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Sara Cunial, Riccardo Rocchesso, Fabio Frabetti, Marcello Pamio e Margherita Furlan intervengono in conferenza stampa alla Camera dei deputati

“Il suddito ideale di un regime totalitario è l’individuo che non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione”

Le restrizioni sono divenute gergo quanto mai comune nella società civile che, per la prima volta ai tempi della globalizzazione, sperimenta una pandemia mondiale massivamente diffusa: mascherine, ridotta libertà di movimento, distanziamento e nuove fosche previsioni future alimentate dalla stampa mainstream.
Un allarmismo diffuso, che ha ormai contagiato una gran fetta della popolazione, sta tuttavia portando in secondo piano una restrizione ben più grave e fondamentale: quella nei confronti dell’informazione.
Il 6 ottobre si è tenuta una conferenza stampa alla camera dei deputati sul tema della censura nei confronti del giornalismo indipendente:



Tra i partecipanti la deputata e dottoressa Sara Cunial, la giornalista e fondatrice della “Casa Del Sole” Margherita Furlan, il redattore e co-fondatore della testata "La Nuova Padania" Riccardo Rocchesso, il presentatore di Radio Gamma 5 ed autore di Disinformazione.it, Marcello Pamio ed il fondatore di Border Nights e presentatore di Vero Giornale, Fabio Frabetti.

Nel presentare il dibattito Rochesso ha ricordato l’articolo 21 della Costituzione:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”
Può ancora coesistere questo articolo con l’attuale situazione in Italia?
Con il pretesto dell’emergenza Coronavirus l’intolleranza per la libertà di opinione e informazione ha raggiunto preoccupanti livelli di guardia: i “professionisti dell’informazione”, ovvero organi controllati da Governo, Agcom e Rai hanno aperto una sistematica caccia alla “fake news” caratterizzata da esposti alla magistratura per rimuovere contenuti legittimi e l’esborso di cospicue cifre per promuovere l’informazione ufficiale dei media mainstream, demonizzando l’informazione indipendente in modalità assolutamente incompatibili coi requisiti minimi di una qualsiasi democrazia. Ha proseguito Rochesso:
“Mentre alcune pagine venivano progressivamente oscurate, altre invece di alcune influencer, perfettamente in sintonia con le linee governative, prendevano spazio nei social. Venivano spinte sulle le bacheche dei cittadini per dare la verità ufficiale…. Alcuni canali web e giornali sono diventati troppo scomodi in tempo di lockdown, l’Italia è al 41 esimo posto mondiale nella libertà di stampa, prima dell’emergenza coronavirus, a che punto saremo oggi?“.
In merito alle tipologie di censura oggi utilizzate Rochesso ha proseguito menzionando lo Shadow Ban, che consiste nel togliere la visibilità a certe pagine e fare in modo che solo pochissimi utenti possano accedere ai contenuti.
Nel successivo intervento Fabio Frabetti ha posto attenzione sull’importanza dell’acquisizione di una nuova consapevolezza su cosa sia il giornalismo, spesso associato ad un carrierismo per ottenere un successo personale, quando nella sua vera forma rappresenta oggi un sacrificio, una missione per la verità:
“Il giornalismo indipendente è l’unica strada da seguire, non solo perché nel mainstream non puoi raccontare ciò che vorresti, ma anche perché vieni sfruttato. Non può essere solo una strada per sopravvivere, ma anche una bandiera e una missione. Bisogna pensare a strade indipendenti che il pubblico ha iniziato a premiare”.

Il Monopolio dell’informazione
Marcello Pamio, prendendo parola ha fatto menzione di come il monopolio dell’informazione in Italia sia in mano a pochissimi gruppi:
“Ci sono 3 gruppi privati che gestiscono l’intera informazione nazionale e l’intero intrattenimento... Uno dei primi è il Cairo Editore che controlla il Corriere, la Tv La sette, ben 55 pubblicazioni tra periodici e quotidiani. Il gruppo Jedi della famiglia Elkann-Agnelli controlla tutto il gruppo Espresso e Repubblica e gestisce 29 tra periodici e quotidiani. L’ultimo è Berlusconi, primo editore radiofonico con ben 4 radio, secondo gruppo televisivo in Italia e tra i maggiori editori di settimanali”.
A livello mondiale la situazione non è certamente più rosea:
“Il vero potere oggi è in mano di gruppi che si ritrovano al World Economic Forum, Bielderberg dove vengono decise le linee guide future del fondo monetario internazionale e Banca Mondiale, organizzazione mondiale del commercio ed organizzazione mondiale della sanità... Oggi solo 6 gruppi a livello mondiale controllano 1100 riviste, 1500 giornali e televisioni, 2400 case editrici e 9000 radio. Un giornalista che lavora per questi big è libero di scrivere quello che vuole? Assolutamente no”.
Emerge inoltre sempre più chiaramente il carattere politico dei mezzi di informazione mainstream:
“Un tempo i giornalisti erano il quarto potere che doveva controllare i primi 3: esecutivo, legislativo, giudiziario. Oggi sono diventati zerbini pagati dal sistema… Avviene un utilizzo politico dei mezzi di comunicazione. I media vengono usati per demolire un movimento: No Vax, No Mask, Negazionisti. Etichette create ad arte per creare divisioni, demolendo ciò che loro vogliono demolire”.
Questa distorsione perversa dell’informazione veicolata attraverso i canali ufficiali è emersa in modo dirompente durante l’emergenza Covid. Pamio nel suo intervento ha infatti spiegato che in tempi di Fake News notizie palesemente false non vengono messe in discussione e gli viene addirittura dato il simbolo della ufficialità.

