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di Sebastiano Ardita

Willy è morto da appena tre settimane. È doloroso apprendere, dalle prime notizie dell’autopsia, che il ragazzo abbia subito lesioni organiche di una gravità inaudita.
Gli organi interni, compreso il cuore risultano spappolati: “E' morto per le molteplici emorragie interne: polmoni, pancreas, milza, aorta toracica e una lesione di sette centimetri al cuore”, provocate da una infinità di calci al volto, alla testa, al torace.
Queste lesioni non sembrerebbero compatibili con un pestaggio a mani nude - come appare invece certo - tanto che “una tale violenza nei colpi che hanno portato alla morte del ragazzo sia tale da non escludere la possibilità teorica... dell’uso di bastoni, spranghe o altro" durante il pestaggio.
Le indagini diranno chi è responsabile di cosa e ciascuno di noi si augura che sia fatta piena luce sulle responsabilità. Ma intanto è importante che il fatto della sua morte non venga dimenticato, che il suo sacrificio non passi nel nulla.
Per ora ci basta questo per riconoscere il suo coraggio. Le circostanze dolorose della crudeltà che ha subito fanno ancor di più di questo giovane un martire per la giustizia: uno che si è fatto massacrare per difendere un amico, mentre altri si voltavano dall’altra parte di fronte ad un pericolo.
(27-09-2020)

Tratto da: facebook.com

Foto © Imagoeconomica

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