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bolek helin interna da pressenza comdi Jean Georges Almendras - Video
La cantante turca morta dopo uno sciopero della fame di 288 giorni come protesta

A darmi la notizia della morte di Helin Bolek è stato Matías Guffanti, coordinatore del Movimento di giovani Our Voice, che si è indubbiamente sentito colpito dalla tragica notizia proveniente dalla Turchia, ragione per cui me l'ha voluta subito riferire per diffonderla.
Aveva ragione il mio caro amico Matías. Apprendere di questo fatto non solo ha provocato in me una decisa repulsione, ma anche la volontà di divulgarlo, di far conoscere al mondo artistico e non, che quando muore un artista, muore un pezzo di ogni artista del pianeta. Muore anche una parte della vita del pianeta, perché l'artista e specialmente il musicista ed il cantante, fanno parte dell'anima della madre terra e sono il grido unanime di un'umanità che non cessa di reclamare giustizia contro la barbarie commessa in questi tempi dall'uomo, dai seggi del potere. Specialmente del potere accecato dagli autoritarismi della casta militare, dal sistema politico travestito da democrazia e da coloro che hanno nelle loro mani le finanze dal mondo che comprendono istituzioni multinazionali, banchieri, organizzazioni del settore finanziario e del crimine organizzato.
Helin Bolek era una cantante e attivista di 28 anni, appena due anni in più di Matías Guffanti, entrambi della stessa generazione e con gli stessi sogni di vivere in un mondo migliore, ma lei ha avuto la parte peggiore: la sua vita si è interrotta mentre effettuava un lungo sciopero della fame, come misura estrema di protesta.
Helin Bolek denunciava la proibizione da parte del governo turco dei concerti della sua band, Grup Yorum; un divieto per il messaggio socialista delle sue canzoni. Lei era la solista del gruppo. Cantando, dava voce ad un messaggio di idee di libertà e di giustizia.
L'attivista effettuava uno sciopero della fame come forma di protesta contro la persecuzione politica nel suo paese e contro la proibizione imposta dal Governo alla sua band, impedendole di tenere concerti perchè li considerava un gruppo sovversivo. Un'arte rivoluzionaria.
Al divieto, Helin Bolex ebbe una sola risposta: la protesta facendo ricorso allo sciopero della fame, assieme ad un altro membro della band: Ibrahim Gorcek.
Entrambi gli artisti hanno affrontato coraggiosamente il potere, non solo con le loro canzoni, le loro uniche armi, le armi degli artisti che sono più letali delle armi da fuoco, e lo abbiamo visto nella storia dell'umanità, in luoghi diversi e in varie circostanze, ma anche con una lotta che hanno portato avanti con una forza estrema: lo sciopero della fame. Entrambi gli artisti richiedevano anche la liberazione dei prigionieri politici e la fine delle retate contro i loro centri culturali.
"Non erano richieste così difficili da soddisfare. Il fascismo del partito Giustizia e Sviluppo ha provocato la sua morte" hanno dichiarato i portavoce della band sul loro account di Twitter, riferendosi direttamente alla formazione politica del presidente del paese, Recep Tayyip Erdogan.



Sapere che Helin Bolek effettuava da 288 giorni lo sciopero della fame mi ha scosso profondamente, come sicuramente ha scosso il mio amico Guffanti e tutti i giovani del Movimiento Our Voice che hanno fatto dell'arte lo strumento della loro lotta.
Helin Bolek ha sicuramente sofferto molto. Al momento della sua morte era pelle e ossa, come lo è ora Gorcek, che l’ha accompagnata nello sciopero della fame e che ha diffuso pubblicamente un video dove denuncia duramente il Governo: “Avete ucciso una ragazza di 28 anni”. Le sue parole hanno fatto subito il giro della regione e del mondo, così come la sua immagine sofferente per la privazione volontaria di cibo. Non è escluso che possa seguire la stessa sorte di Helin Bolek. Sono circa 300 giorni che è in sciopero della fame.
Tutto ciò fa male e mi suscita uno stato di indignazione e di ribellione che difficilmente posso descrivere. Ibrahim Gorcek e Helin Bolek sono riusciti a sopportare gli effetti dello sciopero della fame per oltre 200 giorni. Ed è per questo che la mia tristezza e la mia impotenza per l’accaduto devono trasformarsi in forza e energia, per rispetto nei loro confronti, affinché la loro lotta abbia il suo senso naturale: fare conoscere al mondo che l'evidente imposizione criminale di un governo sia sotto gli occhi del popolo turco che sotto gli occhi della comunità internazionale che dovrebbe protestare energicamente, per la tragica fine della cantante e attivista.
Gli assassini di Helin Bolek, perché non c'è dubbio che i membri del Governo turco sono letteralmente i suoi assassini, sostengono che Grup Yorum (gruppo musicale turco), è legato al Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo, che le autorità della Turchia ritengono un'organizzazione terroristica.
Grup Yorum, fondato da quattro amici nel 1985, è diventato popolare in Turchia negli anni '90, per i loro temi rivoluzionari, coniugando melodie tradizionali curde e turche con testi dedicati alla lotta contro la gentrificazione, le politiche di Ankara e le tragedie, come il disastro minerario che uccise 300 lavoratori.
I membri del Grup Yorum, nel 2017 hanno pubblicato l'album "Lotta ad ogni costo” (Ille Kavga), la cui copertina mostrava gli strumenti musicali distrutti dalla polizia in una retata repressiva dell'anno precedente.
Negli anni settanta, in Cile, durante il colpo di stato fascista di Pinochet, il cantautore Víctor Jara fu un altro martire dell'autoritarismo. Un artista torturato dai soldati che lo hanno picchiato, schiacciandogli le mani con il calcio dei fucili e poi ucciso sparandogli.
Circostante e persone diverse con uno stesso destino: la morte per la loro lotta per la libertà, ma che avevano anche il comune denominatore dell'arte, della musica e del canto come espressione di protesta. Le armi più temute dai dittatori, dai criminali del potere e dal fascismo mascherato da democrazia.
La morte di Helin Bolek ha colpito il mio amico Matías, come ha colpito anche tutti i giovani di Our Voice, perché la sua morte dopo tanta sofferenza da attivista, esercitando il diritto alla libera protesta, è in sostanza un attentato terroristico contro l'arte. Un atto terroristico da parte di coloro che l'hanno costretta a compiere uno sciopero della fame.
Lo sciopero della fame è stato un gesto di libertà, un'opzione, portata avanti coraggiosamente da Helin Bolek, come metodo di una lotta di tutti i tempi e la sua morte è stata un crimine dei fascisti turchi. Li riteniamo responsabili della morte di Helim, così come riteniamo la dittatura militare pinochetista responsabile della morte di Víctor Jara; e la dittatura del nazifascista di Sebastián Piñera responsabile della morte e delle torture inflitte ai giovani cileni durante le manifestazioni degli ultimi mesi.
Da questo continente, rendiamo omaggio a Helin Bolek e faremo in modo che la sua lotta perduri nel tempo, perché è stata, ed è, anche nostra.

Foto di copertina: pressenza.com

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