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Festa, arte e denuncia, con i giovani di altri gruppi: Plaza Colón a Montevideo

Sotto un sole radioso, la Plaza Vidiella nel quartiere Colón di Montevideo, capitale dell'Uruguay, ha vissuto la metamorfosi. La trasformazione imposta dalla militanza dei movimenti sociali che difendono non solo la Terra (la pacha mama) ma anche le sovranità violate (saccheggiate) dai potenti interessi del capitalismo imprenditoriale e estrattivista, un flagello che non risparmia l'Uruguay. Sotto un sole radioso, nell'emblematica piazza di questa zona di Montevideo, sono stati allestiti i tavoli (e i tendoni) dove giovani e meno giovani hanno collocato opuscoli e materiale per informare il pubblico sui disastri che provocherà l’inquinante treno dell’UPM, non solo passando per il quartiere Colón ma anche in altri due luoghi non troppo distanti, all'interno di Montevideo: Sayago e Capurro. Sotto un sole radioso e avvolgente, giovani e meno giovani, a pieni polmoni e con la coscienza pura, hanno fatto del sabato pomeriggio del 24 ottobre una festa in cui artisti di diversi settori si sono espressi per richiamare l'attenzione del quartiere.

Ma il quartiere ha continuato con la sua routine e i giovani e meno giovani non si sono scoraggiati, hanno gridato le loro denunce e i loro allarmi, in mezzo al rumore del traffico intenso del viale Eugenio Garzón, come se le loro voci e le loro informazioni fossero voci che gridano nel deserto di cemento, in un emblematico punto commerciale nella zona di Colón. Ma quelle voci nel deserto non hanno gridato invano, perché la denuncia porta sempre con sé delle sorprese.

Sorprese che ci parlano dell'indifferenza di alcuni, frutto dell'astuzia di chi, promuovendo iniziative inquinanti (come la fabbrica di cellulosa UPM 2 in Uruguay) non fa altro che ingannare un popolo fornendogli informazioni di parte sulla verità dei fatti, omettendo in questo caso l'impatto reale del treno al loro servizio, in tre quartieri Montevideani. Informazioni che portano la popolazione a oziare nella pigrizia della vita quotidiana e a tenersi lontana dalle lotte, convinti (erroneamente) che i loro governanti e la comunità imprenditoriale al loro servizio cerchino e promuovano il benessere del popolo, cosa che in realtà non avviene: perché l'UPM è un atto criminale che ha addolcito gli uruguaiani, ma fortunatamente non tutti.

E precisamente chi tra noi, uruguaiani, non si è lasciato sedurre da queste imprese nefaste era lì, in Plaza Colón, insieme ai giovani del Movimento di Our Voice e ad altri combattenti di altri gruppi e movimenti della società uruguaiana, che sanno perfettamente cosa significa UPM in Uruguay e cosa significa gridare, sanno che ai potenti (e a coloro che si arricchiscono sotto la protezione di un'empia legalità) non importa nulla dei benefici per il welfare sociale e per il popolo, perché gli interessi del capitalismo vengono prima di tutto.

La Plaza Colón è stata inondata dai ritmi dei tamburi e dai suoni della tradizione della Charrúa, delle chitarre e dei canti; e dei giovani che indossavano le magliette di Our Voice; ci sono stati interventi di uomini e donne che da qualche tempo parlano, dove (e come) possono, della "malignità" del treno UPM e dell'impresa inquinante della seconda fabbrica di cellulosa finlandese in Uruguay. Musica e voci a tutto volume hanno fatto della loro presenza una denuncia forte e clamorosa, letteralmente pubblica. Uno dei moderatori è stato uno dei nostri giovani di Our Voice: Diego Grachot.

Più e più volte è stata gridata la verità: "Che la UPM 2 arriva in Uruguay con doni per tutti: un contratto firmato incostituzionalmente; un treno (che non è un treno passeggeri, come è stato proclamato) ad uso esclusivo della compagnia, con più di 1000 espropri e con conseguenze per la salute di tutti; un deterioramento delle acque a causa dei suoi scarichi e la desertificazione dei terreni a causa del modello di monocoltura dell'eucalipto".

Trascorre il pomeriggio e prosegue la festa. E quella che è una giornata di caldo soffocante si trasforma in una giornata di denuncia, con uno scopo comune tra i partecipanti e i pochi che vengono a vedere, informarsi e assaggiare cibi che vengono venduti a prezzi popolari, perché bisogna tirar sù qualche fondo, perché non si tratta di profitto né di hobby, perché quello che c'è è pura militanza. È pura coscienza. La coscienza del cittadino, che supera l'incoscienza del governo, che ha scelto di vendersi ai potenti interessi economici, con il pretesto di generare fonti di lavoro e miglioramenti nel campo degli investimenti statali. A quale prezzo? Al prezzo di perdere la sovranità e la salute di una popolazione; al prezzo di ingannare spudoratamente un paese.

Una locandina che viene distribuita dice: "Una giornata con vicini e vicine. Quale treno vogliamo nel quartiere? Con cellulosa, acido solforico e soda caustica, o con passeggeri, cereali e materiali non inquinanti". Su uno striscione gigante posto sopra la statua di Vidiella, al centro della piazza, si legge: "No al treno UPM che attraversa i nostri quartieri". Su una corda legata da un albero all'altro vengono appesi disegni e poster a sostegno della lotta contro il treno UPM.

