Per spiegare il rapporto tra il cardinale Angelo Becciu e la cagliaritana Cecilia Marogna, 39 anni, autoproclamata esperta di geopolitica e intelligence, bisogna spingersi in Puglia e approfondire viaggi inesplorati.
Detenuta a san Vittore, la Marogna è accusata di aver incassato "in concorso con ignoti", senza titolo, mezzo milione di euro dalla sezione amministrativa della segreteria di Stato. La Marogna è stata dipinta come "dama del cardinale", "lady Becciu".
La vulgata la indica ora amante, ora nipote del potente ex sostituto caduto in disgrazia, ma se superiamo la pruriginosa cortina fumogena, dilatata ad arte da chi ha interesse a spostare l’attenzione mediatica dai forzieri del papa, appaiono altre storie con protagonisti in ombra. Storie dove le date sono importanti.
Il primo dato emerge dalla contabilità della Logisic, humantarne dejavnosti, d.o.o., la società che la donna aveva aperto il 19 dicembre del 2018 a Lubiana, in via Dunajska 51, e che è servita per ricevere come "contributo per missione umanitaria" i soldi benedetti.
Oltre 400 mila euro in gran parte spesi in beni di lusso e non per opere di bene, mandati dalla sezione amministrativa della segreteria di Stato, che faceva capo a monsignor Perlasca e che a sua volta riferiva al sostituto dell’epoca, l’allora monsignore Angelo Becciu. Stando però alla contabilità appena mostrata in un brillante servizio dalle Iene di Davide Parenti, si evince che gli emolumenti inquisiti siano partiti dallo stesso dicembre 2018 e quindi sei mesi dopo che Becciu aveva lasciato gli uffici di palazzo Apostolico, elevato cardinale e al vertice della congregazione per i santi e i beati.
In pratica, il flusso di denaro dal vaticano alla Slovenia, alla protetta o presunta tale di Becciu, sarebbe iniziato e proseguito quando a capo dell’ufficio che sborsava non c’era Becciu ma il suo successore, uno dei religiosi oggi più vicini al papa: Edgar Pena Parra, classe 1960, venezuelano di Maracaibo, fine diplomatico.
Infatti, dal 15 agosto 2018 era già lui il nuovo sostituto in segreteria di Stato, numero tre appena un gradino sotto il segretario Pietro Parolin, braccio destro del pontefice. E quindi come mai il successore di Becciu, ha acceso semaforo verde a così tanti bonifici, se la donna era una protetta del porporato sardo, ormai allontanato, e i soldi non avevano reale motivazione, come invece sostiene la donna ora detenuta?
Per capirlo forse potrebbe venirci in aiuto uno dei primissimi viaggi che Pena Parra fece, solo qualche giorno dopo la nomina, in Puglia. Con alcuni parenti, andò per una settimana, apparentemente in vacanza, sulle spiagge infinite del Salento.
Ospite dalle suore a Lecce, tra una visita a monsignor Bruno Musarò, all’epoca prossimo nunzio in Costarica, e di monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento - santa Maria di Leuca, Pena Parra aveva cerchiato in agenda importanti incontri per capire e risolvere la storia del palazzo di Londra, partita nel 2006 e segnata da errori e opacità, che potevano esplodere da un momento all’altro.
Il venezuelano incontrò, a tavola tra portate di pesce a Punta Renas, monsignor Mauro Carlino, classe 1976, nativo di Lecce, uno dei due segretari che per quattro anni aveva servito Becciu, e che ancora non era stato rimosso. Pena Parra era consapevole di avere di fronte uno degli uomini di fiducia di Becciu ma a differenza dell’altro segretario francese, già allontanato, preferì tenere il sacerdote pugliese alle proprie dipendenze. Carlino, infatti, a differenza del collega, costituiva la memoria storica della travagliata vicenda dell’investimento immobiliare nella capitale inglese.
Oltre a Carlino, in quei giorni febbrili Pena Parra incontrò diversi personaggi in affari con il vaticano, informati della vicenda di Londra o addirittura parte in causa. Pensare che Carlino facesse passare gli esborsi alla Marogna, all’insaputa di Pena Parra non regge.
Quando il venezuelano si liberò dell’ex segretario di Becciu, trasferito il 31 luglio 2019 all’ufficio informazioni di palazzo Apostolico, i bonifici alla Marogna continuarono anche dopo che nei sacri palazzi emerse l’indagine sul palazzo di Londra e sullo stesso Carlino.
Insomma, o i rapporti della donna in vaticano potevano essere più strutturati di quanto finora emerso o Becciu godeva di una significativa influenza sull’ufficio di Pena
Parra, al punto da poterne condizionare i pagamenti fasulli. O, peggio ancora, ha ragione Becciu quando lamenta di essere vittima di una truffa della donna.
L’ultima ipotesi è che le società della Marogna fossero solo una stazione di transito di somme destinate ad altri. Forse per questo la professionista sviluppava la propria rete di relazioni.
Voleva supportare la figura di mediatrice in crisi internazionali, coprire i trasferimenti, trattenendo poi somme per la propria mediazione.
Dal 2017 la Marogna mosse i passi in ambienti scivolosi, da soggetti periferici ai servizi fino a faccendieri quantomeno discussi, come Flavio Carboni e Francesco Pazienza. Secondo alcune conversazioni telefoniche, la Marogna chiedeva a Pazienza contatti con 007 in sud e centro America, ricevendo risposte evasive.
Del resto, ogni medaglia presenta due facce. Da una parte la necessità del vaticano a tutelare il cristianesimo nel mondo, evitare quindi stragi, omicidi e rapimenti di missionari e fedeli. Dall’altra, la preziosa dote della santa sede: la capillarità della rete cattolica sul pianeta - in ogni angolo sperduto del mondo si incontra un sacerdote - che garantisce un’ottima penetrazione informativa ovunque.
Anche perché, come recita il vecchio adagio, "ogni confessionale è una spia" e quindi ogni prete raccoglie o può raccogliere confidenze e segreti, il pane quotidiano di chi vive in quei mondi. In mezzo, un sottoscala dove tra millanterie e verosimiglianze vive un mondo pronto a tutto, tranne che servire il vangelo.
Tratto da: La Stampa
I misteri di lady Becciu e un fiume di soldi spariti
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- Gianluigi Nuzzi