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La guerra dei padroni universali nel web

L’ultima voce del dibattito è stata quella della fondatrice del portale d’informazione online La Casa del Sole tv, Margherita Furlan che ha aperto l’intervento ricordando il rapporto di forze oggi esistente tra dominatori e dominati:
“Sappiamo che la libertà quella vera non potremo mai averla perché non ci possiamo dimenticare che i padroni universali esistono davvero e che in quanto dotati di un potere immenso, probabilmente senza precedenti nella storia umana devono avere delle idee corrispondenti alle dimensioni del loro potere, comunque plasmate dalle esigenze che il loro stesso potere impone loro. La cosiddetta contro-informazione, l’informazione alternativa non dispone delle dimensioni del loro potere”.
Il web, considerato da molti un nuovo spazio di libertà e divulgazione svincolato dal potere si è trasformato nel campo di battaglia più importante per veicolare il pensiero dell’opinione pubblica secondo i fini dei vari gruppi di potere:
“Non è la zona franca e pacifica che molti vagheggiano. Ne parla il quotidiano israeliano Haarez: l’articolo descrive qual è la risposta alla contro-informazione. A questa classe dispersa i militari rispondono con una sorta di invasione molecolare della rete da parte di solerti agenti delle pubbliche relazioni, il cui obbiettivo è costruire una falsa opinione pubblica che giustifichi gli atti governativi, soprattutto quelli più controversi. Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano il ministro dell’immigrazione ha provveduto ad arruolare un esercito di blogger in Israele che possa rappresentare il paese sui blog antisionisti in lingua inglese, francese, spagnola e tedesca. Stando ai dati forniti dal ministero ad Haarez più di un milione di cittadini bilingue è oggetto di un reclutamento atto a mobilitare volontari contro i siti web considerati problematici… Più di un milione di potenziali reclute, una riserva che molti eserciti si sognerebbero... Già nell’aprile del 2008 il pentagono aveva rivelato l’espansione delle sue operazioni di informazione anche sulla rete: erano stati creati siti nuovi di zecca per esplorare le notizie internazionali, appositamente progettati per avere un aspetto indipendente ed imparziale, in realtà perfetti per replicare il mito dell’obbiettività anglosassone … Questi siti tanto buoni, neutri e politicamente corretti fungono da megafoni per la propaganda militare... Persino il New York Times ha smascherato alcuni agenti privati, un gruppo di ex ufficiali in pensione che spacciandosi per analisti militari indipendenti prestavano servizio presso i maggiori Network americani con l’incarico di promuovere gli interessi del Pentagono e generare una copertura positiva sulle notizie dell’amministrazione. Un’infinita sequela di bugie, di menzogne, ma anche una simbiosi che ha spazzato via la distanza tra governo e giornalismo in qualunque paese”.

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Julian Assange © Jack Taylor/Getty Images


Il caso di Julian Assange
Concludendo Margherita ha ricordato l’importanza della vicenda di Julian Assange, falsamente accusato, come ricordiamo, di spionaggio per la pubblicazione di “documenti classificati”, in particolare i “registri di guerra” in Iraq e in Afghanistan, attraverso i quali sono venuti alla luce giganteschi crimini commessi dalle truppe Usa, insieme ad altre forme di criminalità e di corruzione. 117 medici, psicologi hanno pubblicato sulla rivista Lancet un appello nel quale denunciano la sua precaria condizione di prigionia, associabile a forti torture psicologiche.
“Julian Assange per noi deve essere un simbolo, una bandiera, un invito alla riscossa, al risveglio prima che sia troppo tardi, perché se va in porto il progetto di distruggerlo vuol dire che noi tutti siamo in pericolo: saremo imbavagliati, costretti a difenderci, oscurati, minacciati, impossibilitati ad avere notizia affidabili per capire cosa succede a casa nostra e nel mondo intero. E questo non è il futuro per quanto prevedibile possa essere, è già il presente. Il silenzio sul processo di Julian Assange è la prova provata di come la censura può agire non solo raccontando menzogne, bugie, ma tacendo ciò che per i padroni universali non deve essere noto”.

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