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Afghanistan, Iraq, “Defence Innovation” e #Nato2030. E' un programma particolarmente ricco quello che è stato sviluppato la scorsa settimana alla tradizionale ministeriale Difesa di Bruxelles a cui, oltre al segretario generale Jens Stoltenberg (in foto), ha partecipato anche Lloyd Austin, il nuovo capo del Pentagono nell’amministrazione di Joe Biden.
Un incontro in cui Stoltenberg ha richiesto maggiori contributi economici ai paesi europei alleati e una rinnovata collaborazione per poter aumentare l’impegno nei futuri scenari operativi, mentre Austin ha ricordato l’obiettivo primario di proteggere le popolazioni e i territori.
L’agenda Nato 2030 vede dunque un elenco di nuove strategie, diversi fronti operativi e maggiori dotazioni belliche per fronteggiare eventuali “minacce” più o meno già individuate.
Del resto non mancano articoli come quello del segretario alla difesa Usa in cui vi sono allusioni all’aggressività e la coercizione di Russia e Cina, che potrebbero dare adito ai malpensanti ad un ritorno alle logiche della Guerra fredda.
E ciò avviene mentre Pechino è stata confermata come primo interlocutore commerciale d’Europa, scavalcando il primato degli Usa.

Maggiore cooperazione
“Spendere più soldi insieme sarà un'espressione della forza del nostro impegno ai sensi dell'articolo 5, la promessa di difenderci a vicenda. Contribuirà anche a una più equa distribuzione degli oneri” ha riferito Stoltenberg in un’intervista all’emittente norvegese NRK. La proposta del segretario generale della Nato, dal quartier generale, potrebbe richiedere maggiori sforzi economici da parte dei paesi membri, forse con la possibilità di poter aumentare l’impegno. Infatti è stata proposta la partecipazione alle spese per almeno il 2% del pil relativo ai fondi della difesa e potrebbe significare che gli altri Stati membri si assumerebbero maggiori responsabilità, compresi chi non ha aderito alle operazioni.
Il segretario stampa del Pentagono John Kirby ha evidenziato: "Il segretario Austin ha sottolineato che il compito più importante della NATO è proteggere le nostre popolazioni e i nostri territori presentando una deterrenza credibile e un esercito forte”.
Parole che spiegherebbero il perché di numerose manovre militari che hanno interessato nelle scorse settimane tanto l'Alleanza quanto la Russia.
Punti su cui è facile pensare si sia discusso durante la videoconferenza la scorsa settimana. Questioni che potrebbero confluire nella definizione di nuovi obiettivi su come rafforzare l'Alleanza.

Terza guerra mondiale?
Nel rapporto è stato consigliato di rafforzare il Consiglio Nord Atlantico, principale organo direttivo della Nato in cui si riuniscono ministri della difesa e degli esteri, oltre a capi di stato e governo. E' stato proposto anche di dotare il fianco orientale con “adeguate capacità militari nucleari” in accordo con la fine del Trattato sulle forze nucleari intermedie e questo potrebbe prevedere un’accelerazione dell’armamento dei Paesi europei.
Così sono stati previsti vari scenari operativi per l’Alleanza Atlantica in cui è posta attenzione anche a possibili aggressioni da oriente e dal sud del mondo, che potrebbero causare una nuova corsa agli armamenti.
In un articolo apparso sul Washington Post Lloyd Austin ha scritto: “Comportamenti aggressivi e coercitivi da parte di spavaldi concorrenti strategici come la Cina e la Russia rafforzano il nostro credo nella sicurezza collettiva”.

Relazioni Nato
In risposta al segretario generale atlantico che ha invitato ad aggiornare la posizione degli alleati nei confronti della crescita economica cinese e alle logorate relazioni con la Russia, Hua Chunying ha replicato: "Vedo queste affermazioni come gli avanzi del modo di pensare della Guerra Fredda. La Cina segue un concetto di sviluppo pacifico. La nostra strategia militare è difensiva. La Cina è un costruttore del mondo internazionale e un protettore dell'ordine internazionale. Abbiamo contribuito alla pace nel mondo e continueremo a farlo. Lo sviluppo della Cina ha offerto opportunità a tutto il mondo”.
Parole che evidenziano una netta contrapposizione fra due differenti logiche e potrebbe fare un parallelo fra l’attuale situazione geopolitica e quella della storia recente tra Nato e Urss.

Cina sorpassa gli Usa
“La rapida ripresa della Cina dalla pandemia e le misure per sostenere i consumi interni sono state una forza trainante nel mantenere le esportazioni di beni dell'Ue verso la Cina a un livello stabile e persino leggermente superiore. Inoltre, la capacità di ripresa delle filiere in Cina ha certamente posto una solida base manifatturiera per le necessità maggiori del mercato UE” ha spiegato Xu Haifeng presidente di Bank of China.
Sono concordi i dati Eurostat, il sorpasso si è verificato come conseguenza di un aumento delle importazioni dalla Cina del 5,6%, per un totale di 383,5 miliardi di euro, un incremento delle esportazioni europee del 2,2% (202,5 miliardi di euro). Al contrario le importazioni dagli Stati Uniti sono calate del 13,2% e sono scese a 202 miliardi di euro, le esportazioni hanno visto una flessione negativa dell'8,2% attestandosi sui 353 miliardi di euro. Questi dati potrebbero essere il risultato degli accordi bilaterali di investimento fra Cina ed Unione europea, ideati per equilibrare il mercato fra le due economie.
Se la questione economica può essere considerata come un deterrente rispetto ad una possibile nuova guerra, proprio la crescita delle tensioni tra Stati Uniti e Cina generano una certa apprensione.
A questo clima di tensione si aggiungono poi le parole del Presidente russo Vladimir Putin al World Economic Forum di Davos. Nel suo intervento dello scorso 27 gennaio ha incoraggiato l’estensione del trattato New Start, indicandola come una buona direzione da seguire, per poi ricordare come nel passare del tempo “i punti di mancato accordo, tuttavia, continuano ad intensificarsi”. Quindi ha concluso con un monito: “Come ben sappiamo, l'incapacità di risolvere tali disaccordi ha portato ad una catastrofica Seconda Guerra Mondiale nel ventesimo secolo”.

Foto © Imagoeconomica

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