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Cerimonia con tante star ma senza la passeggiata finale dal Campidoglio alla Casa Bianca

Washington. Neanche una parola sull’assalto a Capitol Hill. Joe Biden è convinto di poter superare lo shock del 6 gennaio, spostando l’attenzione sulle proposte per il rilancio dell’economia e sulla gestione della pandemia. Giovedì 14 e ieri, venerdì 15, il presidente eletto si è presentato davanti alle telecamere per presentare prima il piano anti-recessione e poi quello sulla vaccinazione. Senza, però, accettare domande dai giornalisti che, inevitabilmente, sarebbero andate a spiovere sui tumulti, il ruolo di Donald Trump, l’impeachment.
D’altra parte è anche difficile fare finta di niente con la capitale presidiata da 21 mila soldati della Guardia nazionale. Lo staff di Biden sta organizzato una cerimonia quanto più possibile in linea con la tradizione. Anche se sarà quasi tutta virtuale e senza la passeggiata finale dal Campidoglio alla Casa Bianca. Ci saranno, comunque, tante star. La mattina la giovane poetessa afroamericana Amanda Gorman, 22 anni, leggerà alcuni componimenti. Lady Gaga, invece, si misurerà con l’inno americano. Chiuderà la performance Jennifer Lopez. La sera ancora spettacolo con uno show televisivo condotto dall’attore Tom Hanks insieme con Eva Longoria e Kerry Washington. Nutrita la lista di ospiti: Bruce Springsteen, John Legend, i Foo Fighters, Justin Timberlake, Jon Bon Jovi, Demi Lovato.
In parallelo scorre la procedura di impeachment. Mercoledì 13 i deputati hanno votato messo sotto accusa Donald Trump per «incitamento alla insurrezione», ma ieri la Speaker Nancy Pelosi non ha chiarito quando trasmetterà la risoluzione al Senato, per la fase finale del processo.
È il primo imbarazzo del nuovo corso: la base parlamentare preme per un verdetto immediato; ma Biden chiede che l’impeachment non oscuri il suo discorso di insediamento. Di più: il neo presidente ha bisogno di un clima di dialogo, se non di collaborazione, con i repubblicani. E al momento nessuno può prevedere quanto saranno aspre le divisioni interne ai conservatori.
Ma lo capiremo presto, probabilmente già dalla prossima settimana. Biden giura sulla Costituzione il 20 gennaio. Nei giorni successivi presenterà al Congresso l’American Rescue plan, un gigantesco intervento da 1.900 miliardi di dollari (equivalenti a 1.570 miliardi di euro), pari a quasi il 10% del prodotto interno lordo. Circa la metà dell’importo coprirà misure di sostegno e di assistenza. L’assegno una tantum per le famiglie con un reddito fino a 75 mila dollari salirà dagli attuali 600 dollari a 2.000 dollari; l’indennità aggiuntiva di disoccupazione passerà da 300 a 400 dollari alla settimana e verrà estesa da marzo a settembre; altre risorse serviranno a evitare gli sfratti e a finanziare i programmi alimentari per i poveri. «Una famiglia su sette in America non ha cibo a sufficienza - ha detto Biden - e il numero sale a una famiglia su cinque nelle comunità afroamericana e latina. Significa circa 30 milioni di adulti, più 12 milioni di bambini». Altri 400 milioni verranno destinati alla campagna di vaccinazione e a rafforzare il sistema sanitario in difficoltà con il Covid-19.
Ultimo capitolo, con ancora 400 milioni di dollari: fondi per le piccole imprese, per gli Stati e le comunità dei nativi americani. Infine l’aumento del salario minimo federale: 15 dollari all’ora. È una vecchia bandiera dei democratici.
Alla Camera il pacchetto dovrebbe passare senza problemi. Al Senato, invece, le regole prevedono che le leggi finanziarie siano approvate con una super maggioranza di 60 voti. I democratici ne hanno 50. Occorre qualche sponda tra i repubblicani.

Tratto da: Il Corriere della Sera

Foto © Imagoeconomica

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