I ritmi continuano sotto il sole splendente: i nostri giovani di Our Voice offrono la loro arte. Cantano il rap acustico "Realidad": Tati , Giorgio David e Juan Manuel. E ci sono altre canzoni. C'è l'hip hop e c'è una band punk. Giovani che denunciano le verità a modo loro e con il proprio stile. Verità che si sentono nella voce dei giovani che fanno arte senza restrizioni o bavagli. È proprio per questo e per il loro stile, che le loro voci danno fastidio. Disturbano la corrente. Disturbano l'imprenditore. Disturbano il sovrano. Disturbano il repressore.

Prende la parola una dei portavoce di Our Voice. È Fatima, che fa un proclama. Più che altro una denuncia.

"Dicono che UPM 2 viene per restare. Viene per prendere la mia casa, la tua casa e le case di tanti nostri vicini, perché oggi l'azienda finlandese ne ha bisogno per concludere i propri affari. Chi difende il nostro diritto di vivere in casa nostra? Lo Stato? Purtroppo no, lo Stato è solo la garanzia di questa società, e chiaramente noi non rientriamo in questa equazione finanziaria”.

"Dicono che UPM 2 arriva forte… arriva con la forza di un treno che è lungo molti chilometri e ha costi milionari. Costi che non erano previsti, così come non lo erano scadenze e terreni. Gli espropri calcolati si sono ora moltiplicati e più di 1.000 appezzamenti di terreno sono per l’UPM. Questo "errore di calcolo" e un ritardo di otto mesi stanno generando un debito di cui non si sa ancora chi si farà carico, o forse lo sappiamo già? Ancora una volta sarà il popolo”.

"Dicono che l’UPM porta lavoro. Ma non possiamo chiamare lavoro lo sfruttamento sessuale e la tratta di donne e ragazze. I posti di lavoro promessi dureranno per tutto il tempo necessario a costruire l'infrastruttura. E poi? Non porterà alcuna soluzione reale al problema della disoccupazione”.

"Dicono che l’UPM porta cultura. Ma è una "cultura" imprenditoriale, che invade gli spazi della nostra educazione pubblica. Un altro modo di intervenire nella nostra sovranità e nei nostri governi, a qualunque partito appartengano, è quello di venderla".

"Grazie a UPM, oggi le leggi vanno avanti! Il governo ha fatto un ottimo lavoro per far votare la Legge di Urgente Considerazione’ che, tra le tante assurdità, prevede la criminalizzazione della protesta. Un fatto gravissimo che limita i nostri diritti e le nostre libertà. Reprime la possibilità di manifestare, come è successo nel settembre dello scorso anno. Si concedono il potere di prenderci in custodia e di arrestarci se manifestiamo in uno spazio pubblico, perché l’UPM ha posto come condizione la pace sociale e sindacale".

"Sembrerebbe che cerchino di proibire quelle manifestazioni e quei blocchi stradali che sono stati fatti contro l'installazione del primo impianto e in tante altre proteste. Sembrerebbe che i nuovi decreti e le leggi repressive siano stati emanati appositamente per garantire gli interessi di un modello estrattivista".

"Così, sembrerebbe che lo Stato stia mettendo, ancora una volta, al di sopra di noi una grande industria con grandi capitali stranieri, che si sta ritirando dal proprio paese e sta venendo a colonizzare il nostro, con promesse che sappiamo non essere vere. Con nuovi specchi colorati come quelli che ci hanno portato qualche secolo fa per ingannarci".

Quindi oggi non lasciamoci ingannare, non accettiamo tutto senza discutere. Permettere alle imprese straniere di installarsi nel nostro Paese, sulla base di modelli produttivi altamente inquinanti e di grandi investimenti, che dettano ai nostri governanti cosa fare e come, che stabiliscono le condizioni e ottengono grandi profitti a spese dei loro cittadini e cittadine, è un attacco alla nostra sovranità, e dà basi più solide al modello capitalista-estrattista, che genera differenze sociali e quindi povertà ed emarginazione. Non dobbiamo essere complici”.

"No al treno merci! No alla vendita e allo sfruttamento dei terreni! Niente più contratti alle spalle della gente! Fuori UPM e il suo treno!"

Sotto il sole radioso, in Plaza Colón, non ho visto i colleghi della grande stampa a coprire l'evento; non li ho visti, semplicemente perché per le redazioni dei telegiornali e dei giornali, non c'è stato alcun intervento contro il treno UPM, in Plaza Colón. Perché non c'è interesse a dare spazio a chi va controcorrente. A chi denuncia un'impresa con una capacità di investimento della portata di UPM.

Sotto il sole radioso, in Plaza Colón, ho visto solo colleghi di media alternativi. Uno di loro proveniva dalla località balneare di Salinas. E noi eravamo lì: Antimafia Dos Mil e i comunicatori dei social network di Our Voice.

Sotto il sole radioso, in Plaza Colón, ho visto solo altri attivisti, che si sentono identificati nella lotta contro UPM e per l'ambiente. E le persone come una cosa sola, partecipando, incoraggiando. Ma non ho visto un intero quartiere abbracciare questa causa a favore della vita.

Sotto il sole radioso, in Plaza Colón, ho visto solo la denuncia: la denuncia libera, il confronto con il potere, pacifico e attraverso l'arte. L'arte dei giovani e meno giovani. L'arte di Our Voice e di altri ragazzi.

In Plaza Colón si è fatta resistenza, al grido “No al treno dell’UPM2”, con l'energia dei giovani d'oggi, traboccanti di sete di giustizia e di un mondo migliore. Le voci dei giovani, che sono la nostra voce.

Le voci, che i governanti e i potenti ignorano liberamente, perché appartengono a ragazzi che non sono loro subordinati.

Foto © Romina Torres

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