangon 59 manifestanti uccisi. Secondo la Ong sono state utilizzate dai militari armi da guerra

I militari golpisti in Myanmar continuano a reprimere nel sangue le proteste pacifiche della società civile con la violenza. Nella sola Yangon, le forze di sicurezza birmane hanno ucciso ieri 59 manifestanti e ferito altri 129 in quella che viene descritta come la giornata più sanguinaria dal 1° febbraio, giorno del colpo di Stato. Il bilancio sale a oltre 130 morti e duemila feriti tra i manifestanti. Le ultime denunce arrivano da Amnesty International, che in un nuovo studio ha visionato 55 filmati. Il risultato è che è in atto un uso crescente della forza e "molte delle uccisioni documentate equivalgono a esecuzioni extragiudiziali". I battaglioni più pericolosi sono stati schierati dall'esercito sin dall'inizio delle proteste. Tra questi, anche la 33esima fanteria leggera, già impiegata contro la minoranza Rohingya nel 2017. Secondo Joanne Mariner, direttore della Crisis Response dell'organizzazione per i diritti umani, "queste tattiche militari sono tutt'altro che nuove, ma le loro follie omicide non sono mai state viste in diretta dal mondo". L'armamento utilizzato è un altro fattore di allarme in questa situazione esplosiva. Amnesty denuncia che l'esercito birmano sta contrastando le proteste usando persino armi da guerra. Dettagli non trascurabili, visto che il diritto internazionale vieta categoricamente l’utilizzo di armi da fuoco in questi contesti, se non in alcuni casi estremamente circoscritti. "L'armamento utilizzato dall'esercito rivela una deliberata e pericolosa escalation nella tattica", ha dichiarato ancora Mariner. Le immagini analizzate dall'organizzazione in alcuni casi non danno adito a molte interpretazioni. Come un video del 3 marzo, filmato in una zona di Yangon, in cui degli agenti portano un uomo verso un altro gruppo di forze di sicurezza quando, a un certo punto, un ufficiale gli spara e l'uomo cade a terra e vi rimane finché alcuni agenti lo portano via. Oppure c’è un video del giorno prima, in cui un cecchino spara obbedendo all'ordine di un comandante, che gli indica determinati manifestanti. E un altro ancora, in cui un militare presta il fucile a un agente di polizia. "Questa clip non solo mostra uno spericolato disprezzo per la vita umana, ma rivela anche un coordinamento deliberato tra le forze di sicurezza", dice Mariner. L'Onu ha condannato la risposta violenta alle manifestazioni, ma non ha imposto sanzioni reali verso i militari birmani per l'opposizione di Russia, Cina, India e Vietnam.

Foto © Ninjastrikers

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