di Claudio Rojas
La rivolta dell'ottobre 2019 ha manifestato forme diverse di fare memoria in relazione con Allende e l'Unità Popolare. I muri delle strade di diverse città del Cile sono state tappezzate da frasi che si riferivano a quel periodo. Quei mille giorni non venivano più ricordati sottovoce, ma impresse orgogliosamente nei graffiti nel centro nevralgico di Santiago e di altre città del paese: "Allende, vive", "Vinceremo", "I grandi viali sono aperti" o "La storia è nostra e la fanno i popoli".
Frammenti di memorie ribelli, persistenti e rivendicazioni di un periodo che, per anni, si è cercato ufficialmente di analizzare con uno sguardo critico e auto-flagellante. Quella memoria insurrezionista, che rischiava di essere schiacciata da una transizione in "qualche modo" imposta e concordata dal 1989 per assicurare l'attuale modello neoliberale, sembra avere fatto emergere nuove forme di espressione nell'arte di strada, nelle espressioni popolari di protesta e negli slogan che si sono rivelate emblematiche di questa recente rivolta sociale.
A 50 anni dalla elezione di Allende e dal trionfo dell'Unità Popolare, le sue parole, i suoi discorsi, idee e perfino le proposte programmatiche di trasformazione sociale di quel periodo, sono state ascoltate nuovamente. Alcuni partiti di sinistra e altri settori non militanti hanno manifestato in strada esibendo alcune di quelle tesi popolari, di fronte al fallimento di una transizione che non è riuscita a ristabilire la democrazia all’insegna della giustizia e dell'uguaglianza, e che ha rafforzato un regime politico ristretto e neoliberista che ha incentivato le disuguaglianze sociali e economiche.
Salvatore Allende vive nella coscienza del Cile e dei cileni, perché il suo pensiero e operato sono sia una sfida che un’eredità. Riformista o rivoluzionario? Determinato o esitante? Realista o temerario? Prudente o audace? Parlamentare dalle idee rivoluzionarie, attivista, agitatore sociale, pedagogo popolare o leader di un progetto rivoluzionario? Negli ultimi cinquanta anni Allende è stato oggetto di attenta analisi.
Il lascito di Allende ha avuto una vita difficile. Fin dall’inizio, la dittatura ha cercato di sterminare i suoi eredi, ha messo in atto un'odiosa campagna contro la memoria di Allende e ha voluto trasformare il suo governo in sinonimo di arbitrarietà, fallimento economico, povertà, disordine e illegalità. L'Unità Popolare è stata presentata come un progetto mostruoso.
Nel 2008, quando ricorreva il centenario della nascita di Allende, in alcuni atti commemorativi sono stati messi in luce i suoi tratti di sognatore, di uomo ben intenzionato, leale, coraggioso. C'era un messaggio sottointeso che pochi osavano esprimere in modo esplicito: forse era stato poco realista, forse era stato vittima del vortice di un'epoca travagliata, scenario di progetti rivoluzionari insensati che alimentavano aspettative impossibili da raggiungere.
Il passato non è un progetto ed è un grosso errore pretendere di farne un modello del futuro. Il futuro deve essere inventato con audacia e rischio. C'è però una nostalgia che oggi bisogna rivendicare: il ricordo di un'azione politica che non rinuncia a guardare all’orizzonte e che possiede il coraggio necessario per voler cambiare una società così ingiusta come quella cilena. Per tale motivo i dibattiti su cosa significò l'Unità Popolare, quali fossero le reali possibilità di vittoria e come ha lavorato il suo governo, rimarranno aperti, come accade con le complesse vicende storiche che lasciano il segno nella memoria collettiva.
È un fatto storico in cui ci sono chiavi per spiegare l'ultimo mezzo secolo cileno e dell'America Latina e anche per immaginare il futuro.
* dal Cile
Discorso del 4 Settembre 1970 quando fu eletto Presidente per volontà popolare:
Altri discorsi:
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