di Karim El Sadi - Video
La polizia colpisce nuovamente la comunità afroamericana
Due filmati incastrano gli agenti come nel caso George Floyd
Se da un lato le manifestazioni e i tafferugli degli scorsi mesi sono andati via via scemando con il passare del tempo, dall’altro, però, la violenza della polizia contro la popolazione afroamericana negli Stati Uniti non ha mai smesso di essere esercitata. Nuovi video circolati in rete nelle ultime 48 ore mostrano chiaramente come i soprusi della polizia statunitense non sono affatto cessati, nonostante le proteste della società civile, dei media, e della politica (inclusa quella più conservatrice e storicamente vicina ai movimenti radicali ultra-cattolici), seguite al caso George Floyd.
Negli ultimi due giorni infatti in America è stato versato altro sangue. Ieri Trayford Pellerin, afroamericano di 31 anni, si stava recando armato di coltello dentro a un negozio a Lafayette, cittadina della Louisiana. I poliziotti hanno iniziato subito a tallonarlo intimandolo di non entrare nel locale. L’uomo non si è curato dei richiami dei poliziotti e ha tentato di entrare comunque. Dal filmato girato dalla diciottenne Rikasha Montgomery non si denota, oggettivamente, una situazione fuori controllo ma gli agenti hanno deciso lo stesso, dopo l’ennesimo richiamo, di aprire il fuoco contro Pellerin che è caduto a terra. 11 i colpi esplosi dai poliziotti. Per Trayford non c’è stato nulla da fare, è morto sul colpo.
La madre di Trayford ha dichiarato che suo figlio era “intelligente, timido e che era in cura per una forma di fobia sociale”. Una condizione di disordine mentale che procura ansia, paura. Il Dipartimento di Polizia ha diffuso una sommaria versione dei fatti. Pellerin girava armato e aveva appena spaventato i clienti di un altro market nelle vicinanze.
Gli agenti hanno provato a immobilizzarlo con petardi stordenti, senza riuscirci. Ma le autorità non hanno spiegato perché fosse necessario colpire “il sospetto” con undici pallottole, quando, per esempio, poteva essere sufficiente sparare alle gambe per arrestarlo. I tiratori erano talmente vicini che avrebbero potuto prendere tranquillamente la mira e centrare parti del corpo non vitali. Perché gli agenti, dunque, non hanno optato per questa soluzione? La stessa domanda potrebbe essere fatta per i colleghi che ieri sera a Kenosha (Wisconsin) hanno sparato più volte alla schiena di Jacob Blake, afroamericano 29enne, davanti agli occhi di moglie e figli. Dopo una lite del vicinato con gli agenti l’uomo si stava recando nella sua auto quando dopo vari richiami a neanche un metro di distanza un agente ha deciso di aprire il fuoco. Anche questa scena è stata ripresa dalle telecamere dei telefonini dei passanti. Il dipartimento di Giustizia del Wisconsin ha aperto un'inchiesta sulla sparatoria. L’uomo è in condizioni gravi ed è stato trasportato in ospedale in elicottero. "Mentre non abbiamo ancora tutti i dettagli, quello di cui siamo certi è che non è il primo afroamericano che è stato sparato, ferito o ucciso senza pietà da individui delle forze di sicurezza nel nostro stato o nel nostro Paese", ha detto il governatore Evers. "Siamo al fianco di quelli che hanno chiesto e continuano a chiedere giustizia, equità per le vite dei neri in questo Paese", ha aggiunto il democratico. Qualche ora dopo la sparatoria, una folla di dimostranti si è riunita sulla strada dove è avvenuta. Il numero di manifestanti aumenta di ora in ora e “le autorità del Wisconsin hanno dichiarato il coprifuoco nella città di Kenosha”. I due poliziotti, da quanto comunicato dal dipartimento di Giustizia dello Stato, "sono stati messi in congedo amministrativo”.
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