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La quarta tranche del processo ESMA è iniziata il 13 agosto del 2018 e dovrebbe concludersi quest’anno. Ancora oggi non si conosce quante vittime passarono per l’ESMA. La condizione stessa di prigionia delle vittime e soprattutto il silenzio degli accusati ha fatto sì che finora si siano ufficialmente registrati poco meno di 1.200 casi su un totale di 5000 persone che si stima siano transitate per il sopracitato centro clandestino. All’apertura del processo iniziale erano 10 i genocida incriminati di 816 delitti commessi contro le vittime, ma durante il decorso del processo, quattro di loro sono deceduti senza aver ricevuto una condanna. Dei restanti sei è da segnalare il caso di Horacio "Pantera" Ferrari, che a novembre dello scorso anno, a processo quasi concluso, è stato esentato dal processo con una decisione alquanto discutibile della Corte Suprema.

Su questi temi abbiamo dialogato con Adrián Krmpotic, avvocato dell’accusa che rappresenta Carlos Lordkipanidse e Patricia Walsh in questa quarta tranche del processo ESMA.  

AM) Siamo già nella quarta tranche del processo e tra qualche mese conosceremo le sentenze. Dal punto di vista processuale, cosa abbiamo ancora in sospeso? Qual è la situazione di Horacio Ferrari? Potrebbe sfuggire ad una condanna?

AK) "Mancavano le ultime parole di uno degli imputati, Carrillo. Doveva deporre a dicembre, ma si è ammalato di COVID e quindi l’udienza è stata posticipata e fissata per il 18 gennaio. Mancavano anche le ultime parole di Ferrari ma è stato esentato dal giudizio perché, un anno e mezzo fa, il Tribunale di Cassazione, nelle persone dei giudici Carlos Mahíques e Guillermo J. Yacobucci, ha accolto la ricusazione della difesa di Ferrari nei confronti dei giudici Obligado e Palliotti. La difesa si appellava al fatto che era già stata emessa sentenza nel processo ESMA unificato, dove erano già stati esaminati i fatti imputati a Pantera. Ma è chiaro che nel processo ESMA unificato non si associava Pantera con Horacio Luis Ferrari, quindi, nel processo attuale, bisognava dimostrare che Pantera è Ferrari. Inizia così un lento e difficoltoso iter burocratico fin quando, qualche mese fa (nov. 2020) la Corte ha deciso, sulla base di uno strumento processuale di assoluta discrezionalità, che consente alla Corte di escludere un’imputazione senza spiegarne le ragioni. Il processo è rimasto così appeso ad un filo, perché anche se ci sono state delle accuse dimostrate contro Ferrari, i giudici preposti non possono condannarlo.

Cosa fare quindi con Ferrari? Bisogna fare un nuovo processo? Quello che capiamo è che questo fatto cristallizza l'impunità. Ferrari ha inoltre avuto la grazia da parte della Corte della sospensione di prigione preventiva mentre è in corso il processo, uno scandalo enorme che non succede mai. Quindi Ferrari si trova in libertà e la sua libertà non si sente minacciata in nessun modo, almeno per i prossimi anni. E considerato che Ferrari sfiora già gli 80 anni, la cosa più probabile è che finisca i suoi giorni senza alcuna condanna a suo carico". 

AM) Chi è Horacio Ferrari? Cosa ci puoi dire di lui? Quali sono le prove che ha la giustizia contro di lui? 

AK) "Horacio Ferrari era fortemente impegnato nel ‘grupo de tareas’ (militari in borghese) con lo pseudonimo di Pantera. Il nome Pantera era molto noto ampiamente noto già nel processo ‘Causa 13’ (processo contro le giunte militari), arrivato a sentenza nel 1985), in cui si parla di qualcuno soprannominato Pantera. Lui stava molto attento che nessuno dei detenuti conoscesse il suo vero nome. Tuttavia il nome di Horacio Ferrari figura in un elenco di onorificenze richiesto dall'Ammiraglio Emilio Massera nell'anno ‘78. Cosa venne in mente a questi imbecilli? Di far preparare i diplomi ad un sequestrato (*Ricardo Coquet). Cosa fece il sequestrato? Fece tutti i diplomi e copiò in un elenco a parte i nomi di tutte le persone. In questa maniera si riuscì a conoscere il vero nome di una buona parte dei militari inseriti nei ‘grupos de tareas’ 3.3.2”.

