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Uccisi anche 4 minori secondo Save the children

Le Nazioni unite hanno confermato che almeno 54 persone sono state uccise da agenti di polizia e militari dal colpo di stato del 1° febbraio in Birmania, mentre oltre 1.700 sono state arrestate e incarcerate arbitrariamente. Il bilancio effettivo, informa una nota, potrebbe tuttavia essere molto più alto visto che queste sono soltanto le cifre che l'Ufficio è stato in grado di verificare. Dei 54 morti documentati, almeno 30 persone sono state uccise mercoledì a Yangon, Mandalay, Sagaing, Magway e Mon dalle forze di sicurezza; un'altra persona è stata uccisa martedì, 18 domenica e cinque in precedenza. "È difficile stabilire quante persone abbiano subito ferite, ma informazioni credibili indicano che siano, come minimo, centinaia", sottolinea l’Onu. Dal 1° febbraio, inoltre, più di 1.700 persone sono state arrestate e detenute arbitrariamente in relazione alla loro partecipazione a proteste o al coinvolgimento in attività politiche, inclusi membri del Parlamento, attivisti politici e funzionari elettorali, autori, difensori dei diritti umani, insegnanti, operatori sanitari, dipendenti pubblici, giornalisti, monaci e celebrità, sottolinea l'Onu. Tuttavia, è probabile che il numero effettivo di persone detenute sia molto più alto, dato che le dimostrazioni avrebbero avuto luogo in 537 località in tutto il Paese, dove il monitoraggio non è sempre stato possibile. I rapporti indicano anche che alcune persone sono già state condannate a pene detentive che vanno da sette giorni a due anni, mentre altre sono state incriminate e sono in attesa di processo. Altre 61 sono ricercate dalle autorità militari.
Il numero di arresti e detenzioni arbitrari è aumentato negli ultimi giorni: solo mercoledì sono state arrestate almeno 700 persone, sottolinea l'Onu. In molti casi, si dice che soldati e polizia stiano conducendo perquisizioni porta a porta per arrestare persone. Mentre alcuni vengono poi rilasciati, in molti casi i parenti hanno informato l'Ufficio delle Nazioni unite per i diritti umani di non aver ricevuto alcuna informazione su dove siano detenuti i loro cari. La famiglia di un leader della comunità di Rangoon ha dichiarato di non aver avuto notizie da quando è stato portato via dai soldati dalla sua casa, nel cuore della notte il 1 febbraio.

Anche bambini rimasti uccisi
Nemmeno i minori sono rimasti indenni dalla scia di violenza dei militari golpisti. Domenica 28 febbraio, riporta Save the Children, un ragazzo di 17 anni è stato colpito alla testa ed è morto a Bago; martedì 2 marzo, un ragazzo di 16 anni è morto per una ferita da arma da fuoco a Taung Twin Gyi, Magway. Secondo i resoconti dei testimoni, è stato ucciso da un soldato a bordo di un convoglio di tre camion militari: i militari hanno preso il corpo e sono andati via. Mercoledì 3 marzo, secondo fonti locali, un ragazzo di 14 anni a Myin Gyan è stato ucciso da colpi d'arma da fuoco e nella stessa giornata un ragazzo di 17 anni sarebbe stato ucciso a Monywa.

Foto © Ninjastrikers

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