AM) È inspiegabile che l'armata, operando nella clandestinità, potesse esporsi in quel modo… 

AK) “Voi sapete che ogni cosa era regolamentata. C'era un regolamento, scritto già nel 1968, che stabiliva tutte le funzioni che doveva avere il centro. Persino la sorte dei minori sequestrati. L’ESMA non rispetta il regolamento e non definisce la situazione del detenuto, né la sua libertà né l’eliminazione fisica. Decidono di tenerli lì, per avere manodopera schiava. Non furono molte persone, ma sufficienti, grazie ad una certa flessibilità nelle condizioni di prigionia (come ad esempio riuscire a vedere), e grazie alle loro testimonianze è stato possibile ricostruire in che modo operava ogni settore dell’ESMA. Altrimenti nessuno dei sequestrati sarebbe riuscito a realizzare una ricostruzione del posto. La maggior parte dei sopravvissuti viene da questo gruppo e sono loro ad aver fornito le prove più schiaccianti per riuscire a portare queste persone sul banco degli imputati. È nato anche uno scontro tra gli ex ufficiali del ‘grupo de tareas’, perché c’era chi preferiva uccidere i prigionieri. Pantera era tra loro. Viene da pensare che Pantera conosceva i precedenti del processo di Norimberga e forse pensò che era meglio non essere accusato”.  

AM) Cosa ne pensa a grandi linee dei processi per crimini di lesa umanità in Argentina e cosa può dirci dell’avvocato difensore di genocida, Dr. Fanego (*) che a volte ha adottato in questo processo parole offensive e dolorose per i familiari delle vittime? 

AK) Riguardo a Fanego per me è inammissibile quello che fa. Se un avvocato dice le cose che dice Fanego, va oltre il suo dovere di difensore, e lui è fortemente vincolato alla politica genocida e non lo nasconde neppure. Nessuno dei suoi assistiti si è fatto carico delle imputazioni a loro attribuite. Noi invece affrontiamo la rappresentazione dei nostri assistiti come militanti, non nascondiamo quella realtà”.

AM) Noi notiamo che la maggioranza degli accusati per crimini commessi durante la dittatura si servono della stessa strategia di difesa. Come se volessero muoversi in modo collettivo, rispondendo sempre in blocco…

AK) "Purtroppo quel patto del silenzio ci colpisce nel nostro ultimo scopo in questo tempo che stiamo vivendo, dove vediamo dei compagni morire, che è ritrovare i bambini scomparsi durante la dittatura. Credo che ci siano degli obiettivi più nobili in questo momento. Se servisse realmente, concederei la libertà in cambio di informazioni sulla localizzazione dei bambini e di dati sui luoghi di sepoltura. Sarebbe positivo che qualcuno ci dicesse dove possiamo trovare i resti, per poterlo comunicare alle famiglie e chiudere in qualche modo questo capitolo. A questo proposito, proprio la mancanza di informazione rientra nella perversità della dittatura che sopravvive con il passare del tempo, ed è la loro grande vittoria in questo presente.” 

Come ogni animale, la sete di sangue lo annulla, gli offusca la capacità di giudizio e non si pone domande. Horacio Ferarri, con i suoi 80 anni, è oggi una pantera vecchia e lenta che non si muove più come prima. Ma tuttavia, la giustizia argentina (fa male dirlo) non può smettere di dargli la caccia.

Sono 30.000 

Nunca más significa Nunca más.

* da Argentina

Foto tratta da: laimposible.org.ar

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